Sono arrivato a commentare
metà del denso libro di Cacciari.
Anticipo qui, del capitolo quarto che seguirà, una affermazione il cui
senso ho sempre avuto presente, nel cervello e nel cuore, da quando mi sono
applicato, da educatore, allo studio dei classici. Ho cercato, e cerco tuttora,
di educare me stesso e i miei allievi di età varia.
La prova più ardua della
filologia sta nel “comprendere con la stessa cura con cui ascolta l’autentica voce
dei classici quel testo che è l’esserci
umano nel suo esprimersi, nei suoi ‘abiti’ effettuali (…) Se non si ficca l’occhio
nell’esserci dell’animale incurabilis,
il nostro Umanesimo diverrà consolante, sedentaria erudizione” (La mente inquieta, Saggio sull’Umanesimo,
p. 55)
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