NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

LE NUOVE DATE! Protagonisti della Storia Antica | Biblioteche Bologna   -  Tutte le date link per partecipare da casa:    meet.google.com/yj...

lunedì 10 febbraio 2020

Donne nell'epica greca. Parte 13. Circe

Juliette Mayniel, Circe
PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI GREEK QUI


Penultima parte della conferenza che terrò oggi 10 febbraio 2020 dalle 17 alle 18, 30 nella biblioteca Pezzoli di Bologna sulle donne dell’Odissea.

Circe
Odisseo la nomina nel racconto ad Alcinoo: come Calipso anche questa maliarda dolovessa (IX, 32) che abitava nell’isola Eea voleva trattenerlo desiderando che fosse suo sposo - lilaiomevnh povsin ei\nai - (32) ma non lo persuase poiché niente è più dolce della propria patria e dei padri - wJ" oujde;n gluvkion h|" patrivdo" oujde; tokhvwnn (34) , anche se abiti una casa ricca pivona oi\kon naivei ma in una terra straniera, lontano dai padri.
Poi Odisseo nel X canto racconta ai Feaci estesamente di Circe. Una deinh; qeov", una dea terribile, ejüplovkamo" dai riccioli belli (come l’Aurora jHwv", 144), dalla parola umana - aujdhvessa.
Era sorella di Eeta figlio del Sole e di Perse figlia dell’Oceano
Giunti nell’isola di Circe, gli Ulissìdi hanno fame e Odisseo uccide un grosso cervo mavla ga;r mevga qhrivon h\n (171)
Odisseo dopo il pasto manda Euriloco con un gruppo in avanscoperta. Questi trovarono in un vallone la dimora di Circe circondata da lupi montani e leoni luvkoi ojrevsteroi hjde; levonte" 212 che lei aveva stregato ejpei; kaka; favrmak j e[dwken (213) dando loro pozioni cattive.
Come videro gli uomini, quei mostri spaventosi si sfregarono su di loro al pari dei cani attorno al padrone. Dentro la dimora si sentiva Circe cantare con bella voce ojpi; kalh'/ (221). Intanto tesseva una tela grande e immortale
I Greci la chiamano e lei li invita. Solo Euriloco rimase fuori temendo un inganno. Circe offre loro turovn, del cacio, farina d’orzo a[lfita e miele verde giallo mevli clwrovn (234) e pure favrmaka lugr j perché scordassero la terra dei padri (236) farmachi tristi. Scordare è un vocabolo del tutto negativo nell’Odissea come abbiamo già notato sopra.
Subito dopo gli uomini assunsero teste voce e setole di porci suw'n me;n e[con kefala;" fwnhvn te trivca" te - kai; devma", insomma tutto il corpo. Solo la mente nou'" rimaneva quella di prima. Circe diede loro delle ghiande da mangiare.
Cfr. i Lotofagi, le droghe, l’Asino d’oro di Apuleio, quello di Machiavelli con il porco che non vuole tornare a essere uomo, poi Pinocchio.
Il porco dell’Asino d’oro di Machiavelli non vuole tornare a essere uomo per via dell’ontologica stultitia dell’umanità:
 perché l’appetito disonesto
de l’aver non vi tien l’animo fermo
nel viver parco, civile e modesto.

Euriloco torna sconvolto poi racconta quello che ha visto fino all’ingresso dei compagni nella dimora di Circe. L’uomo è terrorizzato e vorrebbe fuggire da Eea ma Odisseo al solito vuole imparare, capire e salvare i compagni: per lui tutto ciò è kraterh; ajnavgkh.
Odisseo si muove, e vicino alla tana di Circe incotra Ermete simile a un giovane eroe. Il dio lo avverte delle stregonerie di Circe e gli fornisce un antidoto un favrmakon ejsqlovn (292). Gli dice anche come debba comportarsi: sguainare la spada poi andare nel letto di Circe dove l’incantatrice lo inviterà. Ma prima dovrà farle giurare che non lo ingannerà. Il contravveleno era un’erba nera di radice e aveva un fiore simile al latte . La chiamano mw'lu gli dèi: per i mortali è difficile strapparla ma gli immortali possono tutto.

