Guercino, Morte di Didone |
La fobia dell'amore e del sesso
Tentativi di riabilitazione
Nel
IV libro dell’Eneide Didone
“s’ancise amorosa”[12],
ma già nelle opere precedenti Virgilio fa bruciare,
soffrire e lottare per amore non solo gli uomini e le donne, ma anche
gli animali che sono omologati agli umani nel patimento erotico.
Fanno
eccezione le api le quali hanno un costume che desta meraviglia in
quanto non si concedono all'accoppiamento né sciolgono neghittose i
corpi in Venere né producono la prole con le
doglie: "quod neque
concubitu[13] indulgent
nec corpora segnis[14]/in
Venerem solvunt aut fetus nixibus edunt "
(Georgica
IV ,
vv. 198-199). Nell'ecloga II il pastore
Coridone arde d'amore per il bell'Alessi. (Formosum
pastor Corydon ardebat Alexin,
1) che non ha pietà di lui. Fin dalle Bucoliche Virgilio
è il poeta dell'amore infelice e luttuoso, il cantore della passione
sulla quale si proietta un'ombra di morte: "O crudelis Alexi, nihil mea carmina curas?/nil nostri miserere? Mori
me denique coges"
(vv. 6-7), o crudele Alessi, non ti curi dei miei canti? non hai
compassione di me? Infine mi costringerai a morire , sospira
l'innamorato ardente.
Coridone
non ha tregua dall'ardore amoroso nemmeno quando il bestiame e, con
motivo teocriteo[15] perfino
i ramarri, riposano al fresco: "Nunc
etiam pecudes umbras et frigora captant / Nunc viridis[16] etiam
occultant spineta lacertos" (vv.
8-9), ora anche il bestiame cerca di prendere le ombre e il fresco,
ora i rovi spinosi nascondono perfino i verdi ramarri.
Alla
fine della II bucolica il tramonto raddoppia le ombre ma
non concede pausa all'ardore di Coridone e alla passione che trascina
ciascuno sconvolgendo ogni misura: "…trahit
sua quemque voluptas... et
sol crescentes decedens duplicat umbras;/me
tamen urit amor: quis enim modus adsit amori?"
(v.65 e vv. 67-68). Chi è afferrato da Eros ignora la
giusta misura siccome l'amore è follia: "A
Corydon, Corydon, quae te dementia cepit!",
v. 69.
Nella Georgica III, che
tratta l'allevamento del bestiame, la conflagrazione amorosa
riguarda, oltre gli umani, anche gli
animali: "Carpit
enim vires paulatim uritque videndo/ femina, nec nemorum patitur
meminisse nec herbae/ dulcibus illa quidem inlecebris et saepe
superbos/cornibus[17] inter
se subigit decernere amantis[18]"
(v. 215-218) logora infatti le forze a poco a poco e li
brucia guardandoli la femmina, e non lascia che si ricordino dei
boschi né dell'erba, ma quella certo li attira con dolci seduzioni e
spesso costringe i fieri pretendenti a combattere con le
corna.
Tale
istinto è uguale per tutte le creature viventi: "Omne
adeo genus in terris hominumque ferarumque/et genus aequoreum,
pecudes pictaeque volucres/ in furias ignemque ruunt: amor omnibus
idem "(vv.
242-244) così ogni specie sulle terre di uomini e di animali, e la
razza marina, il bestiame e gli uccelli colorati si precipitano in
ardori furiosi, amore è lo stesso per tutti.
Esso
accresce la ferocia delle belve: "Tempore
non alio catulorum oblita leaena/saevior erravit campis nec funera
volgo/tam multa informes ursi stragemque dedere/per silvas; tum
saevos aper, tum pessima tigris;/heu, male tum Libyae solis erratur
in agris"
(vv. 245-249), in nessun altro tempo, dimentica dei cuccioli, la
leonessa ha errato più furiosa per le pianure, né tanti lutti e
strage sparsero gli orsi orribili per le selve; allora il cinghiale è
furioso, allora la tigre è più feroce che mai; ahi allora si vaga
con rischio nei campi deserti della Libia.
