|
E' mezzogiorno. Sono arrivato a Monghidoro da dove lei mi |
telefonò a Moena la prima volta che ci andai da quando eravamo |
amanti. Temevo che mi tradisse e pure che mi si attaccasse |
pessuma ac divorsa inter se mala 7 E poi? |
Nella chiesa del paese ho pregato: per lei, che sia felice, vivat |
valeatque8. Temo però che la sua scarsa razionalità la porti a fare |
degli errori in pregiudizio della felicità. Non è del tutto disonesta, |
dal momento che mi ha parlato. In ogni caso è debole e |
superficiale. Le piace provocare, stuzzicare, creare scene per farsi |
credere importante; mentre al cuore e all'intelligenza non dà |
importanza poiché ella difetta di tali qualità. Poi è carente di |
immaginazione come l'amasio di Oscar Wilde (De Profundis ). |
. |
7 |
Sallustio, Bellum Catilinae, 5. Vizi orribili e opposti tra loro. |
8 |
Viva e stia bene. Cfr. Catullo, Carmi, 11, v. 17. |
|
Lo capisti bene quando non ti scrisse a Debrecen: allora si videro i |
limiti della persona. |
Tu hai bisogno di una donna morale, sensibile, intelligente. Di |
fronte a queste qualità supreme, |
l'età e l'aspetto esterno |
passerebbero in secondo piano. |
E' solo mezzogiorno e trentacinque: il tempo non passa mai, altro |
che "fugit irremeabile tempus "! Non era "irreparabile "? "Nescio, |
sed fieri sentio et excrucior "9. .E' da ieri mattina alle sette che non |
dormo. |
Non aspettare una telefonata da lei: non volere vederla, poiché |
potrebbe incantarti. Evitane il fascino, la |
baskaniva |
. At tu destinatus, obdura10.
|
Starai male per un poco, siccome perdi pur sempre uno scopo |
nella vita, ma così ti metti in condizione di trovare l'amore che |
con lei da due anni non c'era. Lo sentivi per Marisa, l’hai vissuto con Elena. Con Ifigenia era libido più che altro. |
Confronta il viaggio a Marina di Ravenna del giugno del 1979 con |
quello di ieri: due anni fa la creatura ti aspettava emozionata e |
tremante come un uccellino dopo avere chiesto ai suoi amici di |
andare via per trovarsi sola con te al momento dell'incontro che fu |
un volo nelle tue braccia, |
“neosso;" wJsei; ptevruga" ejspivtnwn |
ejmav""
|
(come un uccellino rifugiandoti nelle mie ali, Euripide, |
Troiane, 751).
|
Ieri, a Le Grand Hotel di quella schifosa Riccione è arrivata in |
ritardo, è corsa dentro una caverna buia e affollata di schiavi, |
come quella platonica, ha bisbigliato qualcosa nell'orecchio di una, |
poi ti ha detto, con imbarazzo, reticenze e mezze bugie che era |
"stata" con l'eterno istrione. Poveretta! Se penso alla vitalità |
prepotente e sana di allora, alle attese di felicità con me, e le |
confronto con la stanchezza sudata, con il traguardo fasullo |
raggiunto nella camera dell'Hotel Savioli, provo pena per lei e |
dispetto per me. |
Ho visto una rana schiacciata sulla strada della Futa. Eri tu. Una |
canzone degli anni Cinquanta, o primi anni sessanta faceva |
così:"
Una notte ho sognato un villaggio sul fiume Note |
9Fugge il tempo non percorribile all'indietro, irrecuperabile. Non lo so, ma sento |
che accade e mi tormento, Cfr. Catullo, Carmi, 85, v. 2. |
|
10Ma tu risoluto, tieni duro. Cfr. Catullo, Carmi, 8, v. 9. |
|
Poi andava avanti finché diceva:"Con un dolce sorriso che alludeva |
all'amor : ERI TU ".
