Edipo
Allora parlerò: infatti non ho modo di celarmi 218
Coro
Molto si indugia- makra; mevlletai-: avanti, sbrigati- ajlla; tavcune
Viene in mente il delirio di Alcesti moribonda:
Vedo una navicella a due remi, la vedo nella
palude: il traghettatore dei morti
con una mano sulla pertica, Caronte,
già mi chiama: perché indugi? Tiv mevllei~ ;
affrettati ejpeivgou. Tu mi fai perdere tempo- . Così
adirato mi fa fretta.(Euripide, Alcesti, 252-257).
Chi sta molto male vorrebbe morire in fretta.
Anche Edipo sta preparandosi al trapasso.
Edipo
Sapete di un figlio di Laio? Coro: Ahi ahi!
La storia di Edipo era già famosa e famigerata al tempo di Sofocle
Edipo
E la stirpe dei Labdacidi?Coro: Oh Zeus!
Labdaco era il nonno di Edipo forse zoppo come il nipote, dato che la lettera labda l ha una due gambe diverse tra loro. Questa è la "rea progenie": Edipo figlio di Laio, figlio di Labdaco, figlio di Polidoro, figlio di Cadmo, figlio di Agenore (cfr.vv. 267-268 dell’Edipo re) Agenore e Cadmo erano fenici. Cadmo fondò Tebe e portò l’alfabeto tra i Greci.
Edipo
E l’infelice- a[qlion- Edipo? Coro:Tu sei proprio questo?
a\qlo~ è la gara e pure la fatica, la sofferenza che costa affrontarla e vincerla.
Perderla per giunta causa l’infelicità del fallimento all’atleta.
Il coro si trova davanti a qualche cosa di deinovn , di tremendo. Del resto l’essere umano lo è sempre come abbiamo letto nell’Antigone (332-333)
Edipo
Non prendetevi nessuna paura- devo~- di quanto dico.
La paura. devo~, metus- può essere anche una cosa buona, da non eliminare, come raccomanda il coro delle Eumenidi di Eschilo e pure Atena nella medesima tragedia: sarebbe un rimedio all’anarchia.
Le Erinni suggeriscono: “a volte il terrore (to; deinovn) è un buon ispettore anche delle anime e deve restarci a fare la guardia: giova giungere alla saggezza sotto l’angoscia "(Eumenidi, vv. 517-519).Poi aggiungono:" mht j a[narkton bivon-mhvte despotouvmenon-aijnevsh/" : panti; mesw/ to; kravto" qeo;"-w[pasen "(526-530), non lodare una vita di anarchia né una soggetta al dispotismo: in ogni caso il dio dà potenza al giusto mezzo.
Quindi Atena consiglia ai cittadini, che hanno cura della città, di rispettare uno Stato senza anarchia né dispotismo ("to; mhvt j a[narcon mhvte despotouvmenon", v. 696) e di non scacciare del tutto la paura dalla città: infatti quale mortale è giusto se non ha nessuna paura? ("kai; mh; to; deino;n pa'n povlew" balei'n-tiv" ga;r dedoikw;" mhde;n e[ndiko" brotw'n; " vv. 698-699).
In latino Sallustio ricorda con rimpianto il metus hostilis: “metus hostilis in bonis artibus civitatem retinebat" (Bellum Iugurthinum, 41), la paura dei nemici conservava la città nei comportamenti onesti.
Coro: Iò, oh, oh Edipo: Sventurato. Coro: Oh oh 224
Edipo
Figlia, che cosa mai accadrà, ora? 225
Edipo quando era re non si fidava del profeta Tiresia e lo insultava con queste parole:
“imbroglione, accattone, che nei lucri/ soltanto ha imparato a vedere, ma quanto all'arte è cieco di natura” (Edipo re, vv. 388- 389). Ora invece chiede un antivedere profetico alla figliola
Coro Fuori, andate lontano dalla regione.
Padre e figlia sono gli ultimi di una stirpe maledetta e portano male secondo i coreuti prevenuti.
Edipo
Le promesse, dove le getterai? 227
Bologna 22 giugno 2025 ore 11, 32 giovanni ghiselli
p. s.
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