Nella
letteratura italiana Boccaccio, in
un brano di chiara derivazione virgiliana, fa descrivere
l'invasamento erotico e bellicoso degli animali dalla dea Venere che
vuole convincere Fiammetta ad assecondare la sua passione amorosa e
adulterina: "ne' boschi li timidi cervi, fatti tra sé feroci
quando costui[19] li
tocca, per le disiderate cervie combattono, e, mugghiando, delli
costui caldi mostrano segnali; e i pessimi cinghiari [20],
divenendo per ardore spumosi, aguzzano gli eburnei denti; e i leoni
africani, da amore tocchi, vibrano i colli"[21].
Torniamo
a Didone la quale, poco dopo avere visto Enea, è già "infelix
pesti devota futurae"
(Eneide,
I, 712), disgraziata, consacrata alla rovina imminente: infatti dopo
un altro po’ di tempo lo ama, spiritualmente e carnalmente, quindi
muore suicida "misera
ante diem"
(IV, 697), disgraziata prima del suo giorno, maledicendo l’amante e
i suoi discendenti.
L’amore
spesso ferisce e brucia.
Nel Pervigilium
Veneris[22] che
celebra l'inizio della primavera e la potenza di Afrodite, Amore è
in vacanza ("feriatus
est amor ",
v. 31) perciò gli è stato ordinato di andare inerme, di andare
nudo:"neu
quid arcu, neu sagitta, neu quid igne laederet "
(v. 33), per non ferire qualche creatura con l'arco, con la saetta,
con il fuoco. Eppure, avverte l'autore, o l'autrice, "Nymphae,
cavete, quod Cupido pulcher est:/ totus est in armis idem quando
nudus est amor "
(vv. 34-35), guardatevene o Ninfe, poiché Cupido è bello: ed è
tutto armato anche quando è nudo Amore.
In Love’
s labour’s lost[23] di
Shakespeare, lo spiritoso Berowne che era stato la frusta dell’amore
(love’s
whip),
il fustigatore degli innamorati, si innamora di Rosaline e interpreta
questa sua contraddizione come una punizione di Cupido:“it is a
plague-That Cupid will impose for my neglect-Of his almight dreadful
little might”” (III, 1), è una peste che Cupido vuole
infliggermi perché ho trascurato il suo onnipotente, tremendo,
piccolo potere.
La
pessima fama di Eros non è assente dalla prosa. Platone rappresenta
Sofocle come un vecchio[24] pentito
del sesso: Cefalo riferisce di essere stato presente quando un
tale domandò al poeta di Colono:"pw'"...e[cei"
pro;" tajfrodivsia; e[ti
oi|ov" te ei\ gunaiki; suggivgnesqai;", come
ti va nelle cose d'amore? sei ancora capace di congiungerti con una
donna?
Quindi
il tragediografo rispose: "eujfhvmei
w\ a[nqrwpe: aJsmenevstata mevntoi aujto; ajpevfugon, w{sper
luttw'ntav tina kai; a[grion despovthn ajpodrav""
(Repubblica ,
329c), sta' zitto tu, infatti con grandissima gioia me ne sono
liberato, come se fossi fuggito da un padrone furente e selvaggio.
La
vecchiaia, commenta il padrone di casa, significa dunque un liberarsi
da moltissimi tiranni numerosi e pazzi: "despotw'n
pavnu pollw'n e[sti kai; mainomevnwn ajphllavcqai"
(329d). Tra questi, in primis, Eros.
