NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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lunedì 20 maggio 2019

Contro i sacrifici umani

C’è chi si dice cristiano e pretende di decretare la morte per mare dei profughi. Veri e propri sacrifici umani auspicati da sedicenti cristiani che calunniano il Cristo del Nuovo Testamento.   

Odiosa è la sapienza  di chi infama gli dèi
Cfr. Pindaro, Olimpica IX,  37-38: to; loidorh`sai qeou;~ ejcqra; sofiva, ingiuriare gli dèi è odiosa sapienza.
Nell’Eracle di Euripide il figlio di Alcmena dice di non credere ai miti che raccontano gli adultèri degli dèi. Il dio, se è veramente dio, non ha bisogno di nulla (1341 ss.) e questi sono miserabili racconti di aedi.

Nell’Ifigenia tra i Tauri , la protagonista rifiuta la credenza che Artemide gradisca i sacrifici umani. Non è possibile che Leto, la compagna di Zeus abbia partorito tanta stupidità (tosauvthn ajmaqivan, 387). Giudico non credibili (a[pista krivnw) anche i conviti di Tantalo[1] agli dèi, che questi abbiano goduto del pasto del figlio, e ritengo che la gente di qui, una razza  assassina di uomini, attribuisca alla dea la loro malvagità (to; fau`lon, 390).
Infatti credo che nessuno tra i numi sia cattivo ( oujdevna ga;r oi\mai daimovnwn ei\nai kakovn, v.392).

Cfr. Seneca Ep. 95, 49: “Quae causa est dis bene faciendi? Natura. Errat si quis illos[2] putat nocere nolle: non possunt”.

Buoni sono gli dèi e noi uomini dovremmo essere simili a loro

Espressioni di umanesimo, di amore per l’umanità
Simile a quella degli dèi dovrebbe essere la natura degli uomini: “membra sumus corporis magni. Natura nos cognatos edidit, cum ex isdem in eădem gigneret; haec nobis amorem indidit mutuum et sociabiles fecit. Illa aequum iustumque composuit; ex illius constitutione miserius est nocere quam laedi, ex illius imperio paratae sint iuvandis manus. Ille versus et in pectore et in ore sit:
Homo sum, humani nihil a me alienum puto
Ita habeamus: in comune nati sumus. Societas nostra lapidum fornicationi simillima-a una volta di pietre- est, quae, casura nisi in vicem obstarent, hoc ipso sustinetur (Seneca, Ep. 95, 52-53)
Il verso citato è il 77 dell’Heautontimorumenos di Terenzio.

Si possono ricordare in questa categoria umanistica anche il v. 523 dell’Antigone:" ou[toi sunevcqein ajlla; sumfilei'n e[fun", (v. 523), certamente non sono nata per condividere l'odio, ma l'amore. "Esiste un umanesimo greco, al quale dobbiamo opere come l'Antigone  di Sofocle, una delle più alte tragedie ispirate a quest'atteggiamento; in essa, Antigone rappresenta l'umanesimo e Creonte le leggi disumane che sono opera dell'uomo"[3]. Quindi il v. 567 dell’Edipo a Colono di Sofocle ("e[xoid  j ajnh;r w[n", so di essere un uomo.

 Poi  Socrate che nel Gorgia 509c dice a Callicle: “essendoci due mali, il commettere ingiustizia e il subirla, noi diciamo che maggior male  è commetterla, minore subirla (duoi`n ou\n o{ntoin, tou` ajdikei`n te kai; ajdikei`sqai, mei`zon mevn famen kako;n to; ajdikei`n , e[latton de; to; ajdikei`sqai.  



[1] Cfr. Pindaro, Olimpica I, 35-53.
[2] Gli dèi
[3]E. Fromm, La disobbedienza e altri saggi , p. 63.

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