Nel film Edipo re di Pasolini la Sfinge è stata dissacrata
in una sorta di “comicità sorridente” attraverso gli occhi di Angelo che la
guardava. “Noi nasciamo da Cervantes e
dall’Ariosto (e dal Manzoni)”. Eppure “La tragicità c’è a dispetto di tutto,
perché la ragione più profonda sia dell’estetismo che dell’umorismo, è il
terrore della morte” (Mondadori Pasolini per il cinema. I Meridiani,
Milano 2001, p. 1056)
Forse il terrore della morte è la
ragione e più profonda di tutto: secondo Lucrezio è anche la causa dei crimini
perpetrati per accumulare denaro e potere, comprese le guerre (De rerum natura, III, 64 ss.)
Le piaghe della
vita come avidità e ambizione sono in gran parte nutrite dal terrore della
morte “mortis formidine aluntur” (III, 64). Infatti il disprezzo e la povertà vengono
sentiti come l’anticamera della morte. Allora per ammassare i beni gli uomini
fanno le guerre civili, le stragi e odiano e temono le mense dei consanguinei et consanguineum mensas odere timentque
(73). Molti macerat invidia (75)
sempre per lo stesso timore della morte.
Perfino questo mio scrivere, tenere conferenze,
correre in bicicletta e a piedi, corteggiare le donne, cerca di allontanare la
morte. C’è chi tenta di stornare l'Eguagliatrice con l’odio, e chi ci prova con l’amore.
Il titolo è ripreso da
La signorina Felicita
ovvero
La Felicità di Guido Gozzano
"L'Eguagliatrice numera le fosse
ma quelli vanno spinti da chimere
vane, divisi e suddivisi in schiere
opposte, intesi all'odio e alle percosse:
così come ci son formiche rosse
così come ci son formiche nere" (vv. 187-192)
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