Questo
anatema di Sofocle viene riptuto non senza compiacimento da Catone il
Vecchio nel De
senectute di Cicerone :" Bene
Sophocles, cum ex eo quidam iam affecto aetate quaereret utereturne
rebus veneriis:"Di meliora! inquit; libenter vero istinc sicut
ab domino agresti ac furioso profugi "
(14), opportunamente Sofocle quando, già vecchio e fiaccato dagli
anni, un tale gli chiedeva se facesse ancora del sesso, disse: dio ne
scampi, volentieri invero sono scappato di lì come da un padrone
selvaggio e furioso!
Nella
stessa opera il piacere dei sensi in generale viene
smontato:" impedit
enim consilium voluptas, rationi inimica est, mentis, ut ita dicam,
praestringit oculos, nec habet ullum cum virtute commercium "
(12), in effetti il piacere impedisce il giudizio, è nemico della
ragione, abbaglia, per così dire, gli occhi della mente e non ha
alcun rapporto con la virtù.
Di
fatto, ancora negli anni Cinquanta del Novecento, la pretaglia delle
parrocchie di Pesaro diceva ai ragazzini che se uno pensava troppo
alle femmine umane, fino a “toccarsi”[25],
diventava cieco, e non solo di mente. Tutta gente che non aveva più
abbastanza corpo per soddisfare l'anima e si rifiutava
di ammetterlo.
Il
cristianesimo " diede
a Eros del veleno da bere: egli non ne morì, ma degenerò in
vizio"[26]. Non
solo il cristianesimo che è "un
platonismo
per il popolo"[27] .
Leopardi
trova che l’essenza del Cristianesimo sia “il fare che
l’esistenza non s’impieghi, non serva ad altro che a premunirsi
contro l’esistenza: e…il migliore, anzi l’unico vero e perfetto
impiego dell’esistenza si è annullarla quanto è possibile
all’ente…il detto scopo dev’essere la nonesistenza.
Assolutamente nell’idea caratteristica del Cristianesimo,
l’esistenza ripugna e contraddice per sua natura a se
stessa”[28].
L’imperatore
Giuliano nel dramma di Ibsen dice: “tutto ciò che è umano è
stato vietato da quando il veggente di Galilea ha preso a governare
il mondo” (L’Apostasia
di Cesare,
atto V)
Cerchiamo
qualche spiegazione di questa congiura contro l’amore, quindi
tentiamo una difesa dell'amore e del sesso.
D.
H. Lawrence[29] scrive:"C'è
un desiderio incoffessato, implacabile, dietro a tutte le teorie del
sesso. Ed è desiderio di annullare, di cancellare completamente il
mistero della bellezza. (…) La scienza ha una misteriosa
avversione per la bellezza, in quanto non riesce a sistemarla
adeguatamente nella visione che essa ha del mondo come serie di cause
ed effetti. La società a sua volta ha una misteriosa avversione
per il sesso, in quanto interferisce perpetuamente con la
organizzazione bene ordinata che l'uomo sociale ha inventato per fare
quattrini. Le due avversioni si assommano e ne risulta che il
sesso e la bellezza sono soltanto espressioni dell'istinto di
riprodursi. E allora diciamolo: il sesso e la bellezza sono una cosa
sola, come la fiamma e il fuoco. Se provi odio per il sesso, lo provi
anche per la bellezza. Se ammiri la bellezza vivente,
provi rispetto anche per il sesso…La sventura della nostra civiltà
deriva dall'odio morboso che proviamo per il sesso"[30].
Tutto ciò che è morboso è contro la vita.
Sentiamo
una riflessione di Giacomo Casanova, personaggio di La
recita di Bolzano:“Ma
qual era dunque il morbo? Riflettè. Quindi, solo nella stanza, disse
a voce alta: l’egoismo. Dietro ogni mal d’amore si udiva sempre
la vocina stridula dell’egoismo, che cercava di salvare quanto
poteva e pretendeva tutto ciò che un essere umano può pretendere da
un altro, possibilmente senza dover offrire in cambio nulla di
autentico e di sostanziale”[31].
