Strofe IV
Scambiandosi con vece alterna la vita
Passano un giorno presso il loro padre
Zeus, l’altro nelle profondità della terra
nelle valli di Terapie
Presso Sparta, un luogo di culto dei Dioscuri-cfr. qerapeuvw-
compiendo sorte uguale- povtmon ajmpivplante~ ojmoi`on-: poiché
questa vita per sempre scelse Polideuce, piuttosto che essere completamente dio e abitare in cielo
quando Castore combattendo moriva.
Omero scrive: “a vicenda a[llote vivono un giorno per uno, a vicenda a[llote muoiono” (Odissea, XI, 303)
Lo ferì Ida, adirato in modo particolare per i buoi,- [I da~ e[trwsen bousivn pw~ colwqeiv~- covlo~ significa rabbia, bile
con la punta dell’asta di bronzo.
I Dioscuri fecero razzia di buoi con i cugini Ida e Linceo figli di Afareo, i quali se li tennero tutti. I Dioscuri reagirono e ci fu gerra tra loro.
Antistrofe IV
Dal Taigeto aguzzando lo sguardo
Linceo vide Castore seduto sul tronco
di una quercia
Di quello tra tutti i terrestri
Lo sguardo era il più acuto-ojxuvtaton o[mma-
Il nome Lugkeuv~ è connesso a quello della lince- luvgx- felino dalla vista acutissima.
Con piedi veloci arrivarono subito gli Afaretìdi –i figli di Afareo-
E velocemente meditarono un’azione enorme- mevga e[rgon-
-Ferirono castore a morte-
E subirono una reazione tremenda per mano di Zeus:
subito infatti giunse il figlio di Leda-Polluce- che li inseguiva;
ma quelli rimasero fermi contro di lui presso la tomba del padre.
Epodo IV
Divelta di là una statua di Ade, pietra levigata,
Ida e Linceo-la scagliarono sul petto di Polluce
ma non lo schiacciarono
né lo respinsero: avventatosi con il giavellotto veloce ,
Polluce spinse il bronzo nei fianchi di Linceo.
Zeus avventò contro Ida un fulmine di fuoco fumante
Insieme bruciarono nella solitudine- ejkaivont ejrh`moi-. E’ una gara dura
per gli uomini scontrarsi con i più forti.
p. s.
In fondo morire soli senza conforto è la morte più eroica. Vedi Giovanni Drogo del romanzo di Buzzati Il deserto dei Tartari. Chi non si sposa e non ha figli muore solo come è sempre vissuto.
Quando lessi questo romanzo da adolescente conobbi in anticipo la mia storia. Lo rifarei siccome ho fatto il meglio che potevo con i mezzi che avevo. Ho vissuto e amato il mio destino. Giovanni, da quello di Buzzati a quello di Mozart- Da Ponte , è stato un nomen omen per me. Ringrazio la madre mia ora celeste che ha voluto mettermelo. Ne ho fatto l’uso corretto, l’uso migliore per me.
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