lunedì 23 giugno 2025

Edipo a Colono Primo Episodio vv. 254- 667. Traduzione e commento dei versi 254-262.


 

 

Coro

254 Ebbene, sappi, figlia di Edipo, noi proviamo compassione

255 di te e in pari modo e[jx i[sou di quest’uomo, per la sventura;

256 ma siccome tremiamo trevmonte~ al volere degli dèi, non avremmo la forza di

257 parlare oltre quello che ora ti è stato detto.

 

255 e[jx i[sou: padre e figlia sono visti come entità unica senza distinzione.

Eppure nel diritto ateniese non si potevano condannare in blocco diversi imputati. Era quello che chiedeva il popolo nel processo istituito dopo la battaglia delle Arginuse (406):  voleva la condanna di tutti gli strateghi che non avevano salvato i naufraghi. Socrate si oppose a questo processo sommario ma il demo tumultuava e fu accontentato.

Ci fu un tentativo di difesa, ma nella massa oramai era stato inoculato l'odio e il desiderio del capro espiatori ed essa gridava che era grave se qualcuno non permetterva al popolo di fare quanto voleva ("to; de; plh'qo" ejbova deino;n ei\nai, eij mhv ti" ejavsei to;n dh'mon pravttein   o}  a]n   bouvlhtai", Senofonte, Elleniche, I, 7, 12).

"E' la rivendicazione che riecheggia minacciosamente in assemblea ad Atene durante il processo popolare contro i generali delle Arginuse", è, come vedremo, "la formula che caratterizza, secondo Polibio, la degenerazione  della democrazia (VI, 4, 4:" quando il popolo è padrone di fare quello che vuole")”.[1]

 

Un’ altra espressione di condanna di questa negazione dello Stato di diritto si trova nell’Ifigenia in Aulide[2] di Euripide quando il coro delle donne calcidesi lamenta che sono caduti i valori forti del Valore e della Virtù, mentre regna l’empietà, e la licenza prevale sulle leggi ajnomiva de; novmwn kratei' (v. 1095),

Chi si opponeva alla proposta di condanna sosteneva che questa  era illegale poiché si trattava di una procedura sommaria che non distingueva le responsabilità individuali: tra costoro c'era Socrate, che era uno dei pritani, presidenti di turno del Consiglio, e alla resa dei conti fu l’unico che si rifiutò di proporre la votazione contraria alla legge.  Callisseno infatti raddoppiò la razione di odio contro i difensori della legalità e la massa minacciò quanti non volevano mettere ai voti il giudizio capitale.

 

256trevmonte~ questo tremore indica la superstizione dei coreuti che non sono cattivi ma seguono l’opinione comune e già molto diffusa dell’infamia di Edipo che invece si sta riabilitando sul piano morale e pure religioso  

 

Edipo

258 Qual è allora il vantaggio  della reputazione, o quale di una buona

259 rinomanza che si spande falsamente,

260 se dicono che Atene è la città più religiosa,

261 la sola capace di salvare lo straniero maltrattato,

262 la sola  in grado di proteggerlo?

Il mito di Atene quale città che accoglie e aiuta i Supplici si trova negli Eraclidi e nelle Supplici di Euripide, poi nel Panegirico (54) di Isocrate.

Nel logos epitafios di Tucidide, Pericle celebrando Atene  non manca di rilevare questo encomiabile aspetto della sua città

“Offriamo la città in comune- th;n ga;r povlin koinh;n parevcomen- e non si dà mai il caso che con la cacciata degli stranieri  escludiamo qualcuno dall’imparare o dal vedere” (II, 39, 1)  

  Bologna 23 giugno 2025 ore 20, 33 giovanni ghiselli

p. s

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[1]Canfora, Lo Spazio Letterario Della Grecia Antica , Volume I, Tomo II, p. 835.

[2] Rappresentata postuma nel 405 o nel 403.

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