Ricordo
anche Marcela Serrano[32],
una delle nuove voci della narrativa sudamericana: "
Sai una cosa? Penso all'amore. Tutto, gira e rigira, ha a che vedere
con questo sentimento così comune, fantastico, alienante,
sopravvalutato, raro. Ho l'impressione che tutte quante, senza
rendercene conto, siamo ferme davanti al nocciolo del dramma di
questi tempi, uno dei dilemmi fondamentali di questa fine secolo: la
mancanza di un punto d'incontro tra i due sessi"…E' tutto
molto moderno. Com'è frigida questa modernità…In tutto e per
tutto frigida. Al giorno d'oggi il grande sconfitto è l'amore… Il
sistema vuole escludere l'amore e il piacere. Allora bisogna
abbattere il sistema, Floreana, come vecchi rivoluzionari"[33].
Wilhelm
Reich considera il terrorismo sessuale inflitto ai bambini come
un'arma che ammorba la vita erotica e nello stesso tempo annienta per
sempre la loro indipendenza: "L'inibizione morale della
sessualità naturale del bambino, la cui ultima tappa è una grave
limitazione della sessualità genitale del
bambino piccolo, rende quest'ultimo pauroso, timido, timoroso
dell'autorità, ubbidiente, "buono" ed "educabile"
in senso autoritario: l'inibizione morale paralizza, perché ormai
ogni impulso libero e vivo è affetto da grave paura e provoca,
attraverso la proibizione del pensiero sessuale, una generale
inibizione del pensiero e una incapacità critica; in breve il suo
obiettivo è la creazione di un suddito che si adatti all'ordine
autoritario e lo subisca nonostante la miseria e
l'umiliazione"[34]. Kritikov" deriva
da krivnw,
"giudico"; ebbene per giudicare ci vuole esperienza,
altrimenti non si tratta di giudizio ma di pregiudizio: è il caso di
Demea, il fratello all'antica, catoniano, degli Adelphoe ,
come viene interpretato da Micione, l'altro fratello, lo zio
liberale, politicamente corretto si direbbe oggi:" Homine
imperito numquam quicquam iniustiust,/qui nisi quod ipse fecit nil
rectum putat "
(vv. 98-99), Non c'è mai niente di più ingiusto di un
uomo senza esperienza che considera tutto sbagliato tranne quello che
ha fatto lui.
Non
solo il cristianesimo si è adoperato per l'infibulazione
mentale delle nostre donne e la castrazione spirituale di noi maschi.
Orwell in 1984 fa
un discorso più ampio descrivendo un regime repressivo, tra l'altro,
della libertà erotica poiché l'astinenza sessuale produceva
isterismo il quale " si poteva facilmente trasformare
nell'infatuazione per la guerra e nell'adorazione dei capi…Il
partito cercava con ogni mezzo di annullare l'istinto sessuale,
ovvero, nel caso in cui non fosse riuscito ad annullarlo, di
pervertirlo e insudiciarlo" (p. 70)
Ma
c'è una ragazza, Jiulia, che comprende e si ribella facendo l'amore
con gioia, e spiega: “Quando fai all'amore, spendi energia; e dopo
ti senti felice e non te ne frega più di niente. Loro non possono
tollerare che ci si senta in questo modo (...) Tutto questo
marciare su e giù, questo sventolio di bandiere, queste grida
di giubilo non sono altro che sesso che se ne va a male, che diventa
acido. Se sei felice e soddisfatto dentro di te, che te ne frega del
Grande Fratello e del Piano Triennale, e dei Due Minuti di Odio, e di
tutto il resto di quelle loro porcate?"[35].
Spogliandosi
questa ragazza bruna "faceva un gesto magnifico, proprio quello
stesso magnifico gesto dal quale sembra che venga distrutta tutta
intera una civiltà" (p.133). Il protagonista del
romanzo, Winston, vede nell'istinto della donna sensuale "un
colpo inferto al Partito (...) un atto politico". Quando la sua
giovane amante si spoglia infatti la osserva pieno di ammirazione,
quindi le dice:"Sta' a sentire. Con più uomini sei stata e più
ti voglio bene. Hai capito?"[36].
