Eracle inseguendo la cerva vide anche quella terra
oltre i soffi di Borea
gelido: lì rimase stupito degli alberi e ristette.
Di essi un dolce desiderio lo prese:
di piantarli intorno alla meta da aggirare dodici volte
nella corsa dei cavalli.
Ora viene a questa festa benigno
con i gemelli simili agli dèi, i figli di Leda dalla profonda cintura
La profonda cintura significa bassa o, piuttosto, stretta in modo che la veste cadesse in pieghe profonde come si vede nelle figure femminili dei fregi del Partendone.
La gara delle quadrighe si correva con carri a due ruote tirati da 4 cavalli per dodici giri di pista. Era la gara più spettacolare con pericolosi scontri nell’aggirare la meta. Nella Pitica V Pindaro racconta di 41 carri da corsa di cui uno solo giunse al traguardo dopo una gara piena di incidenti.
Un incidente mortale è inventato e raccontato nella tragedia Elettra di Sofocle.
La falsa morte di Oreste
Il vecchio pedagogo ricorda che Oreste vinse la gara di corsa drovmo~. Vinse anche il diauvlo~-doppia corsa, andata e ritorno 384 metri- e le altre gare del pentathlon ( lotta, salto, disco, giavellotto). Ma quando un dio vuole fare del male, non c’è via di scampo, neppure se uno è forte.
Il giorno seguente al sorgere del sole c’era la corsa dei carri veloci-wjkuvpou~ ajgwvn (699). I concorrenti erano dieci da tutta la Grecia e due libici, ossia coloni ellenici della Cirenaica, C’era fragore di carri e polvere che si levava (kovni~, 714). Oreste tenendosi stretto alla meta, la rasentava sempre con il mozzo e allentava la briglia al cavallo di destra, mentre frenava quello di sinistra che la sfiorava. A un certo punto ci fu uno scontro. E l’intera pianura di Crisa si riempiva dei relitti dei carri.
Rimanevano in gara Oreste e l’auriga ateniese. Oreste era dietro e inseguiva, a un tratto luvwn hJnivan ajristeravn, allentando la briglia sinistra (743) del cavallo che faceva la curva (kavmptonto~ i{ppou, 744), urtò l’orlo estremo della stele e spezzò l’asse della ruota. Cadde dal carro impigliato nelle redini. La folla lanciò un grido di orrore. Non c’era più niente da fare. Lo arsero sul rogo.
Clitennestra chiede a Zeus che cosa significhi. Se era una fortuna per lei oppure una cosa tremenda ma utile (deina; me;n, kevrdh dev, 767). Comunque è penoso se mi salvo la vita a prezzo dei miei lutti (768).
“deino;n to; tivktein ejstivn (770), partorire è tremendo. Una madre, anche se maltrattata, non può odiare i figli.
Però poi dice di essersi liberata dalla paura di Oreste (783) e anche del fovbo~ delle minacce di Elettra che infatti si sente distrutta.
Elettra rimasta sola dice che non ha più voglia di vivere: tou` bivou d j oujdei;~ povqo~ (822).
Il cavallo montato a pelo , senza sella né staffe doveva compiere un solo giro di pista dell’ippodromo, circa 1500 metri. L’Olimpica I racconta la vittoria del corsiero Ferenìco di Ierone. L’abbiamo già vista.
Torniamo A Pindaro
Antistrofe 3
Salendo all’Olimpo, Eracle
affidò a loro- i Dioscuri- di presiedere il mirabile agone
relativo al valore degli uomini e all’abilità
nel condurre il carro veloce. Me in qualche modo
l’animo spinge a dire che agli Emmenidi e a Terone
giunse la gloria donata dai Tindaridi equestri
poiché con le mense ospitali più frequenti
tra i mortali, figli di Zeus si accostano a loro,
Epodo 3
custodendo con mente devota
i riti dei beati.
Se l’acqua eccelle, e tra gli acquisti
l’oro è il più reputato,
ora Terone con le sue virtù
giungendo al passo estremo
tocca le colonne d’Eracle da casa.
L’ oltre è inaccessibile per i sapienti
e per chi non sa. Non lo seguirò: sarei stolto
Fine dell’Olimpica III
Bologna 21 maggio 2024 ore 9, 40 giovanni ghiselli.
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