|
Intanto il bambino |
caduto nel pozzo scivolava via dalle mani viscide dei soccorritori, |
e moriva. |
Due anni fa, dopo il volo tra le mie braccia, il palpitare affrettato del |
cuore, i sorrisi e le lacrime di felicità, andammo sulle sdraie a |
guardare il cielo; e, |
anche se |
dicevamo sciocchezze, ci |
ascoltavamo a vicenda perché l'uno era meraviglioso e molto |
interessante per l'altro, mentre parlava della stagione bella e |
dell'amore che ci teneva insieme. Allora io cercavo di superare i pregiudizi |
della mia generazione disgraziata e della mia famiglia |
infelice: mi avevano imposto un veto all’amore di una ragazza non illibata, e proletaria per giunta. |
Questi fattori hanno contribuito all'insuccesso finale. Le zie speravano che sposassi “una brava collega”. Vergine, si intende, con tanto di stipendio e magari pure di dote. Se |
fossi stato il tuo primo uomo probabilmente (e me ne vergogno a riconoscerlo) |
avrei avuto maggiori riguardi per te, e forse anche tu per me; una |
tua situazione socio-economica più elevata, avrebbe significato |
una visione meno depressa del mondo, altre esperienze di vita, |
argomenti in comune, e una brama meno struggente, da parte tua poveretta, di |
soldi, fama, successo. Questa è la tua vera miseria. |
Credo che se avrò il coraggio di accoppiarmi un'altra volta, la |
prossima donna dovrà essere prima di tutto intelligente e morale, |
ma avrò un occhio anche per l'educazione della persona. Da scolaro alle medie ero innamorato di una ragazzina brava a scuola quanto me e molto bellina. E’diventata una collega brava è si è sposata con uno, un altro molto diverso da me. Era plausibile come moglie ma non era destino per me.
|
A proposito, sai che cosa è morale? Favorire la vita. |
La televisione aspetta la morte di quel bambino. |
E quando con i tuoi sbaciucchiamenti mi impedivi di vedere il |
telegiornale, i film, gli spettacoli teatrali? |
Mi stancavi e mi spingevi al vagheggiamento di un'altra. Te ne |
accorgevi e dicevi, non senza qualche ragione:"Per te è una |
fortuna tutto questo!". E siccome io, poco lungimirante, non lo |
capivo, aggiungevi:"Mi cercherai, e non mi troverai!". |
Com'è vero! |
Adesso ho tempo abbondante e non so che farmene. No, no: devo scrivere un capolavoro! |
Ifigenia ha un limite fondamentale: riesce a comunicare solo |
con il sesso; tutta la sua vitalità, tutto il suo genio è concentrato lì. |
Non è lei che ha la vagina, è la vagina ad avere lei (Otto |
Weininger, Sesso e carattere). Tre anni fa per parlare con me volle |
|
venire nel mio letto; ieri sera, per imparare qualcosa dall'attore |
famoso, l'ha seguito in camera. Taratatattà“Ragazzi in camera!” Perché mi devono capitare donne |
cui prude tanto il sesso? Eppure io gratto un bel po' un bel po', per |
dirla alla pesarese. |
Devo trovare una donna che abbia qualcosa da dire fuori |
dall'alcova. Gli esseri umani sanno parlare. Chi è fuori dal logos è |
anche estraneo al pathos11.
|
C'è un cielo grigio e afoso, da Morte a Venezia. Spero che mi telefoni. Eppure so che |
non devo tornare con lei. Ne verrebbe fuori un rapporto con tutti i |
difetti di prima, e un'aggiunta di sadomasochismo. Questa mattina |
all'alba, mentre cercavo di addormentarmi, mi veniva in mente la |
sua espressione da bambina quando avvicinava il naso a uno dei |
miei occhi, me lo faceva chiudere, quindi rideva contenta. Poi |
diceva:"Tanto, tanto caro". Pazza, figliola, monella. (Thomas |
Mann, La montagna incantata). |
Sembra incredibile che la libidine trasformi una persona così |
radicalmente: lei, la mia creatura che amavo, pater ut gnatos |
diligit , non ut vulgus amicam12, , ieri con aria dura e imbarazzata, |
ha evitato il contatto con me siccome ne aveva trovato uno più |
prestigioso. Il vecchio trombone soffiando a perdifiato nella sua |
tartarea tromba dal rauco suono (Tasso), l'ha tratta nel precipizio con sé (Virgilio). |
I miei suoni più sommessi sono stati presi per segnali di debolezza |
e languore. Ha pensato che non sono un vincente, e tanti saluti! |
In uno sprazzo di ottimistica fiducia, o di piaggerìa, mi chiese un |
monologo. L'avevo iniziato così: |
"Arrivammo sullo Starnbergersee al tramonto. Ci fermammo |
nell'albergo più vicino alla croce di Ludwig. Credevamo di |
trovare l'estate poiché eravamo partiti con il caldo, invece il lago |
si stava oscurando nel freddo, e un cigno rabbrividiva sull'acqua |
increspata da un vento gelido. Pensai allo spirito malato del sire. |
La notte aveva sepolto il cielo con l'ombra (Eneide, VI). La sala |
da pranzo era piena di borghesi soddisfatti, poiché si mangiava
Note |
11 |
“Il pathos in tal senso è una potenza in sé stesso legittima dell’anima, un |
contenuto essenziale della razionalità e della volontà libera” (G.W.F. Hegel, |
Estetica, Tomo I, p. 306, trad. it. Feltrinelli, Milano, 1978). |
12 |
Come un padre ama i figli, non come il volgo l'amante. Cfr. Catullo, Carmi, 72, |
vv. 3-4. |
|
bene e il servizio era buono. Parlavamo del lunatico re, delle sue |
stravaganze, della sua solitudine immensa, della sua morte: con |
simpatia poiché detestava anche lui la canaglia borghese, e con |
enfasi, siccome non avevamo altro da dirci. |
Dopo cena camminammo lungo il |
lago per un sentiero |
sprofondato tra grandi alberi ancora spogli ma capaci di oscurare |
la luce incerta di una luna tenue. Cercavamo la croce. Avevo |
paura. La notte aveva tolto colore alle cose, alla mia pelle e al suo |
volto. Si sentivano cagne ululare nell'ombra (Eneide, VI).