La
fobia del sesso fa parte della propaganda di qualsiasi
regime. L'odio dell'amore si volge facilmente in amore per la guerra.
Infatti
nella Lisistrata[37],
che in questa vigilia di guerra[38] gruppi
di femministe stanno rappresentando in alcune città americane, la
protagonista afferma che se Eros glukuvqumo",
delizioso, e Afrodite, spireranno desiderio sui seni e le cosce delle
femmine e infonderanno nei maschi una piacevole tensione e turgore di
clave (rJopalismouv" ),
le donne un giorno tra i Greci saranno chiamate Lisimache (vv.
551-553), ossia dissolvitrici di battaglie. Del resto lo stesso nome
parlante della protagonista eponima significa "colei
che dissolve l'esercito". Qui il discorso funziona a rovescio
rispetto a quello di Orwell: nel suo romanzo gli umani
vengono inibiti sessualmente perché vogliano fare la guerra; nella
commedia antica i maschi devono smettere di fare la guerra, se
vogliono fare l'amore con le loro donne. La parola d'ordine di
Lisistrata è "bisogna astenersi dal bischero!"(v. 124).
Una situazione che la guerra rende comunque
necessaria:"monokoitu'men dia;
ta;" stratiav" "
(v. 592), dormiamo sole a causa delle spedizioni militari, lamenta la
stessa Lisistrata, la quale aggiunge che le donne vengono
particolarmente penalizzate da queste assenze dovute alla guerra
oramai ventennale, poiché per loro il tempo opportuno è breve (th'"
de; gunaiko;" mikro;" oJ kairov" ,
v. 596) : l'uomo quando torna, anche se è canuto, sposa una
giovinetta, mentre l'attempata nessuno la vuole più, e resta seduta
a fare pronostici (vv. 596-597).
Anche
in questa commedia, come ai nostri giorni, le pacifiste sono accusate
di tramare in favore della tirannide:"ajlla;
tau'q j u[fhnan hJmi'n, w\\||ndre", ejpi; turannivdi"
(v. 630), ma ci imbastirono queste trame, signori, in favore della
tirannide.
“In
commedie quali la Lisistrata e
le Donne
in assemblea di
Aristofane le donne compaiono come portatrici di una potenziale
redenzione dellumanità, su basi comunitarie, al di fuori della
familia, al di fuori delle leggi sociopolitiche che governano la vita
della città”[39].
Guidorizzi trov qualche cosa di questo genere anche nelle Baccanti. “
Il culto di Dioniso fonda dunque un mondo “altro” rispetto a
quello faticosamente costruito all’interno della ittà, di
un’alterità che è nello stesso tempo psicologica e sociale: un
mondo che si proclama più semplice e felice, quello che un
messaggero stupefatto descrive al re narrando di baccanti che fanno
scaturire acqua e miele dalla terra”[40].
La
repressione sessuale è funzionale al potere, a qualsiasi potere:"Il
padre primigenio vietava ai propri figli il soddisfacimento dei
desideri sessuali diretti; li costrinse all'astinenza e perciò a
quei legami emotivi con lui stesso e fra loro che potevano scaturire
dagli impulsi la cui meta sessuale era inibita…Il capo della massa
è ancor sempre il temuto padre primigenio, la massa continua a voler
essere dominata da una violenza senza confini, è sempre sommamente
avida di autorità, ha, secondo l'espressione di Le Bon, sete di
sottomissione…Le pulsioni sessuali inibite nella meta hanno su
quelle non inibite un grande vantaggio funzionale. Non essendo
propriamente capaci di soddisfacimento completo, risultano
particolarmente idonee a creare legami duraturi"[41].
