sabato 1 novembre 2025

Un film che va visto.


Ho visto il film Bugonia di Yorgos Lanthimos. E’ un capolavoro. Vi si legge la condanna di tutti i genocidi commessi dalla parte peggiore dell’umanità.

Il genocidio in corso a Gaza da due anni non è il primo perpetrato dalla disumanità. E’ stato preceduto da un altro massacro, quello del 7 ottobre 2023, esecrando, criminale, giustamente esecrato, che però non giustifica l’uccisione di persone che con questo non c’entrano niente e sono 60 o 70 volte più numerose. Eppure tale tentativo di coonestare lo sterminio dei Palestinesi c’è stato e continua a esserci incredibilmente.  

Quello che rende il genocidio tuttora in corso particolarmente odioso è che infierisce anche sulle bambine e i bambini.

Poi il fatto che imperversi da 25 mesi senza che il governo che ordina la strage riceva sanzioni e divieti.

Il film di Lanthi  mos dunque racconta la soppressione della specie umana da parte degli alieni di Andromeda. Una di questi, interpretata dalla bravissima Emma Stone, enumera appunto i genocidi criminali commessi dai terrestri in tutte le epoche, quindi provoca la sparizione della nostra specie. Si vedono sopravvissuti un gatto, un cane e le api che tornano sui fiori. Dunque la bugonia è di fatto la continuazione del vivere animale e vegetale sulla terra grazie alla soppressione dell’umanità che ha condotto una vita contraria alla natura.

Bellissime le immagini finali che mostrano gli umani-disumani morti dappertuttto.

Riporto alcune testi monianze antiche relative al vivere umano.

Seneca afferma la naturalezza e la necessità dell'amore reciproco nell'Epistola 95:"natura nos cognatos edidit, cum ex isdem et in eadem gigneret; haec nobis amorem indidit mutuum et sociabiles fecit. Illa aequum iustumque composuit; ex illius constitutione miserius est nocere quam laediex illius imperio paratae sint iuvandis manus. Ille versus et in pectore et in ore sit:

homo sum, humani nihil a me alienum puto[9].

Ita habeamus: in commune nati sumus. Societas nostra lapidum fornicationi simillima est, quae, casura nisi in vicem obstarent, hoc ipso sustinetur" ( 95, 52, 53), la natura ci ha messi alla luce legati da parentela, poiché ci ha fatto nascere dai medesimi elementi e per i medesimi scopi; questa ci ha messo dentro un amore reciproco e ci ha reso socievoli. Essa ha disposto l'equità e la giustizia; secondo il suo ordinamento è più deplorevole recare danno che riceverlo, in conseguenza dei suoi ordini le mani siano pronte per quelli che hanno bisogno di aiuto. Ci stia sempre nel cuore e in bocca quel verso famoso:

sono uomo, e non mi sento  ostile a nulla di umano.

Facciamo questa considerazione: siamo nati per metterci a disposizione reciproca. La nostra società è molto simile a una volta di pietre che, destinata a cadere se non se lo impedissero a vicenda, proprio da questo fatto è tenuta in piedi.

 

Socrate nel Gorgia di Platone indica dikaiosuvnh e swfrosuvnh, giustizia e temperanza, come i bersagli cui deve mirare l'uomo buono che vuole essere felice, non permettendo che le passioni divengano sfrenate (507d - e).

E tra commettere ingiustizia e subirla, il male minore è subirla (mei'zon mevn famen kako;n to; ajdikei'n, e[latton de; to; ajdikei'sqai, 509c).

 

Ma, tornando a Seneca,  la ricerca della voluptas ha capovolto questo fatto naturale:"Homo, sacra res homini, iam per lusum ac iocum occiditur" (Ep. 95, 33), l'uomo, cosa sacra per l'uomo, oramai viene ucciso per gioco e per scherzo.   

 

 L'Antigone di B. Brecht afferma come quella sofoclèa di vivere per l'amore, non per l'odio, e al tiranno, che l'accusa di non vedere "il divino ordinamento dello Stato", ribatte:"Sarà divino, ma lo vorrei piuttosto/Umano, figlio di Meneceo, Creonte".

 

La legge naturale dell'amore è così forte che la sente anche la parte buona di Edipo "tiranno":" ajll j eij povlin thvnd  j ejxevsws j, ouj moi mevlei" (Sofocle, Edipo re , v. 443), ma se ho salvato questa città, non mi importa.

In tali espressioni gli eroi sofoclei sono "le macchie luminose" cui Nietzsche li assimila nella Nascita della tragedia [10].  

 

Disumano è assolutizzare i decreti della propria intelligenza o quelli del potere. Edipo re e Antigone di Sofocle

Il figlio di Laio nell'Edipo re  va in rovina   poiché non  comprende in tempo i limiti dell’intelligenza umana. della propria gnwvmh.

