Epodo 3
Una stella splendente è una luce verissima ejtumwvtaton fevggo~ che illumina veracemente gli eventi, e chi la possiede conosce il futuro oi\den to; mevllon, e sa che le sprovvedute le deboli menti dei morti pagano subito qui la pena, mentre sotto terra le colpe qualcuno le giudica pronunciando sentenze con implacabile necessità.
Le menti sprovvedute ajpavlamnoi frevne~ a parer mio risente delle teste svigorite " ajmenhna; kavrhna" di OdisseaXI, 29.
Quanto alla pena da pagare subito qui ejnqavd j aujtivk j è rimanere sulla terra con una nuova reincarnazione in un’altra veste corporea, lasciando spazio a un appello.
Invece kata; ga`~ -sotto terra- i giudici infernali pronunciano sentenze implacabili e inappellabili.
Cfr. Il giudizio delle anime nel Gorgia di Platone.
Nel Gorgia di platone c’è il racconto del giudizio delle anime. In questo dialogo platonico Socrate dice a Callicle, il sofista fautore del diritto del più forte, che al tempo di Crono e all’inizio del regno di Zeus, c’erano giudici viventi che giudicavano uomini ancora vivi, emettendo sentenze nel giorno in cui era destino che i giudicati morissero.
Ma i giudizi erano errati (kakw`~ ou\n aiJ divkai ejkrivnonto, 523b). Così succedeva che nel carcere del Tartaro finissero i giusti e nelle isole dei beati i malvagi. Zeus comprese che gli errori giudiziari dipendevano dal fatto che i giudici vivi emettevano sentenze su dei vivi, e questi potevano essere tratti in inganno poiché le anime malvagie erano rivestite con corpi attraenti, rese autorevolo da stirpi illustri, coperte da ricchezze, e aiutate da molti testimoni che davano false testimonianze (523c).
I giudici ne restavano impressionati e condizionati.
Allora Zeus disse che gli uomini non dovevano conoscere in anticipo il giorno della loro morte. Inoltre sarebbero stati giudicati del tutto privi di orpelli, cioè da morti. Anche il giudice doveva essere nudo e morto, così da penetrare direttamente con lo sguardo nell’anima di ciascun giudicato. E veniva vietato il seguito di parenti.
Zeus designò quali giudici tre figli suoi: Minosse[1] e Radamanto[2] provenienti dall’Asia, Eaco[3] dall’Europa. Il giudizio doveva avere luogo nel prato di asfodeli, ejn th`// triovdw/ ejx h|~ fevreton tw; oJdwv (524a) nel triodo dal quale si dipartono due vie: una porta all’isola dei beati, l’altra al Tartaro[4].
Strofe 4
Le sentenze definitive non sono tutte uguali e vengono differenziate.
Gli ejsloiv, i valenti ricevono una vita priva di pene e godono sempre del sole.
Il sole porta significazione di Dio, come scriverà santo Francesco e vederlo dalla mattina al risveglio fino al tramonto è una gioia per la persona buona che ama la luce perché non ha brutture morali né fisiche da tenere nascoste (cfr. N. T. Giovanni, III, 19).
I buoni inoltre non sconvolgono la terra né l’acqua del mare ouj cqovna taravssonte~ oujde; povntion u{dwr- fidando nel vigore del braccio e sorzandosi per un tenore di vita vuoto – kenea;n para; divaitan-.
Vuoto di che? Di bene , di buon gusto, di bellezza, di ogni cosa buona
Sconvolgono la terra e il mare per i loro profitti dunque.
I buoni in vita gioivano dei giuramenti mantenuti agli dèi onorati, quindi detengono un eterno tempo senza lacrime ajdavkrun nevmontai aijw`na, mentre gli altri patiscono una pena orribile a vedersi
Antistrofe 4
Ma quanti ebbero l’ardire o{soi d’ ejtovlmhsan passando tre volte l’una e l’altra vita di tenere del tutto lontana l’anima dalle opere ingiuste arriva fino alla torre di Crono nell’isola dei beati dove spirano le brezze dell’Oceano e ardono fiori d’oro- a[nqenma de; crusou` flevgei-
Fiori ardenti, seppure non aurei bensì purpurei, mi sembrano i papaveri in questi giorni. Ardono anche sotto la pioggia continua.
L’identificazione tra l’età di Crono e quella dell’oro si trova nelle Opere e Giorni (111 sgg) di Esiodo
I beati vengono nutriti dagli alberi e dall’acqua- frutta e pesci, sicché non diventano obesi-. Quindi intrecciano ghirlande e corone, un elemento costante della letizia conviviale delle realtà paradisiache
Epodo 4
Radamanto è il consigliere di Crono che lo tiene sempre pronto al suo fianco aujtw`/ pavredron. Figlio di Europa e Zeus, è uno dei tre giudici infernali con il fratello di Minosse e il fratellastro Eaco figlio di Zeus e della ninfa Egina .
Si tova anche nell’Elisio omerico- o{qi xanqo;~ JRadavmanqo~ (Odissea, XI, 564) . Nel romanzo La montagna incantata di T. Mann è il soprannome che viene dato all’archiatra del sanatorio di Davos, un medico mattacchione.
Tra i beati vengono menzionati anche Peleo Cadmo e Achille portatovi dalla madre Teti
Nell’esodo delle Baccanti di Euripide Dioniso svela il futuro a Cadmo dicendogli che Ares salverà lui e sua moglie Armonia facendoli dimorare nella tera dei beati- makavrwn tj ej~ ai\an- 1339
Bologna 18 maggio 2024 ore 11, 57 giovanni ghiselli
p. s.
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[1] Cfr. Odissea, XI, 568-571, Virgilio, Eneide, VI, 432 e Dante Inferno , V, 34 e sgg.
[2] Cfr. Odissea, IV, 563-565
[3] Cfr. Pindaro, Istmica VIII, 26
[4] Cfr. Virgilio, Eneide VI: hic locus est, partis ubi se via findit in ambas,
Questo è il luogo dove la via si divide in due parti.
E continua:
la destra che tende sotto le mura del grande Dite,
per di qua la nostra via verso l’Elisio; ma la sinistra dei malvagi
mette in atto le pene e all’empio Tartaro invia”.
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