Antigone
111 Taci sivga. Si avvicinano infatti qui alcuni uomini
Edipo re di Tebe parlava molto. Ora da vecchio esule ha imparato ad ascoltare in silenzio: gliel’hanno insegnato il dolore e la cecità. Glielo raccomanda Antigonr-
112 attempati antichi crovnw/ palaioiv, osservatori della tua seduta.
Il tempo crovno~ trasforma in rovine uomini e monumenti
Alla fine di The Waste Land [1] Eliot afferma:"These fragments I have
shored against my ruins" (v. 430), con questi frammenti ho puntellato
le mie rovine.
Le quali non significano solo decadenza: "Le rovine sono la cosa più viva della storia, perché vive storicamente soltanto ciò che è sopravvissuto alla sua distruzione, ciò che è rimasto sotto forma di rovine"[2]. Secondo Salvatore Settis nella nostra civiltà domina "il pathos delle rovine, di una frattura irreparabile che è necessario sanare: rinascere, insomma, come condizione indispensabile della tradizione e della memoria"[3].
Edipo
113Tacerò -sighvsomai- e tu nascondi il mio piede-povda-
Il termine pouv~ -podov~ piede è contento nel nome Oijdivpou~, i genitori quando nacque gli fecero forare le caviglie e i piedi che si gonfiarono: oijdevw sono gonfio.
Edipo è docile con la figlia: ne ha bisogno e la ama riamato. Anche l’amore ci insegna l’ascolto
L’educazione ci raccomanda di ascoltare.
Sentiamo Stobeo[4] che riferisce parole di Zenone Stoico:” A uno che voleva chiacchierare (lalei`n) più che ascoltare, disse: “ragazzo, la natura ci ha dotato di una sola lingua e di due orecchie, perché ascoltassimo il doppio di quel che diciamo”.
Una nobile semplicità si trova in Anna Karenina del conte Tolstoj:" Levin riconobbe le maniere piacevoli della donna del gran mondo, sempre calma e naturale… Non soltanto Anna parlava con naturalezza e intelligenza, ma con un'intelligenza noncurante, senza attribuire alcun pregio ai propri pensieri e attribuendo invece gran pregio ai pensieri dell'interlocutore"[5] .
114 fuori dalla strada nel bosco-kat ja[lso~-, finché io abbia saputo da loro
La sacralità del bosco delle Eumenidi offre un rifugio e una possibilità di maggiore attenzione rispetto alla strada frequentata. Non essere visto del resto lascia maggiore libertà di parola a chi viene ascoltato.
115 quali discorsi faranno. Infatti nell'imparare ejn tw`/ maqei`n
Imparare è una parola chiave nelle tragedie, come nell’Odissea.
L’eroe dell’apprendimento è Odisseo preso come modello da Lucio l’uomo-asino di Apuleio
116 c'è accortezza huJlavbeia delle cose che si fanno. - eujlabhv~ è la persona cauta che non si getta nelle cose o sulle persone. un difetto del primo Edipo.
Fine del prologo
Bologna 16 giugno 2025 ore 12, 03 giovanni ghiselli
p. s.
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