Euripide, Fedra (Elisabetta Pozzi) all'antico teatro di Siracusa. Foto M.L. Aureli |
Il racconto (biecamente maschilista?) della donna sposata che, rifiutata
dal giovane di cui è innamorata, lo calunnia. Omero, Euripide, Thomas Mann.
E’ molto nota e trattata da diversi autori - Euripide, Seneca, D’Annunzio,
Racine - la storia di Fedra che, innamorata di Ippolito e da lui rifiutata, fa
sapere a Teseo, marito di lei e padre del ragazzo, di essere stata contaminata
e stuprata dal figliastro, quindi si uccide. Teseo, che le ha creduto, maledice
il figlio il quale muore travolto dai suoi cavalli. Saputa la verità Teseo si
pente, ma è tardi. Questa la tragica storia.
Ricordo quella di Stenebea e Bellerofonte.
Preto aveva
in moglie Antea, chiamata anche Stenebea
A Tirinto
giunse Bellerofonte che aveva ucciso il proprio fratello e voleva essere
purificato dal mivasma. Aveva ucciso anche Bellero tiranno di Corinto
Bellerofonte
è figlio di Glauco, figlio di Sisifo.
Antea se ne
innamora. Bellerofonte la rifiuta e Antea lo accusa di avere cercato di
violentarla., Come Fedra e come la moglie di Putifarre
Preto lo
invia dal proprio suocero, Iobate, re della Licia. Gli dà una tavoletta con
segni funesti.
Nel VI canto dell'Iliade leggiamo che Preto re di Argo, aizzato dalla
moglie Antea che bramava unirsi in amore furtivo con Bellerofonte e, respinta
da lui, lo aveva accusato di averla tentata, si infuriò, e, non osando
ucciderlo direttamente, lo mandò in Licia dal suocero suo con segni funesti
("shvmata lugrav", v. 168) dopo avere scritto su una tavoletta
piegata molti segnali di morte ("gravya" ejn pivnaki ptuktw'/
qumofqovra pollav", v. 169).
Esisteva già la scrittura nel tempo di Omero?
Il problema sta "nel significato da attribuire a shvmata lugrav...Già gli scoli erano divisi sul valore da assegnare a shvmata, intendendo taluni il termine come ei[dwla (figure), altri invece come gravmmata (lettere alfabetiche). E' difficile sottrarsi all'impressione che
questo passo alluda alla scrittura, contenendo anche un riferimento al
materiale scrittorio (pivnax). Ma solo se si potesse dimostrare
che questi "segni" vanno identificati con una scrittura alfabetica il
passo assumerebbe un'importanza decisiva, in quanto testimonierebbe la
conoscenza di quella rivoluzionaria scoperta avvenuta in Grecia nel corso
dell'VIII secolo. Ma questa supposizione non è chiaramente dimostrabile;
altrettanto infondato appare qualsiasi tentativo di identificare nei shvmata altri tipi di scrittura, quali il geroglifico ittita o il lineare B. Quanto
sembra certo, è che l'episodio di Bellerofonte conosce la pratica della
scrittura. Quale sarà allora il valore da assegnare a questa testimonianza? E'
verosimile supporre che il motivo della lettera fosse parte integrante di un
racconto mitico giunto a Omero già strutturato nei suoi elementi e da lui
soltanto rielaborato e adattato al contesto dell'Iliade . L'ipotesi
dell'origine orientale della storia appare come la più probabile, e non tanto
per il fatto di essere ambientata in Licia.
Secondo Bettini potrebbero essere pittografie, disegni di oggetti, con un
messaggio di morte
Iobate dunque affida a Bellerofonte compiti impossibili come Pelia aveva
fatto con Giasone
Lo manda a uccidere la Chimera. Coda di serpente, corpo di leone e tre
teste, una di capra che sputa fuoco. Figlia di Echidna e di Tifone Un misto di
mostri. Bellerofonte ha Pegaso, un cavallo alato, balzato fuori dal collo della
Medusa mozzato da Perseo
Bellerofonte uccide la Chimera (civmaira capra)
Poi Iobate lo manda a combattere i Solimi, poi le Amazzoni
Significa priva di mammella aj privativo e mazòs privo di
mammella (che però si dice mastov~ oJ, mammella).
Facevano paura perché contraddicevano gli stereotipi della cultura
maschilista
Bellerofonte vince anche le Amazoni poi i guerrieri di Licia che gli
tendono un agguato. Allora Iobate gli dà in moglie la figlia.
Voltaire è un ammiratore della storia
biblica di Giuseppe: “è uno dei più preziosi monumenti del’antichità che
siano pervenuti fino a noi. Sembra essere il modello di tutti gli scrittori
orientali; è più commovente dell’Odissea di Omero, perché un eroe
che perdona è più toccante di un eroe che si vendica”[1].
Nel romanzo di T. Mann, Putifarre è un castrato e sua
moglie Mut da fanciulla “era spensierta, allegra, limpida, libera.
Era come un fiore acquatico, che galleggiando sullo specchio delle acque
sorride ai baci del sole, ignaro che il suo lungo stelo ha radici nell’oscuro
fango della profondità”[2]. Poi, da sposata, divenne “una
casta sacerdotessa della luna, mondanamente fredda”[3], finché una notte sognò Giuseppe
che era al servizio di suo marito, “l’inerte
marito”[4], ed era straordinariamente bello.
Quindi si innamorò di lui. “Anche Mut -
em - enet, moglie di Potifar…era una creatura umana messa alla prova,
sopraffatta, una menade vittima del dio straniero da cui fu
visitata, e la costruzione
artificiosa della sua vita crollò miseramente per opera di potenze infere di
cui ella, non conoscendole, aveva creduto di potersi far beffa; e furono esse
invece che si fecero beffa delle sue consolazioni e iperconsolazioni”[5].
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