La Sfinge dalla figura ibrida, dalle parole oscure, avviluppate in enigmi è associata alla guerra e alla morte
Adesso
è di moda parlare mangiandosi le parole, pronunciandole in modo da
renderle incomprensibili, usando acrostici, biascicando una lingua
franca che fa il verso ora all’italiano ora all’inglese, sempre
per non farsi capire e nascondere il vuoto mentale,
estetico, morale, il caos dove gli spacciatori di oscurità prima o
poi precipiteranno.
Noi
umanisti amiamo il bello con semplicità.
Nel
primo libro del poema c’è
una preghiera nera di Edipo alla furia Tisifone. Il figlio di Laio si
è già acciecato e non vede l’azzurro del cielo né i raggi del
sole, tamen adsiduis
circumvŏlat
alis- saeva dies animi scelerumque in pectore Dirae (I,
51-52) tuttavia gli vola intorno battendo con isistenza le ali la
luce spietata della coscienza e le Furie vendicatrici dei suoi
delitti
Nel II
libro Tideo va a Tebe
dove
vede la sporgenza funesta, importuna
crepido, sede
dell’uccello di Edipo. Lì stava quel mostro
ripugnante e micidiale:"hic fera
quondam/pallentes erecta genas suffusaque tabo/lumina, concretis
infando sanguine plumis/reliquias amplexa virum semesaque
nudis/pectoribus stetit ossa "
(II, 505-508), qui una volta stava seduta la belva drizzate le guance
pallide, con gli occhi cosparsi di marciume, le piume raggrumate di
sangue maledetto, stringendo al petto nudo i resti di uomini ossa già
mezzo divorate. Vi rimase finché
venne sconfitta da uno simile a lei purtroppo heu simili
deprensa viro (517).
Allora cessantibus
alis, non
reggendola più le ali, precipitò (517).
Tideo
massacra i Tebani che gli avevano teso un’imboscata
Poi
torna ad Argo.
Nel IV
libro Polinice tiene al fianco una spada sulla cui elsa
sta ritta la Sfinge crudele- aspera ense riget Sphinx (87)
Nel VII
libro Antigone da una torre osserva le insegne delle schiere
tebane: vede, tra gli altri, Emone che esce da una delle porte, alto
sul cavallo con una Sfinge di bronzo-aena Sphinge- sull’elmo
(252)
Nel X
libro Meneceo combatte con l’insegna della Sfinge sull’elmo:
“ipsa insanire videtur- Sphinx
galeae custos , visoque animata
cruore-emicat effigies et sparsa orichalca renident, anche lui ha
la Sfinge a protezione dell’elmo sembra lei
stessa infuriare ed eccitata alla vista del sangue
l’immagine ne emette bagliori e l’ottone cosparso
acquista splendore- (658--660).
Infine
nell’ XI libro la truce Tisifone, una delle Erinni, si
oppone alla Pietà “numen iners pacique datum,
gridandole: cede impoba: noster- hic campus nosterque
dies: nunc sera nocentes –defendis
Thebas (485-487) dov’eri tu quando Bacco faceva
impazzire le donne e ne armava le mani, quando il serpente
di Marte beveva alla fonte maledetta, quando Cadmo arava, dum
victa cadit Sphinx (490), quando il padre pregava Edipo e
Giocasta entava nel letto incestuoso alla luce delle nostre fiaccole?
La
Sfinge è dunque un mostro femminile terrificante, ripugnante,
esiziale. Un flagello latore di guerra, di morte, di lutto. E’
sempre associata agli orrori, E’ l’antitesi della semplicità che
gli Ateniesi di Pericle associavano alla bellezza: "filokalou'mevn
te ga;r met j eujteleiva"[2] kai;
filosofou'men a[neu malakiva""
(Storie,
II, 40, 1) in effetti amiamo il bello con semplicità e amiamo la
cultura senza mollezza.
p.
s
non
fumum ex fulgore, sed ex fumo dare lucem cogito
[1] Poema
epico di età flaviana (composto tra la fine degli anni 70 e
l'inizio dei 90) in 12 libri.
[2] E’
frugalità, parsimonia, è il basso prezzo facile da pagare (eu\,
tevloς)
è la bellezza preferita dai veri signori, quelli antichi, e
incompresa dagli arricchiti che sfoggiano volgarmente oggetti
costosi.
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