Questa erba corrisponde in un certo modo al ramo d’oro che Enea deve strappare per recarlo a Proserpina:
“Sta nascosto in un albero ombroso latet arbore opaca
un ramo, d'oro aureus ramus sia nelle foglie sia nel legno flessibile,
consacrato a Giunone infernale, tutto il bosco lo
copre e le ombre lo chiudono nelle oscure convalli.
Ma non è concesso di scendere nei segreti della terra prima
che uno abbia staccato dall'albero il virgulto dalle foglie d'oro;
questo la bella Proserpina stabilì che le fosse portato come suo
dono; strappato il primo non manca un altro
d'oro, e il ramo ha fronde di uguale metallo.
Perciò indaga a fondo con gli occhi e ritualmente staccalo
con la mano dopo averlo trovato: infatti da sé e senza sforzo ti seguirà
se il destino ti chiama; altrimenti con nessuna forza
potrai vincere né staccarlo con il duro ferro (Virgilio, Eneide VI, 136 - 148).
Il ramo d’oro è un antidoto alla morte

Odisseo dunque si reca da Circe, la chiama, lei esce, lo invita e gli porge il veleno in una tazza d’oro. Quindi gli ordina di andare nel porcile.
 Si ricorderà che Cassandra nelle Troiane chiama Circe, hJ suw`n morfwvtria ( v. 437).
 Ma Odisseo sguaina la spada.
Circe si spaventa e nota che Ulisse ha nel petto una mente refrattaria agli incantesimi - soi; dev ti" ejn sthvqessin ajkhvlhto" novo" ejstivn - 330 - khlevw, ammalio.
Quindi riconosce nell’ospite il poluvtropo" preannunciato da Ermete. Infine lo invita a unirsi con lei nel letto per potersi fidare a vicenda. Ulisse la fa giurare che non ordirà malìe. Quindi Odisseo sale sul letto bellissimo. Intorno c’erano affaccendate 4 ancelle figlie delle fonti, dei boschi e dei fiumi che scendono al mare. Queste lavano Ulisse e gli tolgono dalle spalle la fatica opprimente. kavmaton qumofqovron (363).
Quindi apparecchiarono e gli diedero da mangiare
Ma Odisseo non toccava cibo. Spiega a Circe che vuole vedere i compagni liberati. L’ammaliatrice li spinse fuori simili a porci grassi di nove stagioni.
Circe li unge con un altro farmaco e loro tornano a essere uomini più giovani, belli e grandi di come erano prima. Ci fu un pianto generale: perfino la maga si commosse e disse a Odisseo di andare a chiamare anche gli altri compagni. Odisseo torna da loro e trova pure questi piangenti.
Temevano fosse morto. Vengono tutti invitati ma Euriloco ha paura e chiama Odisseo qrasuv", temerario. Il capo sta per ammazzarlo ma i compagni lo trattengono. Sicché vanno tutti da Circe.
Piangono di nuovo ma Circe li invita alla letizia dopo tanto dolore.
I Greci rimangono dall’incantatrice un anno intero a banchettare. Ma quando consumandosi i mesi, le stagioni tornarono e i giorni si rifecero lunghi, i compagni richiamarono Odisseo al dovere di non scordare la madre terra - h[dh nu'n mimnhvskeo patrivdo" ai[h" (472).
Così lo persuasero. Odisseo ne parla con Circe che non intende trattenerli contro voglia ma avverte Ulisse che prima di tornare a casa dovrà interrogare Tiresia il cieco indovino dalla mente salda. Gli altri morti sono solo ombre che svolazzano.
A Ulisse si spezzò il cuore e pianse. Circe gli spiega cosa debba fare in riva all’Oceano sulla soglia delle case putrescenti di Ades. Dovrà compiere un sacrificio e supplicare le teste deboli dei morti - nekuvwn ajmenhna; kavrhna (521). Inoltre non dovrà permettere ai trapassati a vita peggiore di avvicinarsi al sangue prima di avere consultato Tiresia. Intanto Elpenore che era andato a dormire ubriaco sul tetto, nello scendere dimentica la scala e si rompe l’osso del collo.
Non era troppo valido in guerra né molto connesso nei suoi pensieri - ou[te ti livhn - a[lkimo" ejn polevmw/ ou[te fresi;n h|sin ajrhrwv" 553
Circe fornisce un ariete e una pecora nera per il sacrificio.
Fine X canto dell’Odissea

 Circe nelle Argonautiche IV libro
Medea e Gisone navigarono il mare Tirreno e giunsero al porto di Eea dove trovarono Circe che purificava con l’acqua marina il capo sconvolto da sogni notturni. Aveva sognato che i muri grondassero sangue e le fiamme bruciassero i suoi filtri, fuoco che lei spengeva con quel sangue
Con lei c’erano dei mostri misti di membra diverse.
La figura ibrida è contrassegno di un mondo primitivo.
 In passato la terra aveva fatto fiorire dal fango simili orrori.
Cfr. Empedocle
 Giasone e Medea la seguirono in casa e sedettero sul focolare, il posto dei supplici. Circe tenne conto di Zeus protettore dei supplici e li purificò sacrificando un porcellino. Pregava che le Erinni deponessero la collera. Medea e Circe erano stirpe del sole e si vedeva dai lampi che mandavano gli occhi.

