domenica 22 giugno 2025

Edipo a Colono vv. 218-227 Traduzione e commento.


 

Edipo

Allora parlerò: infatti non ho modo di celarmi 218

 

Coro

Molto si indugia- makra; mevlletai-: avanti, sbrigati- ajlla; tavcune

 

Viene in mente il delirio di Alcesti moribonda:

 Vedo una navicella a due remi, la vedo nella

palude: il traghettatore dei morti

con una mano sulla pertica, Caronte,

già mi chiama: perché indugi?  Tiv mevllei~ ;

affrettati ejpeivgou. Tu mi fai perdere tempo- . Così

adirato mi fa fretta.(Euripide, Alcesti, 252-257).

Chi sta molto male vorrebbe morire in fretta.

Anche Edipo sta preparandosi al trapasso.

 

 

Edipo

Sapete di un figlio di Laio? Coro: Ahi ahi!

La storia di Edipo era già famosa e famigerata al tempo di Sofocle

 

 

Edipo

E la stirpe dei Labdacidi?Coro: Oh Zeus!

Labdaco era il nonno di Edipo forse zoppo come il nipote, dato che la lettera labda l ha una due gambe diverse tra loro. Questa è la "rea progenie": Edipo figlio di  Laio, figlio di Labdaco, figlio di Polidoro, figlio di Cadmo, figlio di Agenore (cfr.vv. 267-268 dell’Edipo re) Agenore e Cadmo erano fenici. Cadmo fondò Tebe e portò l’alfabeto tra i Greci.

 

Edipo

E l’infelice- a[qlion- Edipo? Coro:Tu sei proprio questo?

a\qlo~ è la gara e pure la fatica, la sofferenza che costa affrontarla e vincerla.

Perderla per giunta causa l’infelicità del fallimento all’atleta.

Il coro si trova davanti a qualche cosa di deinovn , di tremendo. Del resto l’essere umano lo è sempre come abbiamo letto nell’Antigone (332-333)

 

 

Edipo

Non prendetevi nessuna paura- devo~- di quanto dico.

La paura. devo~, metus- può essere anche una cosa buona, da non eliminare, come raccomanda il coro delle Eumenidi di Eschilo e pure Atena nella medesima tragedia: sarebbe un rimedio all’anarchia.

Le Erinni suggeriscono: “a volte il terrore (to; deinovn) è un buon ispettore anche delle anime e deve restarci a fare la guardia: giova giungere alla saggezza sotto l’angoscia "(Eumenidi, vv. 517-519).Poi aggiungono:" mht j a[narkton bivon-mhvte despotouvmenon-aijnevsh/" : panti; mesw/ to; kravto" qeo;"-w[pasen "(526-530), non lodare una vita di anarchia né una soggetta al dispotismo: in ogni caso il dio dà potenza al giusto mezzo.

Quindi Atena consiglia ai cittadini, che hanno cura della città, di rispettare uno Stato senza anarchia né dispotismo ("to; mhvt j a[narcon mhvte despotouvmenon", v. 696) e di non scacciare del tutto la paura dalla città: infatti quale mortale è giusto se non ha nessuna paura? ("kai; mh; to; deino;n pa'n povlew" balei'n-tiv" ga;r dedoikw;" mhde;n e[ndiko" brotw'n; " vv. 698-699).

In latino  Sallustio  ricorda con rimpianto il metus hostilis: “metus hostilis in bonis artibus civitatem retinebat" (Bellum Iugurthinum, 41), la paura dei nemici conservava la città nei comportamenti onesti. 

 

Coro: Iò, oh, oh Edipo:  Sventurato. Coro:  Oh oh 224

 

Edipo

Figlia, che cosa mai accadrà, ora? 225

Edipo quando era re non si fidava del profeta Tiresia e lo insultava con queste parole:

imbroglione, accattone, che nei lucri/ soltanto ha imparato a vedere, ma quanto all'arte è cieco di natura” (Edipo re, vv. 388- 389). Ora invece chiede un antivedere profetico alla figliola

 

Coro Fuori, andate lontano dalla regione.

Padre e figlia sono gli ultimi di una stirpe maledetta e portano male secondo i coreuti prevenuti.

 

Edipo

Le promesse, dove le getterai? 227

 

Bologna 22 giugno 2025 ore 11, 32 giovanni ghiselli

p. s.

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