|
Sotto questo abbozzo, poche sere fa, scrissi:"ti amo, ti amo". Poi |
guardai Ifigenia che mi fissava e rispose:"anche io, tanto!"; |
Però non è una gran cosa: al massimo può servirmi come |
materiale grezzo per un capitolo sul viaggio in Baviera. |
Ieri, quando mi ha detto, histrionali studio 13, ,che veniva dalla |
camera di quello, la mia faccia deve avere assunto l'aspetto di un |
teschio svigorito (Odissea, XI). Infatti colei mi guardava anche |
con pena. |
L'istrione decrepito per una sera potrà averti parlato di teatro |
meglio di me, ma le considerazioni che facevamo insieme |
osservando e leggendo, non le farai né con lui, né con altri: il |
nostro prossimo viaggio in Grecia ci avrebbe suggerito riflessioni |
e discorsi vivi, intelligenti; avrebbe offerto dialoghi belli al |
capolavoro che progettavamo. Non è poi vero che non si parlava. |
La spinta in avanti che mi hai dato tu, non l'ho mai ricevuta da |
nessuna donna. Päivi mi ha motivato "solo" a studiare. Tu a vivere |
e a scrivere. Vedo che comincio a farlo con maggiore obiettività e |
che il risentimento lascia il posto alla comprensione. |
Però non mi devo intenerire troppo: ieri lei mi ha inferto un grossa |
mazzata nella testa. Se mi rialzerò sarà merito solo della mia |
vitalità faustiana, o, detto in maniera meno letteraria, da gatto |
randagio.
|
Ora sono a Pesaro al mare, il mare mio. Due anni fa Desdemona era a |
Modena, e io temevo che mi tradisse, o non mi amasse abbastanza, Nota |
13 |
Cfr. Tacito, Annales, 16. Con libidine da istriona, o meglio, per l'istrione. |
|
e spasimavo per una sua telefonata. Ricordo un giorno che pioveva |
a dirotto. Veniva giù acqua calda. Ero con Ezio e Alfredo davanti |
al cinema Odeon : aspettavamo l'inizio di un film del festival |
pesarese. Loro mangiavano pane e salame; io telefonai a casa per |
avvertire che non rientravo. Rispose la zia Rina la “badessa” secondo sua madre, la “sbirra” secondo il su’ babbo. Disse con disappunto |
che aveva chiamato una ragazza, tale Ifigenia. Tripudio sopra una pozza. |
Danza (pirrica? No, meglio salica) sotto la pioggia che divenne |
aurea, come quella di Danae; mi impregnai di gioia solo per |
quell'avviso di telefonata: vedevo cadere dal cielo fili d'oro sulla |
strada e sui tetti della città. |
Rivedo la scena del Grand Hotel di Riccione. Desdemona non |
c'è e i suoi conoscenti che mi conoscono, mi evitano. A |
mezzanotte e un quarto è già chiaro come stanno le cose. Poi lei |
arriva con volto scuro, freddo, quasi ostile. Viene dalla camera del |
famoso il quale l'ha convinta del fatto che un attore non deve avere |
identità né morale. E' roba da piccolo borghesi. Se c'è gente |
moralisticamente immorale è proprio la borghesia . "Una |
classe che non ha esitato a scatenare il fascismo, il razzismo, la |
guerra, la disoccupazione "14. Don Milani: un prete sublime. Sono così assenti dalla vita dei più, i |
princìpi estetici e morali che la gente, quando ne parla, lo fa per |
dirne male o per riderne. Io sto solo perché prendo sul serio sia |
l'onestà sia la bellezza; che questa sia mercificabile, quella |
ridicola, sono luoghi comuni di gente capovolta: |
“Mutatus ordo est, sed nil propria iacet;/ sed acta retro cuncta”, è |
mutato l'ordine naturale e nulla si trova al suo posto; ma tutto è |