La Fedra di D’Annunzio dice
Mia madre nacque dal Sole e dall’Oceanina
E perciò sono anch’io piena di raggi
E di flutti, sono piena di chiarori e di gorghi.

Medea raccontò dissimulando l’uccisione di Assirto
Circe però lo sapeva e non volle ospitarli
Io non approvo le tue decisioni e la tua sconcia fuga (749)

All’inizio del XII canto dell’Odissea i Greci tornano dal fiume Oceano all’isola Eèa dove c’è la casa di Aurora con le sue danze e ci sono le levate del Sole. Kai; ajntolai; jHelivoio (v. 4)
I Greci dormirono poi fecero i funerali a Elpenore ardendone il cadavere.
A Circe questo ritorno non sfuggì e si recò sulla spiaggia ben messa ejntunamevnh - 18 preparata - .
La seguivano le ancelle portando pane e carni abbondanti e scintillante vino rosso - si'ton kai; kreva polla; kai; ai[qopa oi\non ejruqrovn -
Circe parla ai Greci commiserandoli quali infelici due volte mortali. scevtlioi disqaneve" 21 - 22 div" e qnh/vskw - quando gli altri muoiono una volta sola o{te t’a[lloi a{pax qnhv/skous j a[nqrwpoi (12).
Li rifocilla dunque: i Greci mangiarono carni infinite e bevvero vino piacevole mevqu hjduv (30) - mequvskw rendo ubriaco.
Dopo il tramonto del sole gli altri dormirono mentre Circe avverte Odisseo sui pericoli del viaggio. Lo mette in guardia dalle Sirene che stregano gli uomini.ajnqrwvpou" qevlgousin (40). Ne sa qualcosa la maga stessa.
La riva pullula di scheletri e corpi putrefatti: le carni si disfano sulle ossa, dunque fuggi e tura gli orecchi ai compagni colandovi dentro la cera; tu, se vuoi ascoltare, fatti legare all’albero i piedi e le mani, perché tu possa sentirle godendo terpovmeno" (52). Se pregherai i compagni di scioglierti, essi dovranno stringere i nodi. Poi ci saranno due rotte possibili: una attraverso rupi altissime che chiamano Plagktav" (61) le Fuorvianti (plavzw, faccio errare, fuorviare). Nemmeno gli alati passano oltre salvandosi, nemmeno le trepide colombe. L’unica nave scampata è jArgw; pasimevlousa (70) Argo cantata da tutti al ritorno dal regno di Eeta (fratello di Circe).
Era la spinse oltre poiché le era caro Giasone ejpei; fivlo" h\en jIhvswn (71)

Poi la seconda rotta consigliata è quella tra Scilla e Cariddi: due scogli. Uno raggiunge il cielo ed è sempre avviluppato da una nube livida né è scalabile perché è fatto di una roccia nuda e liscia. A metà dello scoglio c’è una spelonca buia volta verso la notte dell’Erebo. Là vive Scilla Skuvllh orrendamente latrando deino;n lelakui'a (lavskw - 85) con voce di cagna neonata ma è un mostro: ha 12 piedi tutti deformi, sei colli lunghissimi e su ciascuno smerdalevh kefalhv (91) una testa da fare spavento - lat. mordeo - , in bocca tre file di denti trivstocoi ojdovnte" pieni di nera morte - plei'oi mevlano" qanavtoio (90 - 92).
Quando si sporge dalla grotta afferra delfini cani e mostri anche più grandi. Se passa una nave, con ogni testa afferra un uomo.

L’altro scoglio vicino e più basso c’è un fico grande e ricco di foglie e sotto c’è Cariddi Cavrubdi" che succhia poi vomita l’acqua.
Meglio passare veloce accanto a Scilla.
Odisseo domanda se può combattere contro Scilla, e Circe gli dà del pazzo che ha sempre nel cuore azioni di guerra e travagli e non vuole cedere nemmeno ai numi. Scilla non è mortale ma una sciagura immortale , tremenda, atroce, selvaggia ed è invincibile ajqavnaton kakovn ejsti - deinovn t j ajrgalevon te kai; a[grion oujde; machtovn. 118 - 119 Molto meglio fuggire.
Tra parentesi come invincibile dunque invitto ajnivkate” ( v. 781) viene qualificato anche Eros dal coro dell’Antigone di Sofocle nel III stasimo.

Poi Odisseo arriverà Qrinakivhn ej" nh'son (127) all’isola Trinachìa dove pascolano le vacche del sole, sette mandrie di vacche e tanti greggi di pecore. Questi animali dovranno essere lasciati in pace se vorrete tornare a Itaca. Dopo questi avvertimenti Odisseo partì.

Nessun commento:

Posta un commento