NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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venerdì 29 novembre 2019

La necessità dell'esercizio fisico e quella dello studio

Leon Battista Alberti

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L’esercizio fisico (ascesi pagana e rinascimentale) è necessario per la salute del corpo e lo studio è indispensabile per il benessere della mente
Leon Battista Alberti e Quintiliano

Leon Battista Alberti
Primo dei 4 Libri della famiglia 1437 - 1441

“L’essercizio conserva la vita, accende il caldo e vigore naturale schiuma le superflue e cattive materie, fortifica ogni virtù e nervo. Ed è l’essercizio necessario a’ giovani, utile a’ vecchi; e colui solo non faccia essercizio, el quale non vuole vivere lieto, giocondo e sano”
Cfr. Socrate che si procurava l’appetito con lunghe marce.
 “Ed è l’essercizio una di quelle medicine naturali, colle quali ciascuno può sé stesso senza periculo alcuno medicare (...) A’fanciulletti più forteruzzi e agli altri tutti troppo nuoce l’ozio. Empionsi per l’ozio le vene di flemma, stanno acquidosi e scialbi, e lo stomaco sdegnoso, i nerbi pigri e tutto il corpo tardo e adormentato; e più l’ingegno per troppo ozio s’apanna e ofuscasi, e ogni virtù nell’animo diventa inerte e straccuccia” con l’esercizio invece la natura si vivifica, le carni crescono sode, l’ingegno sta pronto e lieto.
I “fanciulli allevati in villa alla fatica e al sole” sono “ robusti e fermi più che questi nostri cresciuti nell’ozio e nella ombra, come diceva Columella, a’ quali non può la morte agiugnervi di sozzo più nulla. Stanno palliducci, seccucci, occhiaie e mocci”.

Cfr. Quintiliano
Il classicista Quintiliano vuole escludere l'ombra, la solitudine e la muffa dall'educazione del ragazzo che deve diventare un buon oratore:"Ante omnia futurus orator, cui in maxima celebritate et in media rei publicae luce vivendum est, adsuescat iam a tenero non reformidare homines neque illa solitaria et velut umbratica vita pallescere. Excitanda mens est et adtollenda semper est, quae in eiusmodi secretis aut languescit et quendam velut in opaco situm ducit, aut contra tumescit inani persuasione; necesse est enim nimium tribuat sibi, qui se nemini comparat "[1] , prima di tutto il futuro oratore che deve vivere frequentando moltissime persone, e in mezzo alla luce della politica, si abitui fin da ragazzo a non temere gli uomini e a non impallidire in quella vita solitaria e come umbratile. Va tenuta sveglia e sempre innalzata la mente che in solitudini di tal fatta o si infiacchisce, e nella tenebra prende un certo puzzo di muffa, o al contrario si gonfia di vuoti convincimenti: è infatti inevitabile che attribuisca troppo a se stesso chi non si confronta con nessuno.

Il maestro pallido, brutto, tedioso, desta una diffidenza o addirittura una ripugnanza istintiva, anche fisica nel giovane discepolo.

Fidippide, il figlio di Strepsiade, rifiuta i cattivi educatori, i maestri lazzaroni della scuola di Socrate anche per il loro colore giallastro, malsano:"aijboi'ponhroiv goi\da. tou;" ajlazovna" - tou;" wjcriw'nta" tou;" ajnupodhvtou" levgei" (AristofaneNuvole, vv. 102 - 103), puah!, quei furfanti, ho capito. Tu dici quei ciarlatani, quelle facce pallide, gli scalzi.

Di certo gli studenti proveranno simpatia per le parole dei grandi autori contro i cattivi maestri. Possiamo aggiungere queste di Mefistofele a Faust: " Che è questo luogo di martirio? E che vita è questa che consiste nell'annoiare sè e i giovani?"[2].
Quanti di noi lo fanno? Non dimentichiamo mai che annoiare è il crimine degli imbecilli. Dobbiamo avere il terrore di annoiare chi ci ascolta.
Quindi Nietzsche: “Guardatevi anche dai dotti! Essi vi odiano: perché sono sterili! Essi hanno occhi freddi e asciutti, davanti a loro ogni uccello giace spennato”[3].

Anche nello studio bisogna essere assidui: “piacciavi conoscere le cose passate e degne di memoria, giovivi comprendere e’ buoni e utilissimi ricordi; gustate el nutrirvi l’ingegno di leggiadre sentenze”.
Niente può aguagliarsi alla concinnità ed eleganza d’un verso di Omero, di Virgilio e degli altri ottimi poeti
Non c’è spazio fiorito e ameno quanto la orazione di Demostene, o di Tullio, o Livio o Senofonte o degli altri simili soavi e perfettissimi oratori. “tu n’ esci abundante d’essempli, copioso di sentenze, ricco di persuasioni, forte d’argumenti e ragioni; fai ascoltarti, stai tra i cittadini udito volentieri, miranoti, lodanoti, amanoti”. Senza quelle lettere non si può riputare in uno essere vera gentilezza. Bisogna però evitare gli scrittori crudi e rozzi, “seguire que’ dolcissimi e suavissimi, averli in mano, non restare mai di rileggerli, recitarli spesso, mandarli a memoria”.
Non sono degni di uomo virile i giochi ove bisogni sedere. “Forse a’ vecchi se ne permette alcuno, scacchi e tali spassi da gottosi, ma giuoco niuno senza essercizio e fatica a me pare che a’ robusti giovani mai sia licito. Alberti suggerisce “cavalcare, schermire, notare e tutte simili cose, quali in maggiore età spesso nuocono non le sapere”.
giannozzo


[1] Institutio oratoria I, 2, 17 - 18.
[2] Goethe, Faust , Prima parte (del 1808), in Goethe, Opere , p. 22.
[3] Così parlò Zarathustra, p. 352.

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