Ismene
324 O due parole di attenzione le più dolci
325 quelle del padre e della sorella, come vi ho ritrovati
326 con stento e con pena di nuovo a stento vi vedo.
Ismene è meglio curata del padre e della sorella e la sua pena deriva dal fatto di averli trovati in cattivo stato. Già nella tragedia Antigone questa sorella si era presentata come paurosa del potere e priva del coraggio di opporglisi con tutte le forze. Dunque deve avere avuto dei riguardi maggiori rispetto al padre e alla sorella che nel dramma precedente non è nemmeno sopravvissuta.
327 Edipo: o creatura, sei giunta? Ismene: o padre sventurato a vedere!
328 Edipo: “Creatura, sei apparsa? Ismene: non senza pena per me.
329 Edipo: Toccami , o figlia. Ismene: Vi abbraccio tutti e due insieme.
Edipo che non ci vede chiede un contatto e Ismene cerca un abbraccio comune per non personalizzare troppo quel toccare, forse per orrore dell’incesto dal quale sa di essere nata .
330 Edipo: O seme consanguineo. Ismene: O sventurate vite
L’espressione di Edipo reca tracce del ricordo dell’incesto. Il seme di Edipo ha fecondato la propria madre. Ismene commenta questo fatto.
331. Edipo: di questa e di me? Ismene: e di me la terza infelice.
Ismene è arrivata meno malconcia e un po’ in ritardo ma si associa ai due sventurati vagabondi consanguinei che ha rintracciato
332 Edipo: Creatura, perché venisti? Ismene: per prendermi cura di te, padre.
La figlia assicura il padre dell’affetto che gli porta,
333 Edipo Ti mancavo forse? Ismene: E per essere personalmente messaggera di notizie
334 con questo unico fidato che avevo tra i servi
Ismene attenua la risposta amorosa richiesta dal padre e fa capire di essere uscita da un ambiente malfido quale è spesso quello delle corti nella letteratura e, immagino, nella realtà.
Bologna 27 giugno 2025 ore 19, 44 giovanni ghiselli
p. s.
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