Orfeo circondato dagli animali Mosaico pavimentale romano, Palermo |
Vegetariani e vegani. Sono
sani, oppure dei pervertiti o sono solo dei posatori?
E i compulsivi
mangiatori di carne sono dei sanguinari o solo dei voraci ghiottoni?
Il personaggio Eschilo delle Rane di Aristofane dice:
“Tutti i poeti hanno insegnato cose utili: Orfeo teletavς, i riti sacri,
e ad astenerci dal sangue fovnwn ajpevcesqai (v. 1032)
Orfeo dunque è visto come maestro dei vegetariani tanto che nell’Ippolito di
Euripide Teseo dice al figlio: “e ormai vantati e attraverso la
dieta vegetariana ( au[cei di’ ajyuvcou
bora'ς, 952) imbroglia come un bottegaio con i tuoi cibi- sivtoi"
kaphvleu j, prendendo Orfeo come signore j
Orfeva t j a[nakt j e[cwn.
Siamo nel
terzo episodio della tragedia.
Ovidio nel XV libro delle Metamorfosi attribuisce la dieta
vegetariana all’età santa dell’oro. Il poeta peligno dà voce a Pitagora il
quale proibisce di mangiare gli animali: vetus illa aetas… aurea (v.
96) “ fortunata fuit nec polluit ora cruore (v. 98), fu felice
e non insozzò le bocche con il sangue. Uccelli, mammiferi e pesci non temevano
insidie dagli uomini, tutto era pieno di pace. Ma ci fu un non utilis
auctor (v. 103) un promotore di atti non vantaggiosi, il quale,
ingoiando le carni, fecit iter sceleri (Metamorfosi,
XV, v. 106), aprì la strada al delitto.
Accettabile
secondo questo punto di vista vegetariano è che si ammazzino le bestie feroci
per legittima difesa, comunque senza mangiarle.
Schopenhauer: "Bisogna
avere tutti i sensi ottusi... per non vedere che nell'animale e nell'uomo
l'essenza principale è la stessa e ciò che li distingue non è nel primario, nel
principio, nell'archaios , nell'intima essenza, nel nocciolo dei
due fenomeni, che nell'uno come nell'altro è la volontà dell'individuo, bensì
soltanto nel secondario, nell'intelletto, nel grado di facoltà conoscitiva che
nell'uomo, aggiungendosi la facoltà di conoscenza astratta, chiamata ragione, è
più alto, ma, come è provato, soltanto in virtù di un maggiore sviluppo
cerebrale, cioè della diversità somatica di un'unica parte, del cervello, e
specialmente della sua quantità. Per contro le parti uguali tra animali e uomo
sono, sia nella psiche sia nel corpo, incomparabilmente più numerose. A questi
occidentali e giudaizzanti spregiatori degli animali e idolatri della ragione
bisogna rammentare che, come essi sono stati allattati dalla loro madre, anche
il cane lo è stato dalla sua (...) Che la morale del cristianesimo non tenga
conto degli animali è un suo difetto (...) garbato simbolo del difetto testé
deplorato nella morale cristiana, nonostante la rimanente grande concordanza
con quella indiana, potrebbe essere il fatto che Giovanni il Battista si
presenta esattamente come un saniassi indiano, ma (...) vestito di pelli
d'animale! che sarebbe, è noto, un orrore per ogni indù (...) Un simile
caratteristico contrasto è offerto dalla storia evangelica della retata di
Pietro che il Redentore favorì al punto di sovraccaricare di pesci le barche
fino a farle affondare ( Luca , 5[1]),
con la storia di Pitagora, iniziato alla sapienza egizia, il quale acquista dai
pescatori tutta la retata, mentre la rete è ancora sotto acqua, per donare poi
la libertà a tutti i pesci catturati (Apuleio, De magia , 31[2]).
La pietà verso gli animali è talmente legata alla bontà del carattere da
consentire di affermare fiduciosamente che l'uomo crudele con gli animali non
può essere buono"[3].
giovanni ghiselli
[1]Luca, 5, 4-6: "Ut
cessavit autem loqui, dixit ad Simonem:"Duc in altum et laxate retia
vestra in capturam". Et respondens Simon dixit:"Praeceptor, per totam
noctem laborantes nihil cepimus; in verbo autem tuo laxabo retia". Et cum hoc fecissent, concluserunt
piscium multitudinem copiosam; rumpebantur autem retia eorum ", poi, quando ebbe
finito di parlare, disse a Simone: "Vai al largo e calate le vostre reti
per la pesca". E Simone disse in risposta: "Maestro, faticando tutta
la notte, non abbiamo preso niente; ma sulla tua parola getterò le reti".
E avendo fatto questo, presero una quantità enorme di pesci e le reti si
rompevano addirittura.
[2]"memoriae prodiderunt, cum
animadvertisset proxime Metapontum in litore Italiae suae, quam subsicivam
Graeciam fecerat, a quibusdam piscatoribus everriculum trahi, fortunam iactus
eius emisse et pretio dato iussisse ilico piscis eos, qui capti tenebantur,
solvi retibus et reddi profundo ", si tramanda che avendo notato,
presso Metaponto, sul litorale della sua Italia, di cui aveva fatto una seconda
Grecia, che da alcuni pescatori veniva tratta una rete, comprò la retata
fortunata e sborsato il denaro ordinò che subito venissero liberati i pesci
catturati e restituiti al fondo del mare.
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