Stralcio dalla conferenza che terrò a Milano sabato prossimo 30 novembre
su La mente inquieta. Saggio sull’umanesimo di Massimo
Cacciari
Marsilio
Ficino chiede aiuto all’astrologia[1] per ficcare lo
sguardo dentro la crisi dell’epoca e cerca da essa soccorso per conoscere se
stessi, quando il proprio luogo nell’universo vacilla e la propria destinazione
resta oscura.
“Quando la
stessa ragione, lungi da ogni pro - meteismo - sembra rassegnarsi al dominio di
Epimeteo” (Cacciari, La mente inquieta. Saggio sull’umanesimo.p.
99)
In Ficino
nessuna certezza, nessuna astrolatria: i segni non ci conducono alla conoscenza
perfetta delle cause. Il determinismo dell’astrologia araba, di ascendenza
stoica, viene sempre respinto. Ficino nella epistola del 1494 si compiace con
Poliziano del fatto “che Pico abbia scacciato e deriso i pronostici degli
astrologi”
“Tuttavia i segni del cielo significano[2] e
il medico deve conoscerli (De vita, del 1489). Del resto medicina del
corpo e medicina dell’anima sono inseparabili: ta corpo e anima è lo spiritus a
mediare. La stella, corpo e anima anch’essa, imprime in noi un carattere. Il cielo è in noi. Bisogna intendere i segni
“Filologica è anche l’astrologia dell’Umanesimo” (p. 100). Nessun astro
è abbastanza forte da vincere l’uomo pio. Ma è filosoficamente indispensabile
conoscere la simpatia universale, il collegarsi degli elementi
del tutto vivente, nulla di apsychos e il vivente sente il
vivente. C’è collegamento e amicizia anche tra noi e le stelle. I nostri corpi
si copulano con quelli dei pianeti (De amore, VI, 4), 1474
Nel De
vita (1489) Ficino esplicita che esiste una potenza propria dei segni
i quali ‘traggono lassù’ l’anima. Keplero ancora considera misurabile la
costante influenza degli astri sul mondo sublunare.
Commento mio
Dostoevskij
fa dire allo stariez Zossima che "il mondo è come l'oceano; tutto scorre e
interferisce insieme, di modo che, se tu tocchi in un punto, il tuo contatto si
ripercuote magari all'altro capo della terra. E sia pure una follia chiedere
perdono agli uccelli; ma per gli uccelli, per i bambini, per ogni essere
creato, se tu fossi, anche soltanto un poco, più leale di quanto non sei ora,
la vita sarebbe certo migliore"[3].
Bisogna dunque cogliere i nessi.
"Dunque,
poiché tutte le cose sono causate e causanti, aiutate e adiuvanti, mediate e
immediate, e tutte sono legate da un vincolo naturale e insensibile che unisce
le più lontane e le più disparate, ritengo che sia impossibile conoscere le
parti senza conoscere il tutto, così come è impossibile conoscere il tutto
senza conoscere le parti"[4].
Molto prima
di Pascal[5] Platone [6] aveva
detto che tutta la natura è imparentata con se stessa (th'"
fuvsew" aJpavsh" suggenou'" ou[sh", Menone, 81d).
Nel Menesseno Platone scrive :"ouj ga;r gh'
gunai'ka memivmhtai kuhvsei kai; gennhvsei(nella
gravidanza e nel parto), ajlla; gunh; gh'n".
“At the
Thesmophoria they tried to persuade the Earth to imitate them”[7],
alle Tesmoforie le donne cercavano di persuadere la Terra a imitare loro.
Robert Musil in L'uomo
senza qualità assimila appunto la terra alla donna. "Ulrich la
trattenne e le mostrò il paesaggio. - Mille e mille anni fa questo era un
ghiacciaio. Anche la terra non
è con tutta l'anima quello che momentaneamente finge di essere - egli spiegò - . Questa creatura tondeggiante è di
temperamento isterico. Oggi recita la parte della provvida madre borghese. A
quei tempi invece era frigida e gelida come una ragazza maligna. E migliaia di
anni prima si era comportata lascivamente, con foreste di felci arboree, paludi
ardenti e animali diabolici"( p.279).
Concludo citando D'Annunzio:
in Il Piacere Andrea Sperelli dichiara che "fra i mesi
neutri" aprile e settembre
preferisce il secondo in quanto "più feminino... E la terra? - aggiunge - Non
so perché, guardando un paese, di questo tempo, penso sempre a una una bella
donna che abbia partorito e che si riposi in un letto bianco,
sorridendo d'un sorriso attonito, pallido, inestinguibile. E' un'impressione
giusta! C'è qualche cosa dello stupore e della beatitudine puerperale in una
campagna di settembre!"(p. 169).
Infine in Il Fuoco l'amante non
più giovane viene assimilata, tra l'altro, a "un campo che è stato mietuto"(p. 306).
[1] Se ne veda l’utile antologia curata da Ornella Pompeo Caracovi: M.
Ficino, Scritti sull’astrologia, Milano, 1999.aracovi
[2] Come il signore di cui c’è l’oracolo a Delfi: “ou[te levgei
ou[te kruvptei ajlla; shmaivnei (Eraclito, 120, diano)
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