NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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mercoledì 15 maggio 2024

Pindaro Olimpica I. Traduzione e commento. Prima parte


 

Il 27 maggio nella biblioteca Ginzburg di Bologna parlerò del mito nella letteratura, nella storia e nello sport.

 

Per quanto riguarda lo sport commenterò l’ Olimpica I di Pindaro.

commento  

 

Ora vediamo per intero l'Olimpica I  tradotta parola per parola, fin dove è possibile con gli epinici dell'immaginifico poeta tebano.

Fu scritta nel 476 per  la vittoria di Ierone I signore di Siracusa con il cavallo Ferenico, mentre Terone tiranno di Agrigento vinse la gara più prestigiosa delle quadrighe e venne celebrato con la II e la III Olimpica .

 

"Ottima è l'acqua (a[riston me;n u{dwr) e l'oro ardendo come

fuoco splende nella notte al di sopra di ogni superba ricchezza;

il valore estetico prevale su quello economico

e se tu vuoi dare voce

alle gare, cuore mio,

smetti di cercare  un altro 5

astro più caldo del sole, che brilla

di giorno nell'etere deserto,

di giorno il sole con la sua luce nasconde tutte le altre presenti nel cielo le quali del resto non bastano a illuminare la notte: “eij mh; h{lio~ h\n, e[neka tw`n a[llwn a[strwn eujfrovnh a]n h\n-(Eraclito, fr. 44, Diano)   se non ci fosse il sole, a stare alle altre stelle sarebbe notte    

e non cantiamo un agone più prestante-ajgw`na fevrteron- di Olimpia:

da dove l'inno pieno di gloria si lancia intorno

alle menti dei poeti- ajmfibavlletai sofw`n mhtivessi- , così che celebrano

il figlio di Crono, giunti al ricco 10

e felice focolare di Ierone,

 

che tiene il giusto scettro nella Sicilia- ejn polumavlw Sikelia/

ferace di frutti mietendo le cime da tutte le virtù- drevpwn me;n-korufs;~ ajreta`n a[po pasa`n-

e risplende anche

nel fiore dei canti 15

quali sono i carmi che componiamo per diletto-paivzomen-, noi uomini

spesso intorno alla mensa ospitale. Avanti, stacca

dal piolo la dorica cetra (dwrivan fovrmigga), 18

se in qualche modo anche a te la gloria di Pisa e di Ferenìco

ha posto la mente sotto pensieri dolcissimi,

quando lungo l'Alfeo si lanciò con20

 il corpo senza sproni nella corsa,

e unì il suo padrone alla vittoria,

kravtei de; prosevmeixe despovtan- il potere  vero di Ierone II che regnò su Siracusa dal 479 al 466  è quello della vittoria olimpica

 

il re siracusano

che si allieta dei cavalli; e brilla la sua gloria

nella colonia ricca di prodi del lidio Pelope

del quale si innamorò lo scuotiterra di grande forza 25

Poseidone, quando Cloto lo tirò fuori

dal puro lebète,

ornato di avorio il fulgido omero.

Certo sono molti i portenti, e in qualche modo, credo, anche le favole (mu'qoi),

diceria dei mortali oltre la verità- brotw`n favti~ -uJpe;r to;n ajlaqh` lovgon-

intarsiate di iridescenti bugie (dedaidalmevnoi yeuvdesi poikivloi~),

traggono in ingannoejxapatw`nti-

Gorgia di Leontini (490 ca-385ca a. C.) aveva detto che la tragedia crea un inganno nel quale chi inganna è più giusto di chi non inganna, e chi è ingannato è più saggio di chi non è ingannato: “ o{  te ajpathvsa" dikaiovtero" tou' mh; ajpathvsanto" kai; oJ ajpathqei;" sofwvtero" tou' mh; ajpathqevnto"" ( in Plutarco, de glor. Ath. 5)

 

 

Il fascino (Cavri~) che foggia tutte le dolcezze per i mortali, 30

portando onore, procura pure che l'incredibile divenga

credibile[1], spesso;

 Cfr.  Pseudolus di Plauto

Il servo Pseudolo indica un lato positivo comune tra poeti e schiavi: la capacità inventiva: il poeta trova e raffigura l’utopia, lo schiavo ricco di espediento scopre il denaro che altri  non  trovano da nessuna parte

: “Sed quasi poeta, tabulas cum cepit sibi,/quaerit quod nusquam gentium, reperit tamen,/facit illud veri simile quod mendacium est,/nunc ego poeta fiam: viginti minas, /quae nusquam nunc sunt gentium, inveniam tamen” (Pseudolus, I, 4, vv. 401-405). Commedia del 191.

Cfr.  anche Shakespeare: : l’occhio del poeta roteando in sublime frenesia si sposta rapido dal cielo alla terra e dalla terra al cielo, e mentre la mente immagina figure di cose sconosciute, la penna de poeta le traduce in forma (turns them to shape)   e all’aereo nulla dona suo luogo e nome ( and gives to airy nothing a local habitation and name, A Midsummer Night's Dream, V )

Sono parole di Teseo, duca di atene.

 

ma i giorni a venire (aJmevrai d’ ejpivlopoi)

sono i testimoni più sapienti (mavrture~ sofwvtatoi).

Cfr. Edipo re:” crovno~ divkaion a[ndra deivknusin movno~- v. 614 Creonte risponde alle accuse di Edipo.

è naturale per l'uomo dire cose belle 35

dei numi: minore infatti  è la colpa (meivwn ga;r aijtiva).

Cfr. Olimpica IX: loidorh`sqai qeouv~- ejcqra; sofiva (v. 37-38)  insultare gli dèi è odiosa sapienza.

O figlio di Tantalo, io canterò di te al contrario di quelli di prima  (ajntiva protevrwn). Pindaro è fiero della propria diversità in meglio.

Ora tende a purificare il mito dalle maldicenze nei confronti degli dèi.

Quando tuo padre fece inviti al banchetto

ottimamente governato nella cara Sipilo,

offrendo cene di contraccambio agli dèi, ajmoibai`a dei`pna

allora ti rapì il Signore dal fulgido tridente (v. 40)

 Bologna 15 maggio 2024 ore 11, 58 giovanni ghiselli

p. s.

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[1] Pseudolus si equipara al poeta

Il servo Pseudolo indica un lato positivo comune tra poeti e schiavi: la capacità inventiva: il poeta trova e raffigura l’utopia, lo schiavo inventivo scopre il denaro che altri  non  trovano da nessuna parte

: “Sed quasi poeta, tabulas cum cepit sibi,/quaerit quod nusquam gentium, reperit tamen,/facit illud veri simile quod mendacium est,/nunc ego poeta fiam: viginti minas, /quae nusquam nunc sunt gentium, inveniam tamen” (Pseudolus, I, 4, vv. 401-405). Commedia del 191.

 

Cfr.  anche Shakespeare: : l’occhio del poeta roteando in sublime frenesia si sposta rapido dal cielo alla terra e dalla terra al cielo, e mentre la mente immagina figure di cose sconosciute, la penna de poeta le traduce in forma (turns them to shape)   e all’aereo nulla dona suo luogo e nome ( and gives to airy-aer-ajhvr- nothing a local habitation and name, A Midsummer Night's Dream, V, )

Sono parole di Teseo, duca di Atene.

 

 

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