Nel
prologo dell’Ecuba di
Euripide, al verso 60, entra in scena la vecchia regina che in questo dramma,
come nelle Troiane di
Euripide e in quelle di Seneca, costituisce l’unità del dramma. Il suo dolore è
universale, raccoglie le sofferenze di tutti, soffre per tutti
Altri
nodi di dolore
Cfr. Edipo re di Sofocle (vv.93 - 94): "Parla
a tutti. Di questi infatti io porto il dolore/più che per la mia vita".
Simile nodo di dolore è di nuovo
Ecuba nelle Troiane di Seneca dove la desolata vecchia dice
al nuntius incerto se debba dare le orrende notizie di nuove
uccisioni prima a lei o alla vedova di Ettore:" quoscumque luctus
fleveris, flebis meos:/ sua quemque tantum, me omnium clades
premit;/mihi cuncta pereunt: quisquis est Hecubae est miser "
(vv. 1061 - 1062), qualunque lutto piangerai, piangerai il mio: la propria
rovina schiaccia ciascuno soltanto, me quella di tutti; tutti gli affetti miei
sono morti; chiunque è un caro di Ecuba è infelice!
Nel Riccardo III di
Shakespeare la duchessa di York, madre di Riccardo, Edoardo IV e Clarence,
quando viene a sapere della morte di Edoardo e di Clarence, replica al lamento
dei figli di Clarence e della vedova del re dicendo: “Alas, I am the mother
of these griefes - gravis: - Their woes are parcell’d, mine is general” (Riccardo III, II,
2), ahimé, io sono la madre di questi lutti: i loro dolori sono suddivisi, il
mio li comprende tutti.
Questi
autori mi hanno insegnato vedere e compiangere le sofferenze dei vinti. Quando
ero bambino mi dicevano che le bombe atomiche sui Giapponesi avevano salvato
tante vite umane come se quelle degli sconfitti non lo fossero. I crimini
secondo questa solita propaganda dei vincitori, già presente in Polibio, li
avevano commessi solo coloro che la guerra l'avevano persa. Con il tempo ho
imparato a compatire tutti quanti soffrono, a patire con tutte le vittime.
Ieri
ho visto un film splendido Red Joan. Racconta
di una studentessa di Cambridge, una ragazza carina e intelligente che,
diventata una fisica di valore al corrente dei segreti relativi alla
preparazione della bomba atomica, nel vedere in alcuni filmati i massacri di
Hiroshima e Nagasaki, al sentire di centinaia di migliaia di morti, inorridisce
e si adopera per fare giungere ai Sovietici gli arcana dell’orrendo
ordigno. Questa giovane donna verrà scoperta molti anni dopo, divenuta una
signora ultraottantacinquenne, e non si dirà pentita ma rivendicherà il suo
gesto con coraggio, con logica e con senso delle giuste proporzioni, dicendo
che era necessario un deterrente che controbilanciasse la supremazia
statunitense affinché gli Americani non ripetessero simili genocidi.
Difatti
da allora altre bombe atomiche non sono state sganciate sugli umani.
Pregevole
il film ottime le attrici, la giovane e la vecchia.
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