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L’approccio comparativo alle letterature antiche. Appendice
Percorso della conferenza che tenuta il 26 gennaio 2019 per la Valent Academy centro studi internazionali di Milano con la partecipazione di studenti e professori del liceo Manzoni
L’approccio comparativo alle letterature antiche
Introduzione alla metodologia dell’insegnamento delle lingue e letterature greca e latina con taglio europeo e topologico
APPENDICE
Le Erinni nell’Orestea
di Eschilo e in La riunione di Famiglia di T. S. Eliot:
La necessità dei
classici
The family reunion by T. S. Eliot contains echoes and quotations from Aeschylus. The fear
is continually recalled and deprecated by the chorus, which consists of two
sisters and two brothers in law of Amy, widow and painful mother of Harry, the
new Orestes.
The fear turns to be comprehension to Harry, Agatha the clairvoyant
aunt, and Mary, the clever cousin. Also, the pain helps to foster
understanding, as it occurs in Aeschylus's Agamemnon (v. 177). Finally, Harry
doesn’t flee from the Erinyes but follows the Eumenides: “Let us lose no time. I will follow
“(II, 2).
The family reunion di T. S. Eliot è
commentato attraverso il metodo comparativo. Le traduzioni del greco del latino
e dell’inglese in italiano sono mie.
Il testo inglese utilizzato è: T. S. Eliot, The Family Reunion, first
published in 1939 by Faber and faber Limited. First published in this edition
1963.
Percorso intero
della conferenza tenuta a Padova (Palazzo del Bo - Aula I. Nievo) il 24 maggio
2018.
Introduzione
Questo percorso
commenta The family reunion di T. S. Eliot attraverso un metodo
comparativo.
Vengono presentati
continui confronti con le tragedie di Eschilo, Sofocle, Euripide e di Seneca,
con particolare attenzione alla trilogia eschilea Agamennone, Coefore,
Eumenidi.
È stato
evidenziato il tema della paura non senza il rilievo che questa può avere aspetti
positivi ed essere funzionale all’ordine nella polis. Lo notano tanto le Erinni
(vv. 517 - 519) quanto Atena (vv. 698 - 699) nelle Eumenidi che concludono
l’Orestea rappresentata ad Atene nel 458.
Lo ripeterà
Sallustio nel Bellum Iugurthinum (Metus hostilis in bonis artibus civitatem
retinebat. Sed ubi illa formido mentibus decessit, scilicet ea quae res
secundae amant, lascivia atque superbia incessere, 41).
Nel dramma di
Eliot la paura è diffusa, è parte dell’aria, persino del tempo atmosferico carente
di luce e calore, e viene ripetutamente deprecata dal Coro alla fine della
parte prima (“I am afraid of all that has happened, and of all is to come”, “ho
paura di tutto quello che è accaduto e di tutto quello che ha da venire”) non
senza del resto che la coreuta Ivy affermi di volere combattere contro il più
indecoroso terrore (“This is a most undignified terror, and I must struggle
against it”, I, 3).
Il Coro è formato
da Ivy, Violet, Gerald, Charles, due sorelle e due cognati di Amy, la madre dolorosa
di Harry, il nuovo Oreste.
In The family
reunion la paura viene superata quando diventa conoscenza e comprensione nei
personaggi di Harry, Agatha la zia intelligente, e Mary una cugina, i tre del gevno" che vogliono e
possono capire.
Agli altri, gli
obnubilati, rimane la paura della verità, dell’ ajlhvqeia che è non latenza,
disvelamento. Vivono come assopiti temendo di conoscere ognuno se stesso, di
abbandonare l’identità gregaria dedotta dal loro ambiente e di acquistarne una
personale.
Oltre la paura
anche il dolore è funzionale alla comprensione tanto nella trilogia di Eschilo
quanto nel dramma di Eliot. Lo afferma il coro di vecchi argivi nella Parodo
dell’Agamennone: tw/' pavqei mavqo" (v. 177),
“attraverso la sofferenza si giunge alla comprensione”. Il percorso intero
indica diverse occorrenze di questa densa gnwvmh. Per esempio Admeto che ha
chiesto il sacrificio della giovane moglie Alcesti, poi ne soffre la mancanza e
dice: “lupro;n
diavxw bivoton a[rti manqavnw” (v. 940),
Amy, la madre di
Harry e di altri due figli minori in tutti i sensi, John e Arthur, è il
personaggio più oppresso dal dolore e attribuisce lo strano comportamento del
primogenito, che al pari di Oreste vede spettri, al clima nebbioso e alla
stanchezza del viaggio. Harry è tornato dopo un’assenza di anni. Nell’ultimo
periodo di vagabondaggio ha perduto la moglie caduta dalla nave nel mare, non
si sa come. Agatha, la sorella di Amy capace di intendere Harry, suggerisce al
nipote di comprendere quello che ancora non ha capito: è la via verso la
libertà: “There is more to understand: hold fast to that as the way to freedom”
(I, 1).
In una scena
successiva, dopo vari accadimenti, e visioni di Erinni con una ripresa testuale
delle Coefore, Harry dice che non è certo di non avere spinto in mare dalla
nave la moglie annegata (“Perhaps I only dreamt I pushed her” II, 2).
