domenica 15 settembre 2024

Ifigenia XXXIII Nella scuola: la megera e la mite.

Ero dunque immerso nei miei ricordi quando una collega anziana, stanca di insegnare e probabilmente anche di vivere, claudicante ma pur sempre capace di scattare quando sentiva l’impulso di manifestare ossequio al potere qualunque esso fosse, una vecchia professoressa che durante i due anni del preside galantuomo mi aveva trattato maternamente, mi aveva chiamato “giovane compagno educato e studioso, bravo ragazzo di belle speranze” e una volta mi aveva invitato a casa sua per darmi consigli, offrirmi un tè, perfino regalarmi dei libri, una insomma che si era comportata da amica affettuosa, a un tratto, improvvisa e inopinata tuonò dal suo seggio dicendo a voce alta per farsi sentire da tutti: “ascolta ghiselli, accetta un avvertimento da chi sta per andare in pensione: rimani al piano di sotto dov’è la tua classe. Il tuo posto non è più qui dove cerchi di mobilitare due classi in tuo favore”.

Rimasi di stucco: avevo già visto che il suo atteggiamento nei miei confronti si era raffreddato ma non pensavo che sarebbe arrivata a tanto, anche perché era talmente vicina alla pensione che poteva non curarsi della benevolenza del preside. Prima di queste parole brutte avevo anche pensato che i sorrisi dei precedenti anni scolastici spariti dal suo viso o il volgere gli occhi dall’altra parte quando mi incrociava dipendessero dall’aggravarsi della zoppia dolorosa che quando l’accompagnavo a casa con la nera Volkswagen, e doveva salire nell’automobile o uscirne, le faceva gridare: “ahi, ahi! Aiutami per favore!”. Ci eravamo sostenuti a vicenda per due anni perché nessuno di noi poveri mortali può farcela senza un aiuto.

Quella mattina di novembre però l’anziana nutriva il proposito ignobile di fare una bella figura con il preside nuovo e la sua cricca, meditando forse di chiedere un lungo congedo che le anticipasse l’andata in pensione.

Ero dispiaciuto e pure incuriosito, sicché provai a domandarle: “Proprio tu mi dici questo? perché?”

“Come puoi fare questa domanda ghiselli? Sai bene che qui al primo piano c’è il triennio: tu ora insegni in una quarta ginnasio e devi stare là sotto con i tuoi alunni”.

“Deve esserci un bel mucchio di ossa sotto il Taigeto”, pensai

Per chi non lo sapesse, il Taigeto è  la catena montuosa più alta del Peloponneso. Arriva a 2000 metri. Dal Taigeto gli Spartani gettavano i bambini deformi perché non diventassero anche cattivi.

 Questa è una mia cattiveria dovuta al fatto che frequentando i malvagi a lungo andare si diventa come loro. Chiedo scusa se a volte mi capita.

 

Un poco di Geografia.

Il  passo è situato tra Kalamata e Sparta. L’estate scorsa ho percorso di nuovo la salita in bicicletta da Kalamata alla cima (km 33, 12).  Il mio record è di 2 ore, 14 minuti e 27 secondi, alla media di 14, 7 Km all’ora. Questa volta ci ho messo più tempo.

Ogni volta sono sceso  Sparta quando provenivo da Kalamata; facendo il tragitto contrario si arriva sulla costa marina a Kalamata.

 

Quindi la Sibilla decrepita abbassò il volume  della voce e disse: “ oltretutto i tuoi ex allievi, cervelli balzani, potrebbero interpretare la tua presenza qui come un’istigazione a delinquere contro la docente che è stata messa al posto tuo”.

La poverina, che era di fianco a me e aveva sentito, si scusò dicendo che non aveva chiesto lei di venire al mio posto e che capiva benissimo le ragazze e i ragazzi  che si erano trovati tanto bene con me da rimpiangermi. Era stato il preside a imporle il cambiamento.

Seppi poi da un altro collega che la trama dannosa per due docenti, decine di studenti e contraria alla giusta  distribuzione e scansione didattica, era  stata ordita  dalla vicepreside la quale aveva una nipote. Questa, finito il ginnasio, aveva sentito alcune voci sul metodo mio e aveva temuto che le lezioni tenute da me fossero troppo difficili per le sue capacità. Aveva avuto al ginnasio la collega messa al mio posto e si era abituata al  suo metodo: ripetizione di manuali e della grammatica finalizzata a se stessa. Sicché ne aveva parlato alla zia che aveva sistemato la faccenda d’accordo con il capo dell’Istituto che non si sentì di contraddire tale factotum.

Del resto la professoressa promossa dal ginnasio non  era una persona cattiva né aggressiva, anzi era una mite: si era scusata diverse volte con me e perfino con gli studenti. Diceva che il nostro spostamento aveva penalizzato entrambi. Lei funzionava meglio al biennio e io al triennio. Era proprio così.

 

 

Pesaro 15 settembre 2024 ore 11, 58 giovanni ghiselli

p. s.

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