Quel giorno stesso facemmo il massimo di
quanto possono fare due poveri corpi mortali destinati alla putrefazione.
Entrai in medias res dicendole che dovevamo cogliere l’essere
spogliandoci del
divenire. Riconobbe la lezione platonica (1)
e mi diede dell’arricchito intellettuale per mescolare con una critica la gioia
del momento e attenuarla. Temeva forse l’invidia degli dèi. .
“ Sì dai miei autori ho ricavato un arricchimento
intellettuale- replicai- da te ricevo ricchezza di vita e di amore”
Ne ridemmo, ci
togliemmo i vestiti leggeri, e meravigliosamente ci conoscemmo.
Durante tutto il mese
seguente feci l’amore, di gran gusto, con Kaisa. Eppure non avevo dimenticato
Helena, la grande donna dell’anno precedente. Tendevo anche a una suvgkrisi~, a un giudizio comparativo, a
un confronto, come si fa tra le due amanti più significative della vita fino a
quel momento. Metodo comparativo anche nell’amore.
Helena non tradiva il suo
uomo, sebbene incinta, perché quando venne a letto con me non aveva ancora
deciso se tornare da lui e tenere il bambino; Kaisa invece, con quelle luci
turchine sulla pelle di giglio in mezzo alle negre chiome, occhi simili a laghi
montani, specchi del cielo sereno, cinti dall’alta corona delle pallide cime dolomitiche,
ombreggiati da densi boschi di abeti scuri situati tra l’acqua azzurra e le
pietre supreme , ebbene questa seconda donna importante della mia vita, tradiva
lo sposo con metodo, sia pure non senza qualche esplosione di follia amorosa,
come vedremo. Tuttavia in generale era molto attenta a simulare e soprattutto a
dissimulare: prima di entrare in camera mia aspettava che intorno ci fosse il
deserto, e io, pur con l’avambraccio destro ancora ingessato, nella sua stanza
potevo salire solo con goffe e ridicole acrobazie, attraverso la finestra, per
fortuna non alta, quando la notte era fonda, le luci dell’Università estiva
erano tutte spente, e ogni cosa taceva, a parte i nostri bisbigli e i sospiri
degli alberi accarezzati dal vento , o il canto di Danilo che era arrivato con qualche
giorno di ritardo e rientrava brillo per i sentieri del bosco.
Nemmeno noi, a dirla
tutta, ci facevamo mancare il vino che accostato a Venere era fuoco nel fuoco.
La storia di Kaisa potrebbe
chiudersi qui.
Potrei passare subito, caro
lettore, all’ultima narrazione della trilogia finlandese, quella di Päivi, la
ragazza dai lunghi capelli rosso castani, dai grandi occhiali scuri, dall’aria
pensosa, incontrata sotto l’alto tetto del megaron ombroso dell’Università di
Debrecen nel luglio del 1974.
Ma voglio trattenermi e
trattenerti ancora un poco nell’estate del
Spero di non annoiarti: so
bene che annoiare è il crimine degli imbecilli.
Nota
(1)
Il
filosofo deve cogliere l’essere (th'ς oujsivaς aJptevon) spogliandosi del divenire (genevsewς). Platone, Repubblica, 525 b).
Bologna
19 novembre 2025 ore 10, 53 giovanni ghiselli
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