invertito (Seneca, Oedipus, vv. vv. 366-367). Desdemona quando |
era buona e voleva insegnarmi a |
essere buono, era |
splendidissima, felice e cominciava a rendere felice anche me. |
Purtroppo l'ho compreso tardi, quando lei oramai non lo capiva |
più, sicché siamo stati quasi sempre sfasati. |
Il mare è ventoso. Non è piacevole starci. Ma l'aspetto deve tenere, |
e l'abbronzatura è l'altro grande cosmetico, oltre la ginnastica di |
Platone. E’ una delle giornate più lunghe: quasi quanto il Bloom's |
day . Sto cercando di immaginare la telefonata che farà, se la farà,
Note |
|
14 |
Don Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa. |
15 |
Il 16 giugno, giorno nel quale si svolge l'Ulisse di Joyce. |
|
questa sera alle otto. Starà sulle sue, come se l'offesa fosse lei. E' |
la tattica delle donne quando la fanno grossa all'uomo e, |
nondimeno, vogliono continuare a sfruttarlo. Sorprendile una volta |
con le mutande abbassate, e non te lo perdonano più (Joyce |
appunto). |
Ora devi abituarti alla mancanza di lei. L'abitudine anestetizzerà il |
dolore (Proust). Eppure quello di oggi non lo dimenticherò mai; |
nel ricordo lo accoppierò con le grida di aiuto di Alfredo. |
Tanta pena però non deve ricadere su femmine umane innocenti: |
ricordalo! Non fare come le cretine che odiano tutti gli uomini, |
siccome hanno ricevuto dei torti da uno o da dieci o da cento |
maschi. Del male che ci siamo fatto a vicenda, siamo responsabili |
soltanto noi. |
Devo rendere eterni questi avvenimenti. Assomigliano alla storia |
del genere umano: dall'età dell'oro con allegre esplosioni di |
sperma quando non esisteva la guerra né la miseria ed eravamo |
vicini agli dei (Mahabharata ), all'età del ferro nella quale tutti |
usano e odiano tutti. Presto gli uomini avranno i capelli bianchi fin |
dalla nascita (Esiodo). Devo accrescere l'intensità delle percezioni |
di chi mi legge. |
Le tre viole che raccolsi il 15 marzo dunque erano i tre mesi che ci |
restavano ancora. E le altre tre? Ancora tre mesi? Solo se saranno |
funzionali al romanzo. |
Quando l'amavo, prendevo i suoi difetti per altrettanti pregi: |
l'insicurezza per mitezza, mentre quella è feroce, bipede pantera nera; la mancanza di |
profondità per semplicità e naturalezza, mentre è artefatta quasi |
fino alla volgarità (cfr. "rozza e affettata" di Manzoni). Scambiavo |
i suoi nervi spezzati per sensibilità fine, la sua disponibilità a fare |
sesso per sensualità; il disordine mentale e l'insufficienza |
dell'educazione per spontaneità. Forse mi aveva colpito anche una |
certa somiglianza con alcune donne di casa mia. All'inizio cercavo |
di frequentarla poco, siccome non aveva granchè da dire ("non |
spazia molto" diceva Fulvio) ma una domenica che non telefonò, |
sentii una stretta al cuore. Una necessità ansiosa di vederla |
(Proust, Swann per Odette). |
Ma cosa fa ora la disgraziata, randagia sulla spiaggia babelica? |
Manca mezz'ora alla sua telefonata: voglio caricarmi di ira per non |
lasciare che mi faccia del male, se mi trova rilassato. Sono stanco |
|
di questa storia caotica. Devo darle una forma e un significato con |
il metodo mitico (Eliot) e la rielaborazione letteraria. Ifigenia- |
Elena di Troia; Ifigenia-Ifigenia di Euripide; Ifigenia-Desdemona di Shakespeare. |
: "Your wife, |
my lord; your true and loyal wife"16.
