Verona, sabato 30 marzo 2019 |
A proposito delle due adunate di Verona. Io risalgo come sempre ai
miei auctores greci.
Sentite
Nelle Ecclesiazuse di
Aristofane (del 392 a. C.) Prassagora che vuole riformare la costituzione di
Atene dice: “koinwnei'n
ga;r pavnta" fhvsw crh'nai pavntwn metevconta"- /kajk taujtou' zh'n,
kai; mh; to;n me;n ploutei'n , to;n d’ a[qlion ei\nai- mhde; gewrgei'n to;n
me;n pollh;n, tw'/ d j ei\nai mhde; tafh'nai” (590-592) dirò che è necessario che
tutto sia in comune, che tutti ne partecipino e vivano di questo, e non che uno
sia ricco e un altro misero, né che uno abbia tanta terra da coltivare e un
altro nemmeno quella da esservi sepolto.
Dunque dovrà esserci il comunismo dei beni e la comunanza di
uomini, donne, bambini, di tutti, con l’abolizione della proprietà e della
famiglia privata.
Prassagora auspica la riduzione della città a un’unica casa (Eccl. 673-674) “ to; ga;r a[stu- mivan oi[khsin fhmi poihvsein, spezzando tutte le
barriere in modo che si possa andare l’uno dall’altro.
I figli considereranno propri padri tutti che sono quelli più
avanti negli anni (vv. 636-7).
Un progetto simile si trova
nel V libro della Repubblica di
Platone, scritta probabilmente non molto dopo il 390.
Aristofane ha voluto mettere in parodia il comunismo di questa
opera platonica, e Aristotele nella Politica critica
a sua volta la Repubblica di
Platone: “ejkei' ga;r oj
Swkravth" fhsi; dei'n koina; ta; tevkna kai; ta;" gunai'ka"
ei\nai kai; ta;" kthvsei"”(Politica,
1261a, 8-9), là infatti Socrate dice che devono essere comuni i figli e le
mogli e le proprietà.
Andiamo a vedere direttamente quanto ha scritto Platone.
I
reggitori riceveranno dalla comunità lo stretto necessario per vivere.
I
guardiani non devono avere una oujsiva ijdiva, sostanza propria (Repubblica, 416d)
se non strettamente necessaria. Alla loro oi[khsiς kai; tamiei'on, abitazione e dispensa, deve potere accedere chiunque
voglia. Abbiano il necessario sostentamento: solo quanto abbisogni ad ajqlhtai; polevmou temperanti e coraggiosi (416 e). Devono vivere in
comune, frequentando pasti comuni sussivtia. Oro e argento l’hanno
nell’anima e non hanno bisogno di quello umano per il quale sono accadute molte
empie cose (polla; kai;
ajnovsia), mentre il metallo che hanno
nell’anima è puro.
Per i custodi
della città dovrà esserci comunione delle donne e dei figli koinwniva gunaikw'n te kai; paivdwn (Platone, Repubblica,
461e)
Il male peggiore della
città è quello che la dilacera diaspa'/ , il bene quello
che la lega insieme (sundh'/) e ne fa una sola. La comunione del piacere e del
dolore lega insieme hJdonh'ς te
kai; luvphς koinwniva sundei',
mentre ijdivwsiς la particolarizzazione di tali sentimenti dissolve dialuvei (462 b).
Il mio e il non mio deve
essere proferito a una sola voce- tov te ejmovn kai; to; oujk ejmovn.
Il piacere e il dolore di ogni singolo devono essere condivisi da tutti come un
corpo risente del dolore di un dito. Tale è la città ben governata hJ eu[nomoς. In questa polis i capi si devono chiamare reggitori,
salvatori e ausiliari. a[rcontaς, swthravς te
kai; ejpikourouς (463b)
Questi capi chiameranno
gli uomini del popolo misqodovtaς te kai; trofevaς, stipendiatori e alimentatori.
Nelle altre città invece i
reggitori chiamano quelli del popolo douvlouς, servi
Che ne dite?
Baci
gianni
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