Uno dei centri ideologici del dramma è costituito dai versi 396 - 398:"arrivato io,/ Edipo, che non sapevo nulla, lo feci cessare/ azzecandoci con l'intelligenza -  gnwvmh/// kurhvsa"  -  e senza avere imparato nulla dagli uccelli".

 Il re di Tebe, diventato farmakov~,  comprenderà quanto limitata è la sua intelligenza attraverso la sofferenza che lo conduce alla trasfigurazione di Colono. "Edipo sta su un piano più alto di Creonte; e tuttavia precipita rovinosamente, perché anch'egli tenta di vivere in base al criterio secondo cui l'uomo sarebbe la misura di tutte le cose"[11]

 

Di questa idea attribuita a Protagora da varie fonti, diamo la formulazione del Cratilo (385e) di Platone:"w{sper Prwtagovra" e[legen levgwn -  - pavntwn crhmavtwn mevtron ei\nai a[nqrwpon", come diceva Protagora che l'uomo è misura di tutte le cose.

 

Sul significato di "amore" nel v. 523 dell’Antigone, - sumfilei'n -  sentiamo V. Ehrenberg: "Dobbiamo intendere il termine "amore" senza le posteriori implicanze erotiche o cristiane - come e[rw" o come ajgavph - , bensì concepirlo puramente come filiva, -  ed infatti tale è la sua designazione in questo passo - , qualora intendiamo captare una delle componenti che agiscono in seno alle leggi non scritte di Antigone. L'amore come filiva, come opposto rispetto all'"odio" o all'"inimicizia" (in greco designati con il medesimo termine), è un vincolo umano che forse appare più vicino all'amicizia che all'amore; esso costituisce il vincolo che unisce gli uomini ed è uno dei fondamenti su cui poggiava la società greca"[12].

 

“Le leggi non scritte e infallibili degli dei (a[grapta kajsfalh' qew'n novmima - , emanate da Zeus e da Dike che dimora presso gli dèi inferi”, si contrappongono, nella loro essenza eterna e divina, ai decreti (khruvgmata) di Creonte, i quali altro non sono che deliberazioni di un sovrano mortale”[13]

Dopo che la ragazza ha compiuto il gesto di ribellione, il despota le domanda

Kai; dh`t j  ejtovlmaς touvsd  j uJperbaivnein novmouς;” e allora osavi trasgredire queste leggi?"  (Sofocle, Antigone, v. 449).

Antigone risponde: “"Sì, infatti secondo me non è stato per niente Zeus il banditore di questo editto/né Giustizia che convive con gli dei di sotterra/determinò tali leggi tra gli uomini,/né pensavo che i tuoi bandi - khruvgmaq  j -  avessero tanta/forza che tu, essendo mortale, potessi oltrepassare/i diritti degli dei, non scritti e non vacillanti (a[grapta kajsfalh` qew`n novmima.)/Infatti non solo oggi né ieri, ma sempre/ sono vivi questi, e nessuno sa da quando apparvero (vv. 450 - 457)".

I versi 455 - 457 sono citati da Aristotele, quando nella Retorica distingue la legge particolare di ciascun popolo da quella comune secondo natura levgw (…) koino;n de; to;n kata; fuvsin (1373b). Tra queste c’è l’abitudine e la norma di seppellire i morti, poi quanto dice Empedocle a proposito di non uccidere i viventi, e quanto scrive Alcidamante[14] nel Messeniaco:” ejleuqevrou~ ajfh`ke pavnta~ qeov~, oujdevna dou`lon hJ fuvsin pepoivhken”, dio ci lasciò tutti liberi, la natura nessuno fece schiavo. 

Finita questa rassegna torno a ribadire che la storia umana è segnata e deturpata da innumerevoli atti di sadismo. I due menzionati sopra sono stati sotto gli occhi di tutti, questo di Gaza lo è ancora. I campi di sterminio di Hitler erano tenuti nascosti. Questo sterminio viene esibito e rivendicato da certi potenti. In Italia c’è chi lo minimizza  o addirittura lo nega. La mia speranza è riposta nei giovani e  nella cosiddetta gente comune che protesta nelle piazze. E’ gente per bene, a parte i pochi disturbatori violenti

 

[9]Terenzio,  Heautontimorumenos, v. 77.  Lo dice il vecchio Cremete al vecchio Menedemo, il punitore di se stesso

[10]Capitolo IX.

[11]V. Ehrenbeg, Sofocle e Pericle , p. 107.

[12]Op. cit.,  p. 50.

[13] Ibidem p. 50

[14] V-IV secolo

 

 

Bologna primo  novembre 2025 ore 9, 12 giovanni ghiselli

p. s.

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