|
Qui sulla spiaggia ventosa un giorno del luglio del '79 venne a trovarci |
Danilo . Ho le foto. |
Ifigenia è |
una |
bellezza; |
Tamino è brillo |
perfino in |
fotografia."Bevevano i nostri padri? bevevano le nostre madri? E |
noi che figli siamo beviam beviam beviamo! "17 . |
Si rovinerà quel ragazzo se seguita a bere. Ma quali ragazzi? |
Ci stiamo avviando ai quaranta, l'età cupa dei vinti (Gozzano? Sì). |
Poi la vecchiaia, "l'orrida vecchiaia dai denti finti e dai capelli |
tinti", sempre Gozzano. La casta Susanna (Ifigenia ) in mezzo |
ai vecchioni aveva addosso qualcosa di primitivo e di bello: una |
pelle di cerbiatto. Danilo disse |
: "che bea putèa, cara da dio! ". Io pure, dentro di me, sebbene |
avessi un'aria quasi |
compunta: gesuita, pretificato |
istrione!(Joyce). |
Ieri la ragazza era una calcolatrice spietata. Ha perso, o non ha mai |
avuto, la primitività, dote che nell'arte dei commedianti è decisiva |
(T. Mann, Doctor Faustus ). |
Al telefono cercherà di blandirmi per farsi aiutare a preparare |
l'esame. "Quanto sei bello, quanto sei buono, morale e ottimo a |
scrivere: bravo! bravo! arcibravo! "18 Vada a dirlo al guitto |
prometeico; si faccia aiutare da quel titano sfuggito alla scitica |
rupe! "Faccia il nostro grande attore, grande attrice pure te!” 19
|
Diventerà morale quando sarà del tutto infelice, se non è del tutto |
scema. Manca mezz'ora. Vado a casa. |
Mancano dieci minuti. sono molto innamorato e infelice. |
Potremmo rimetterci insieme se lei dicesse che ieri sera non è Note |
16 |
Shakespeare, Otello, IV, 2. Vostra moglie, mio signore, la vostra fedele e leale |
moglie. |
17 |
Cfr. A. Döblin, Berlin Alexanderplatz, trad. it. Rizzoli, Milano, 1974, p.215. |
18 |
Cfr. Don Giovanni, Da Ponte-Mozart, I, 15. |
19 |
Cfr. Don Giovanni, Da Ponte-Mozart, I, 9. |
|
tornata da lui siccome ama me. Dio fai che sia così. Io amo quella |
ragazza con tutti i suoi difetti, e lei ama me nonostante tutto. Le |
otto meno quattro. Il sole si è nascosto da poco dietro uno spigolo |
del tetto della casa di fronte. Ora salgo con i piedi sul tavolo per |
cercare di vederlo e pregarlo. Non sono riuscito a rivederlo. brutto |
segno, ma lo prego lo stesso. |
Ha telefonato. E' finita. Ha detto che sono una gran persona e che |
devo continuare a coltivarmi: leggendo, ricordando, parlando e |
scrivendo. Ma lei per qualche tempo deve stare sola. Fine della |
storia. Era gentile e amichevole. Ora sono più calmo. Tre anni |
buttati via per un abbaglio. Si accorgerà presto quanto sia falso |
quel mondo e quanto di autentico ci fosse nel nostro amore. Nel |
mio di sicuro. Starà peggio di me poiché fare il male, è male più |
grande che subirlo:" |
mei'zon mevn famen kako;n to; ajdikei'n, |
e[latton de; to; ajdikei'sqai |
"(Platone, Gorgia, 509c). Del resto il male e il bene ce lo siamo fatto a vicenda Sono fiero |
del fatto che non l'ho mai umiliata come lei me, ieri sera. Pesaro 9 settembre 2024 ore 17, 28 giovanni ghiselli
p. s. il 13 giugno 1981 è concluso. Pochi giorni fa ho saputo che il 13 giugno 2024 è morta l’ex ragazzina della scuola media, Marisa, di cui sono stato tanto innamorato quando ero fanciullo che la sognavo ogni notte e tutti i giorni andavo sotto casa sua a sospirare davanti alla porta chiusa a cantare ogni volta un paraklausivquron, lamento davanti alla porta chiusa, invano. Sarei morto pazzo se nel luglio 1971 Elena non mi avesse aspettato affacciata alla finestra del collegio numero 1 dell’Università estiva di Debrecen. Arrivai di corsa scappando da una cena di consumisti. Quando giunsi anelo Elena era lì che sperava di vedermi arrivare. L’intesa con Elena è stata la più bella della mia vita: mi ha infuso tanta felicità che da allora ho superato ogni dolore, ho saltato tutti gli ostacoli problhvmata che prima mi sembravano insormontabili.
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