sabato 1 novembre 2025

Dostoevskij Memorie del sotto suolo. Quattordicesima parte. La salvezza mancata .


L’uomo sta davanti a Lisa “soverchiato, infamato, ignominiosamente confuso” vergognoso della sua veste da camera sbrindellata. Anche lei era confusa. L’approccio domestico tra i due disgraziati non funziona e non funzionerà, diversamente da quello tra l’assassino Raskolnikov e la prostituta Sonia in Delitto e castigo dove i due si salvano a vicenda.

La fece sedere ma “l’ngenuità della sua attesa mi fece montare in bestia”, commenta. C’è sempre una bestia in agguato dentro di lui. Pensò di fargliela pagare. Poi dice, mentendo, che non si vergogna della sua povertà, anzi se ne vanta.  Quindi manda Apollon a comprare “del tè e dieci biscotti”. Lo accompagna alla porta e si domanda: “E se me ne scappassi, così come sono, in veste da camera, all’avventura, succeda quel che può?

Poi torna vicino a Lisa che lo guardava con inquietudine.  Restarono in silenzio finché: “Lo ucciderò- gridai a un tratto, picchiando il pugno sul tavolo facendo schizzare l’inchiostro fuori dal calamaio” Poi ripeteva l’ucciderò “picchiando sul tavolo come un in

demoniato, eppure al tempo stesso rendendomi perfettamente conto di quanto fosse stupido entrare in quel furore” 147.

 Il fatto è che vuole prendere tempo prima di ascoltare la ragazza.

L’uomo da uccidere sarebbe il suo boia, cioè Apollon.

“E all’improvviso scoppiai in lacrime”. Deve fare ogni tipo di scena pur di non affrontare l’argomento per il quale è venuta Lisa. Chiede dell’acqua pur non avendone bisogno “ma, come suol dirsi, rappresentavo una parte, per salvare le convenienze.

Lisa porta l’acqua, Apollon il tè.

“Lisa, mi disprezzi?”, dissi guardandola a bruciapelo.

Sembra un corteggiamento rovesciato: per farla scappare.

 

A una che aveva delle mire su di me e non mi piaceva dicevo di essere anaffettivo. Lo ero con lei ma non me la sentivo di dirle che non mi garbava punto.

 

Il nostro dice a Lisa con rabbia “bevi il tè”, poi “un terribile furore contro di lei ribollì nel mio cuore. L’avrei ammazzata. E’ lei la causa di tutto, pensavo”. Cerca di evitare le responsabilità e non ha capito che la vita fa le sue esperienze ed è lei che sceglie.

La ragazza finalmente cerca di aprire il discorso per il quale è venuta. Cerca un redentore che salvi la peccatrie: “Io di laggiù voglio andarmene completamente”. L’uomo ritiene che l’esordio è pessimo ma nello stesso tempo prova pietà “della sua goffaggine e della sua inutile franchezza”.

Ma qualcosa di difforme soffocò la pietà. Lisa capisce che tra loro non funziona e domanda: “

 Vi ho forse disturbato?”.

In effetti aveva dato uno scossone al falso equilibrio dell’uomo.

“A quel primo ribellarsi della dignità offesa, subito tremai di rabbia e proruppi: “Perché sei venuta da me, rispondi, rispondi!”

Ma si risponde da solo: “Te lo dico io, comare.  Sei venuta perché ti dissi allora delle cose commoventi. E tu ti sei intenerita e adesso rivuoi sentire le cose commoventi. Ebbene sappi, sappi che allora ti prendevo in giro”148.

 

 Pensate a quanti ci prendono in giro e mentono perché  resti saldo il sistema che li fa sentire sicuri. Ignoranti che non sanno fare niente ma vengono trattati bene perché il loro cattivo esempio è seguito da molti ed è funzionale a questo sistema.

 

L’uomo del sottosuolo non vuole essere disturbato da sentimenti diversi dall’odio. Spiega che era stato offeso dal gruppo di uomini che si era recato al bordello prima di lui. Sicché voleva vendicarsi dell’offesa ma con quelli non poteva: “mi capitasti tu fra i piedi e io riversai la mia rabbia su di te e ti presi in giro”.

 

Succede spesso tra le persone cattive e vili. Gente maltrattata dalla vita che se ne consola maltrattandone altra più debole e disgraziata.

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“Ero stato umiliato, volli umiliare a mia volta; m’avevano trattato come uno straccio, e anch’io volli mostrare il mio potere. Ecco come sta la cosa, e tu già pensavi che io fossi venuti a bella posta per salvare te? Eh? Non l’hai pensato? Non l’hai pensato?

 

Questo disgraziato quarantenne  invece non ha pensato che salvando quella creatura che poteva essere sua figlia avrebbe salvato se stesso. Personalmente me ne accorsi a 25 anni quando cominciai a insegnare: educando i bambini delle medie educavo me stesso e mi curavo l’anima.

 

Bologna primo novembre 2025 ore 11, 02 giovanni ghiselli

p. s.

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