Thomas Couture, I Romani della Decadenza |
La decadenza culturale dell'impero romano e quella della nostra repubblica
Rerum gestarum libri XXXI
XIV, 6. Capitolo
importante sulla decadenza che presenta alcuni aspetti simili a quella di oggi
Vizi
del senato e del popolo romano
Nel 353 d. C. Il prefetto
di Roma era Orfito, pure lui pieno di superbia e di arroganza
Ci
furono disordini per la scarsità di vino seditiones graves ob
inopiam vini.
La
decadenza.
Una volta Virtus et Fortuna
plerumque dissidentes, per lo più in contrasto, fecero un patto di pace tra
loro, quarum
si altera defuisset, Roma ad perfectam non
venerat summitatem. Per 300 anni, dalla nascita fino al compimento
della fanciullezza, Roma combatté sotto le sue mura
Deinde aetatem ingressus
adultam,
dopo molte guerre, Alpes transcendit et
fretum. Quindi nella giovinezza e nell’età matura, conseguì molti
trionfi, iamque
urgens in senium, alle soglie della vecchiaia, ad tranquilliora
vitae discessit.
Diede al mondo con le sue leggi fundamenta libertatis,
come una buona madre affidò ai Cesari, quali figli, il diritto di amministrare
la sua eredità. Quindi Roma ut domina suscipitur
et regina, è accolta come signora e regina e la patrum reverenda
canities populique Romani nomen è rispettato e venerato. Ma questo magnificus splendor viene
sciupato dalla sconsideratezza disordinata di pochi levitate paucorum
incondita ubi
nati sunt non reputantium non considerano dove sono nati ma si
lasciano andare ai vizi e alla licenza pensando che a loro sia permesso tutto.
Molti aspirano a essere
onorati con statue, ossia con inerti figure di bronzo, sensu carentibus,
dalle quali si aspettano plus praemii quam ex
conscientia honeste recteque factorum. Esiodo Ascraeus ci
ha insegnato ad
ascensus verae gloriae tendere longos et arduos disprezzando queste
meschinità exigua
haec spernentem et minima.
Alcuni pongono la
distinzione in carrūchis
solito altioribus et ambitioso vestium cultu, in
carrozze più alte della media un vestiario pretenzioso. Alii nullo quuaerente,
senza che nessuno lo abbia chiesto, vultus
severitate adsimulata, con la sembianza della serietà , patrimonia sua in
inmensum extollunt, multiplicantes annuos
fructus, a primo ad ultimum solem iactitant possidere, si vantano di
possedere da dove nasce a dove tramonta il sole.
Ignorano che gli antenati non divitiis
eluxisse sed per bella saevissima. Valerio Publicola, primo console
romano con Bruto, fu sepolto (nel 503) conlaticia stipe, la
moglie di Regolo inops fu
aiutata dagli amici del marito, et dotatur ex aerario
filia Scipionis (Valerio
Massimo 4, 4, 10)
Ma oramai a Roma
prosperavano i vizi: facevano convivia longa et
noxia, né mancava la distributio solemnium
sportularum (XIV, 6, , 14) la distribuzione delle sportule
tradizionali
Gli invitati ai
banchetti non erano persone colte e assennate: homines enim
eruditos et sobrios ut infaustos vitant, mentre i nomenclatores dovevano
ricordare i nomi delle persone che incontravano. Da questi ricevevano mance e,
per averle, invitavano subditicios ignobiles et
oscuros, intrusi, volgari e oscuri (14, 6).
Le mense erano voragines,
baratri di scialacquio, nentre le
biblioteche venivano chiuse come se fossero sepolcri : pro philosopho cantor accītur et bybliothecis
sepulcrorum ritu in perpetuum clausis (14, 6, 18) Invece del filosofo
si invita il cantore.
Dalla città vennero
espulsi gli stranieri, per paura di una carestia ob formidatam
alimentorum inopiam, e veniva allontanato pure chi coltivava le arti
liberali.
Nel 383 ci sarà una
carestia ricordata dal prefetto
dell’Urbe Simmaco il quale nel 384 pronunciò un discorso davanti
all’imperatore Valentiniano II (383-392) per ottenere il ritorno nella Curia
della statua della Vittoria.
Invece venivano accolti
gli accompagnatori delle mime adsěclae mimarum (14,
6, 19), quindi tre mila danzatrici tria milia
saltatricum.
A Roma sono molto
ricercati gli uomini senza prole coluntur homines sine liberis
Romae. (14, 6, 22)
Cfr. Satyricon
Eumolpo
con Encolpio e Gitone arrivano a Crotone.
Qui
Eumolpo ha successo spacciandosi per ricco senza figli. Il vecchio viene
corteggiato da tutti cacciatori di eredità i quali fanno a gara per
conquistare i suoi favori a forza di regali:"certatim omnes heredipetae
muneribus gratiam Eumolpi sollicitant" (124, 4).
I
ricchi e i potenti passano le giornate in banchetti; tra i poveri “in tabernis aliqui pernoctant
vinariis”, altri si riparano sotto i tendoni dei teatri, oppure giocano
accanitamente ai dadi, pugnaciter aleis certant, e fanno
suoni volgari con le narici. O anche passano le giornate a osservare aurighi e
cavalli e seguono con ansia dimicationem curulium,
le gare dei cocchi (14, 6, 25). Gare che Giuliano aborriva, come vedremo
In Hist. III, 83 Tacito racconta come entrarono i
Flaviani vittoriosi in Roma nel dicembre del 69 durante la festa dei Saturnali
“Aderat pugnantibus spectator populus, utque
in ludrĭco certamine, hos, rursus illos clamore et plausu fovebat”
Sangue e accanto bagasce e
bagascioni,
-saeva ac deformis
urbe tota facies: alibi proelia et volnera, alibi balineae popinaeque: simul
cruor et strues corporum, iuxta scorta et scortis similes.
Una pace dissoluta, il
saccheggio più bruto. Furore e gioia. Era già successo con Silla e con Cinna.
C’era una disumana indifferenza - inhumana
scurita - e la
dissolutezza non ammetteva interruzioni e i piaceri non furono interrotti, come
se ai Saturnali si fossero aggiunti altri spassi. Godevano per la sola
allegrezza del pubblico male (p. 258).
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