domenica 22 giugno 2025

Ifigenia CLXXVI La commediante importuna e molesta. Vedrai carina/se sei buonina…

Dopo la cena più dispendiosa che soddisfacente litigammo.
Ifigenia disse che voleva restare sveglia tutta la notte per giocare fino all’alba con me. Risposi che io invece volevo dormire in quanto nei tre giorni seguenti avrei dovuto guidare quasi senza cibo e con poco caffè. Ma questo era un particolare ininfluente sulla spensierata ragazza che avrebbe dormito tutto il tempo delle mie ore di guida. Non era mai capace di mettersi nei panni degli altri. Se non imparava tale facoltà di rovesciamento non sarebbe mai diventata un’attrice. Era una donna di ventisei anni oramai, però voleva conservare molti tratti caratteristici della bambina: tutti tranne l’innocenza.
Arrivò a dire: “ascolta amore mio, ho un’idea meravigliosa: invece di andare a dormire giocheremo: tu mi inseguirai tra i monti fino a quando mi ghermirai e faremo l’amore. Non mi trasformerò in una pianta d’alloro come quella degenerata di Dafne. Tu avrai maggiori soddisfazioni di Apollo”.
Mi dava fastidio. Forse non aveva voglia di fare l’amore oppure temeva che non ce l’avessi io. La sua malizia infatti era tanta. Io ero stato un bambino e un ragazzo dal cuore in mano ma poi avevo imparato a guardarmi da certe commedianti.
Mi venne pure in mente che volesse suggerirmi la superiore levatura delle sue abitudini alla camera presa in affitto per dormire.
Dopo averci pensato un poco, risposi: “senti deliziosa creatura, sarebbe uno spasso  per me giocare tutta la notte con te, ringiovanendo oltretutto, ma domani dovrò guidare fino a sera per avvicinarci a Bologna il più possibile. Abbiamo i soldi appena per la benzina e mangiare pane con burro che toglie la fame solo perché fa schifo”.
Colei cercò di stravolgere la logica e la realtà dei fatti
“Appunto - rispose - noi passeremo due o tre giorni chiusi dentro l’automobile tua mangiando schifezze: migliaia di calorie senza fare un passo, perciò dobbiamo camminare tutta la notte se non vogliamo arrivare enormi e sconciati. Lo sai vero, tesoro, che ti lascerò, appena sarai arrivato a sessanta chili!”
“Facciamo finta di niente” pensai. In realtà eravamo affamati e denutriti dal pomeriggio seguente la cena di Szeged, grazie all’ospitalità di Ezio, venturosa, cara, gratuita e benedetta, pur se maledetta da quella megera infuriata.
Risposi: “Se questa notte non riposo, domani non potrò guidare. Dunque non c’è più discussione, nemmeno per scherzo. Ho sonno e vado a dormire. Tu fai pure quello che vuoi”,
Allora l’istriona provò un altro dei suoi ruoli: quello della amatissima figlia cui nulla può negare il babbo suo adorante.
Scrivendo questo, penso che probabilmente sarei stato tale con una figlia mia. Forse per tale motivo non mi è stato concessa dal fato.
La ragazza dunque ricorse alla sua solita litania: “gianni, tesoro, ti prego, ti prego, ti prego: se mi vuoi un poco di bene, cammina tutta la notte con me in mezzo a questi monti incantati. Che cosa ti costa? Ti prego, ti prego”    
Dovetti sgridarla con un’asprezza inusitata: “Ora basta. Tu mi fai perdere tempo e mi disturbi parecchio. Questa tua scena da bambina meno che decenne è contro natura. Fra poco ne compirai ventisei. Ora che non sei in te, non solo non collabori come dovresti ma fai di tutto per accrescere le difficoltà di entrambi, dato che siamo nella stessa situazione di indigenza”.
L’avevo colpita soltanto rammentandole l’età.
Quindi rispose: “se con le  befane tue coetanee ti trovavi tanto bene, in Grecia dovevi portare una o due di loro. Le Esculpie, le Pinucce e le altre tue collaboratrici domestiche sarebbero state felici di collaborare con te appunto, qui come a Bologna. Torna da loro!”
“Sai quanto erano meglio quelle donne! Per non dire delle tre finniche meravigliose” pensai
 
Non le risposi e mi avviai verso il povero ostello.
Allora l’attrice cambiò di nuovo  maschera e scena.
 Disse: “Ho soltanto ventisei anni: sono piccola io e mi piace giocare”
“Io invece sono vecchio e stanco e ho bisogno di dormire. Tu sei la donna più giovane e più bella dell’universo; io non ti merito, ma non sono nemmeno disposto a lasciarmi tiranneggiare. Ora vado a letto. Domani mattina ci vedremo alle sette. Un quarto d’ora di tolleranza, poi partirò da solo, se non ci sarai. Sei avvisata”
Mi seguiva  con aria sottomessa e sussurrò: “Tu proprio non mi vuoi bene”. Non mi fermai. Ifigenia procedeva pedissequa al mio fianco e ripeté: “Amore, tu non mi vuoi bene per niente. E’ una disgrazia per me, una catastrofe”.
Mi fermai e risposi: “Infatti, quando tu fai queste commedie io smetto di volertene. Oltre tutto così perdi buona parte della tua bellezza che è rara e preziosa per me quando non la sciupi.”
Si asciugò il volto bagnato di lacrime e sorrise.
Avevo trovato le parole che ci volevano. Spesso funziona con le donne, anche con le bambine. Quando insegnavo alle medie, se una della prima si metteva a piangere, le dicevo: “su, smetti: quando fai i capricci diventi meno carina!”.
Sorrideva subito dopo.
Ifigenia dunque disse: “Hai ragione, gianni, andiamo a dormire: tu domani devi guidare la nostra automobile. Prima però facciamo l’amore almeno una volta! Non sono diventata troppo brutta, vero?”
“No, così sei tanto bella quanto buona”.
Giunti in camera non mi trattenni dal cantarle:
“vedrai, carina,
se sei buonina,
che bel rimedio
ti voglio dar.
E’ naturale,
non dà disgusto,
e lo speziale non lo sa far.
E’ un certo balsamo
che porto addosso
dare tel posso
se il vuoi provar.
Saper vorresti
dove mi sta:
sentilo battere,
toccami qua”[1].
Sovrappose una mano sulla mia che toccava il  cuore. La giornata si chiuse bene come vedi caro lettore: musicalmente.
  
 
Bologna 22  giugno 2025 ore 16,42 
giovanni ghiselli.

p. s.
Statististiche del blog
Sempre1754956
Oggi646
Ieri847
Questo mese17244
Il mese scorso14567 
 


[1] Cfr. Da Ponte-Mozart, Don Giovanni, II, 6

Nessun commento:

Posta un commento