lunedì 23 giugno 2025

Edipo a Colono vv. 228.-253. Traduzione e commento. Conclusione della Parodo.


 

Coro

A nessuno arriva punizione fatale 228

di ciò che ha sofferto prima di farla pagare: ma un inganno

per inganni, un altro per altri, gettando di fianco l’affanno

non dà gioia da avere in cambio.   

Sono versi difficili da rendere letteralmente. Ho tradotto le parole di Sofocle piuttosto enigmatiche

conservandone l’oscurità voluta dall’autore. Vogliono dire che se pure la vendetta non è punita dal fato,  questa comunque  non dà gioia bensì dell’affanno.   

Tu allora, te lo ripeto di nuovo, fuori da queste sedi,

 a ritroso, di corsa, balza via dalla mia terra,

che non attacchi  ancora

 un debito alla mia città 235

Edipo è visto di nuovo come il mivasma, la contaminazione della terra dove si trova.

A Tebe glielo aveva detto Tiresia:Davvero? Io ti ingiungo di attenerti/ al bando che hai proclamato e dal giorno/ di oggi non devi rivolgere la parola né a questi né a me/poiché sei tu l'empio contaminatore ajnosivw/ miavstori di questa terra” (Edipo re, vv 350- 53)

 

Antigone

O pietosi ospiti,

suvvia, poiché non avete sopportato

questo vecchio padre mio

ascoltando il racconto delle sue azioni involontarie,

però di me la misera,  vi supplichiamo,

ospiti, abbiate compassione, di me che

 per il  padre mio solo vi supplico 242

Antigone non chiede niente per sé come nella tragedia a lei intitolata dove dà la propria vita per rendere gli onori funebri al fratello Polinice difeso soltanto da lei a Tebe.

Questa ragazza è portavoce di quell’umanesimo che va sparendo nella corsa al potere e al denaro con strazio dei vivi e spregio dei morti

Un verso chiave dell’ Antigone di Sofocle è questo pronunciato con piena convinzione dalla figlia di Edipo

: “ou[toi sunevcqein ajlla; sumfilei'n e[fun”, (v. 523), certamente non sono nata per condividere l'odio, ma l'amore

Nella parte iniziale di questa tragedia Antigone è completamnte isolata perché è troppo diversa da tutti: nemmeno la sorella Ismene vuole aiutarla nell’ opporsi alla prepotenza dicendole che loro sono ragazze e non hanno la forza.

Allora Antigone le risponde

“ma so di essere gradita a quelli cui soprattutto devo piacere" (v. 89).

Non possiamo né dobbiamo piacere a quelli che ci vogliono male perché sono troppo diversi da come siamo.

 

Torniamo all’Edipo a Colono con la figlia che intercede per il padre aborrito da tutti.

supplico guardando gli occhi vostri 243

con occhi non ciechi, come una che fosse venuta alla luce

dal vostro sangue, che il disgraziato

ottenga rispetto; 247

Antigone si rivolge ai vecchi di Colono facendo in qualche modo appello al loro senso paterno e usando un minimo di civetteria con il sottolineare l’incontro degli sguardi dal quale nasce il più delle volte l’interesse tra le persone soprattutto di sesso diverso

Ricordo quanto scrive Properzio sugli occhi quali guide dell’amore :"si nescis, oculi sunt in amore duces " (II, 15, 12)

Per giunta l’Antigone di Sofocle. diversamente da quella di Anouhil –del 1944-, doveva essere carina

O per lo meno sapeva di piacere. Riferisco i versi con i quali la ragazza spiega per quale ragione antepone il fratello morto a Emone, il fidanzato.

"Lo sposo, morto uno, ce ne sarebbe stato una altro per me,/e un figlio, da un altro uomo, se avessi perduto questo,/ma siccome il padre e la madre sono racchiusi nell'Ade,/non c'è fratello che possa sbocciare mai più" (909-912)

Questa è una delle non poche posizioni[1] che accomunano il nostro autore a Erodoto il quale (in III, 119)  esprime il medesimo punto di vista attraverso la moglie di Intaferne: la donna, potendo salvare uno solo dei suoi familiari imprigionati dal grande re Dario, scelse il fratello con la medesima argomentazione della ragazza sofoclea.

Locus similis troviamo nel Macbeth, quando la moglie di Macduff, una volta esecrato lo sposo fuggito, dice al figlio:"I can buy me twenty at any market " (IV, 2), posso comprarmene venti ad ogni mercato.  

 

 

247 nel vostro potere, come in un dio

ci troviamo infelici; suvvia concedete

la grazia  insperata

Antigone vuole togliere ogni paura agli abitanti di Colono: siamo due disgraziati, quale danno possiamo farvi? Mette in rilievo la loro totale impotenza di supplici sprovvisti di tutto se non troveranno la carità. Una preghiera che bisognerebbe ripetere ogni giorno dando voce ai civili palestinesi, bambine e bambini soprattutto.

Ti supplico Per quanto ti è caro,

o figlio, o sposa, o ricchezza, o dio. 250

 Di fatto neppure fissando gli occhi, potresti vedere un mortale qualsivoglia

che se un dio lo trascina,

possa sfuggire.

Una sentenza generale che può riferirsi tanto a loro due supplici disgraziati quanto a coloro cui sono rivolte le suppliche se non dessero aiuto. Una preghiera che è anche una larvata minaccia

Accosto a questi ultimi versi della Parodo dell’Edipo a Colono questi altri del secondo Stasimo dell’ Antigone:

"Con saggezza infatti da qualcuno/è stato rivelato un detto famoso:/il male sembra qualche volta essere/un bene a quello cui dio/spinge la mente alla rovina:/passa pochissimo tempo fuori dalla rovina" (Antigone, 620. 625).

 

Bologna 23 giugno 2025 ore 9, 49 giovanni ghiselli

p. s.

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[1]              In primis  la venerazione dell'oracolo delfico e il rifiuto della tirannide.

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