Ecologia
in Stazio (45-96)
Nella Tebaide di Stazio la terra soffre il disboscamento dovuto alla costruzione
di una pila colossale per il piccolo Ofelte: “ dat gemitum tellus”(VI,
107), ne piange la terra. Pale, dea dei campi e Silvano signore dell’ombra
della foresta (arbiter umbrae, v.
111) abbandonano piangendo i cari luoghi del loro riposo (linquunt flentes dilecta locorum/otia, vv. 110-111), mentre le
Ninfe abbracciate ai tronchi degli alberi e non vogliono lasciarli: “nec amplexae dimittunt robora Nymphae”
(v. 113).
Stazio nell’Achilleide ricorda che la costruzione della flotta necessaria alla
guerra contro Troia spogliò delle loro ombre i monti e li rimpicciolì: “Nusquam umbrae veteres: minor Othrys et
ardua sidunt/ Taygeta, exuti viderunt aëra montes./Iam natat omne nemus” (I, 426-428), in nessun luogo le antiche ombre: è più
piccolo l’Otris e si abbassa l’erto Taigeto, e i monti spogliati videro l’aria.
Oramai ogni monte galleggia.
La mia impresa.
L’Otris è una catena montuosa della
Tessaglia; il Taigeto, si sa, è la montagna che sovrasta Sparta. Chi scrive
l’ha scalata nel da Kalamata alla cima
(km 33, 12) in bicicletta in 2 ore, 14 minuti e 27 secondi, alla media di 14, 7 Km all’ora. All’età di 62
anni e 8 mesi.
La prossima estate, da pedalatore
molto più annoso, vedrò di fare meglio,
se Dio vorrà.
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