I tormenti cosiddetti infernali sono qui sulla terra
Tantalo, sovrastato e spaventato da un masso minaccioso: “miser impendes magum timet aere saxum –Tantalus” (De rerum natura, III, 980-981),
rappresenta la vana paura degli dèi divum metus inanis 982 che incalza i mortali- urget mortalis- 992-993.
Tizio in amore iacentem- quem volucres lacerant- 993-994 simboleggia la sofferenza amorosa che è qui e riguarda noi nobis hic est 992.
Il tormento di Sisifo è allegoria dell’ambizione del potere petere imperium quod inanest nec datur umquam - 998 che è vuoto e non viene mai dato-
Cfr. Euripide: il potere- kravto~ non è potenza duvnami~-
Nelle Baccanti Tiresia dice al giovane re di Tebe:
“Via Penteo, da' retta a me:
non presumere che il potere abbia potenza sugli uomini (309-310)
Le Res gestae di Augusto distinguoni auctoritas da potestas : “Post id tempus auctoritate omnibus praestiti, potestatis autem nihilo amplius habui quam ceteri qui mihi quoque in magistratu conlegae fuerunt” 34
Le Danaidi intente a riempire un recipiente senza fondo (1009) significano i desideri disonesti e implacabili dell’insaziabilità umana:le stagioni dell’anno ci portano frutti nec tamen explemur vitai fructibus umquam (1007) .
La conclusione è hic Acherusia fit stultorum denique vita (III, 1023).
Dante è tornato a diffondere questa superstizione dopo 12 secoli e mezzo ma questo non l’ho mai sentito rilevare da alcuno. Dante è molto bravo a scrivere ma è un dogmatico che non accresce loi spirito critico dei suoi lettori.
Il suo maestro Virgilio è ottimo nello scrivere ma è pure il leccapiedi di Ottaviano Augusto come rileva il personaggio Naphta del romanzo La Montagna incantata di T. Mann.
Bologna 12 maggio 2024 ore 16, 17 giovanni ghiselli
p. s.
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