In
chiusura di scheda voglio mostrare una completa riabilitazione
di Amore da tante calunnie attraverso alcune parole di Agatone
nel Simposio platonico:
Eros è il più felice, il più bello e il più nobile fra tutti gli
dèi. Ed è anche il più giovane, sicché non derivano da
Amore le mutilazioni dei tempi primordiali di cui parlano Esiodo e
Parmenide, anzi, se ci fosse stato lui, non sarebbero avvenute
quelle ejktomaiv,
castrazioni vere e proprie, né incatenamenti reciproci, desmoi;
ajllhvlwn,
e molte altri prevaricazioni anche violente kai;
a[lla polla; kai; bivaia (195c),
ma solo amicizia e pace, come ai tempi nostri, da quando Amore regna
tra i numi. Inoltre egli è delicato: aJpalov" ,
tant'è vero che cammina e si ferma sulle entità più
tenere: infatti ha fondato la sua dimora nei caratteri e nelle anime
degli dèi e degli uomini. Anzi ripudia le anime dure e rozze.
Inoltre possiede tutte le virtù, compreso il coraggio: infatti
neppure Ares tiene testa a Eros (196d) che viceversa tiene in pugno
il dio della guerra. Che è poi quanto sosterrà anche l'inno a
Venere di Lucrezio (De
rerum natura,
I, 29-40).
----------------------------------------------------
[12] Dante, Inferno,
V, 61.
[13] Concubitu: forma
di dativo che si trova anche nella prosa classica.
[14] segnis=segnes con
funzione predicativa.
[15]Cfr.
VII, Le Talisie , 22.
[16] =virides.
[17] In
questi versi l'istinto amoroso si associa non solo al fuoco ma anche
a Eris.
[18] =amantes.
[19]Amore
[20] Da
confrontare con "tum pessima tigris " e " tum
saevos aper " visti sopra ( Georgica III , v.
248)
[21] Elegia
di Madonna Fiammetta , ( del 343-1344) cap. 1. E'
questa una lunga lettera che la protagonista scrive idealmente a
tutte le donne innamorate.
[22] La
veglia di Venere, un carme anonimo, compreso nell'Anthologia
latina , di novantatré versi (tetrametri trocaici
catalettici), di età e attribuzione incerta, dal II secolo d. C. ,
al IV, al VI; da Floro, a Tiberiano, a un'autrice anonima.
[23] Del
1595.
[24] La Repubblica di
Platone è ambientata al Pireo, in casa del meteco Cefalo, padre di
Lisia e Polemarco, nella primavera del 408 a. C. quando
Sofocle (497-406 a. C.) aveva quasi novant'anni. L'episodio
raccontato risalirà a qualche tempo prima.
[25] Cfr Amarcord di
Fellini
[26] Nietzsche, Di
là dal bene e dal male , trad. it. Mursia, Milano, 1977, p.
96.
[27]Nietzsche, Di
là dal bene e dal male, p. 26.
[28] Zibaldone,
2384.
[29] 1885-1930.
[30] Fantasia
dell'inconscio e altri saggi sul desiderio, l'amore, il piacere ,
Mondadori, Milano, 1978. Tratto da Lunario dei giorni d'amore ,
pp. 427-428.
[31] S.
Màrai, La recita di Bolzano, p. 126
[32] Nata
a Santiago del Cile nel 1951.
[33] Marcela
Serrano, L'albergo delle donne tristi , pp. 75 , 168-169,
192..
[34] W.
Reich, Psicologia di massa del fascismo, p. 43.
[35]G.
Orwell, 1984 , p. 142.
[36]G.
Orwell, 1984, p. 134.
[37] Del
411.
[38] 4
marzo 2003.
[39] Guidorizzi,
Baccanti, p. 17.
[40] Op.
cit., p. 18
[41] S.
Freud, Psicologia delle masse, in Freud, Opere, vol 9, pp.
312, 315, 325.
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