1 - Harry: “no,
no, non lì, laggiù. Voi non le vedete, ma io le vedo, ed esse vedono me”. “You don’t see them, but I see them, and they see me”
(I, 1).
Con parole simili
Oreste nelle Coefore si rivolge al Coro delle portatrici di libagioni: uJmei'"
me; n oujc oJra'te tavsd j, ejgw; d j oJrw' - ejlauvnomai de; koujkevt j a]n
meivnaim j ejgwv
(1061 - 1062), “voi non le vedete ma io le vedo, sono sospinto e non posso più
restare”. Questi due versi sono posti da Eliot come epigrafe di
Sweeny agonistes, Fragments of an Aristophanic Melodrama: “you don’t see them,
you don’t - but I see them: they are hunting me down, I must move on”.
Agatha
risponde che loro non hanno scritto un racconto “di delitto e castigo” “of
crime and punishment, but of sin and expiation”, “ma di peccato e di
espiazione” (II, 2). Però prima di espiare il peccato, per espiarlo, è
necessario conoscerlo.
Talvolta è il
peccato stesso che si agita e si adopera in vario modo per giungere alla
coscienza.
“It is certain that the knowledge of it must precede the expiation. It is possible
that sin may strain and struggle in its dark instinctive birth, to come to
consciousness and so find expurgation”, “è possibile che il peccato si sforzi e
lotti nella sua oscura nascita istintiva, per arrivare alla coscienza e così
trovare purgazione ”.
2 - Nell’Orestea di Eschilo il matricida deve
andare a Delfi, poi ad Atene per sapere che cosa significhi il suo peccato.
Pure Edipo deve fare una lunga indagine su se stesso nell’Edipo re di Sofocle.
Nell’Edipo a Colono anche per lui le Erinni diventeranno Eumenidi
Può darsi che tu sia la coscienza della tua
famiglia infelice, aggiunge la zia veggente, “il suo uccello mandato in volo
attraverso la fiamma purgatoriale”, “its bird sent flying through the
purgatorial flame”. Harry allora si sente felice, come se la felicità
consistesse “in una visione diversa”, “in a different vision. This is like an end”, “questo è come un fine” (II, 2).
È la
visione delle essenze, di quello che realmente è.
Agatha aggiunge: “the burden’s yours now, yours - the burden of all
family. And
I am little frightened”, “il fardello di tutta la famiglia ora è tuo e io sono
un poco impaurita”. Ma il nipote fatica a immaginare la paura di questa zia:
“You, frightened! I can hardly imagine it, e
comincia a comprendere: I only now begin to have some understanding of you, and
of all of us”.
3 - Alla fine
dell’Antigone di Sofocle il Coro sentenzia: pollw'/ to; fronei'n
eujdaimoniva" - prw'ton uJpavrcei (1347 - 1348), “il comprendere è di gran
lunga il primo requisito della felicità”.
Agatha è la mente più lucida della famiglia e
l’unica che capisce il nipote. Entrambi hanno la capacità di vedere e capire i
segni mandati da fuori, hanno la visione totale che T. S. attribuisce a Tiresia
nella nota al verso 218 del poema La terra desolata: “Ciò che Tiresia vede è la
sostanza del poema”. Sono i segni che gli ottenebrati non possono o non
vogliono vedere: come succede a Creonte nell’Antigone e pure a Edipo
finché non giungono prima alla catastrofe che li rende capaci di intendere.
4 - a[xi
j oudenov"
(Edipo re, 972) “non valgono nulla”, dice Edipo dei responsi oracolari che
gli profetizzavano il destino
Harry ha capito e
ha vinto la paura. Quando le Eumenidi appaiono per l’ultima volta, il giovane
si rivolge a loro con queste parole: “You cannot think that I am surprised to
see you”, “non crediate che io sia sorpresi di vedervi”, “and you shall not
think that I am afraid to see you”, “e non crediate che abbia paura di
vedervi”. “Questa volta siete reali, siete fuori di me e perciò
sopportabili”, “this time you are real, this time you are outside me, and just
endurable”. “Pensavo
di sfuggirvi venendo qui dove voi invece mi aspettavate (II, 2).
5 - Si può pensare
alla canzone Samarcanda di Vecchioni.
Ora finalmente
vedo che vi sto seguendo”, “now I see at last that I am following you”, “e che
può esserci un solo itinerario e una sola destinazione”. “Let us lose no time.
I will follow”.
Pure Oreste giunto
sull’acropoli di Atene non ha più paura delle Erinni: le affronta senza
rinnegare le proprie azioni, compreso il matricidio con il quale ha vendicato
il proprio padre: e[kteina, touvtou d j ou[ti" a[rnhsi"
pevlei
(Eumenidi, 588), l’ho uccisa e di questo non c’è negazione.
Oreste rivendica
dignità al proprio delitto, come Prometeo.
6 - “Io sapevo
tutto questo: di mia volontà, di mia volontà ho compiùto la trasgressione, non
lo negherò”, eJkw;n eJkw; n h{marton, oujk ajrnhvsomai (Prometeo
incatenato, v. 266).
Segue l’analisi
della tragedia che verrà pubblicata negli atti del convegno.
FINE
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