NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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sabato 22 febbraio 2020

Nel clima delle crisi epocali si capovolge anche il valore di tante parole


Abbiamo perduto la verità nel nominare le cose: chiamiamo politici, ossia uomini che si adoperano per la polis, individui che si impiegano esclusivamente per il loro tornaconto, succede perfino che i profittatori vengano elogiati come benefattori e i fanfaroni ignoranti valutati quali uimini di cultura.
Non è la prima volta che avviene tale transvalutazione generale che arriva fino al lessico.

Nei conflitti interni molti valori  si capovolgono: lo afferma Tucidide a proposito della stavsi" di Corcira[1], quando ci fu una  tranvalutazione generale e le stesse parole cambiarono il loro significato originario: "Kai; th;n eijwqui'an ajxivwsin   tw`n ojnomavtwn ej" ta; e[rga ajnthvllaxan th'/ dikaiwvsei. Tovlma me;n ga;r ajlovgisto" ajndreiva filevtairo" ejnomivsqh" (III, 82, 4), e cambiarono arbitrariamente l'usuale valore delle parole in rapporto ai fatti. Infatti l'audacia irrazionale fu considerata coraggio devoto ai compagni di partito. 

Nel Bellum Catilinae di Sallustio, Catone , parlando in senato dopo e contro Cesare, denuncia questo cambiamento del valore delle parole:"iam pridem equidem nos vera vocabula rerum amisimus: quia bona aliena largiri liberalitas, malarum rerum audacia fortitudo vocatur, eo res publica in extremo sita est " (52, 11), già da tempo veramente abbiamo perduto la verità nel nominare le cose: poiché essere prodighi dei beni altrui si chiama liberalità, l'audacia nel male, coraggio, perciò la repubblica è ridotta allo stremo.

Nell'Hercules furens di Seneca, Megara denuncia questo criterio:"prosperum ac felix scelus/virtus vocatur" (vv. 251-252), il delitto utile e fortunato si chiama virtù. 

Nella Pharsalia di Lucano è il potere delle armi rabbiose che porta a questa trasfigurazione delle parole:"Imminet armorum rabies, ferrique potestas/confundet ius omne manu, scelerique nefando/nomen erit virtus, multosque exībit in annos/hic furor" (I, 666-669), incombe la rabbia delle armi, e il potere del ferro sfigurerà ogni diritto con la violenza, e virtù sarà il nome di delitti nefandi, e questo furore durerà molti anni.

 E ancora: nel Macbeth di Shakespeare la moglie di Macduff viene invitata a fuggire da un messaggero, prima che arrivino i sicari del tiranno, e risponde: “Whither should I fly?-I have done no harm. But I remember now.- I am in this earthly world where to do harm-is often laudable; to do good, sometime-accounted dangerous folly” (IV, 2), dove dovrei scappare? Io non ho fatto del male. Ma ora ricordo. Io sono in questo basso mondo dove fare il male è spesso lodevole; fare il bene, talora è considerata pericolosa follia.

Infine Guicciardini: Giulio II -1503-1513-sarebbe stato “degno certamente di somma gloria se fusse stato un principe secolare, o se quella cura e intenzione che ebbe a esaltare  con l’arti della guerra  la Chiesa nella grandezza temporale avesse avuta a esaltarla con l’arti della pace nelle cose spirituali, : e nondimemo , sopra tutti i suoi antecessori  di chiarissima e onoratissima memoria; massimamente appresso coloro i quali, essendo perduti i veri vocaboli delle cose, e confusa la distinzione del pesarle rettamente, giudicano che sia più officio de’ pontefici aggiungere, con l’armi e col sangue de’ cristiani, imperio alla sede apostolica che l’affaticarsi, con lo esempio più buono della vita e col correggere  i costumi trascorsi, per la salute di quelle anime, per la quale si magnificano che Cristo gli abbia costituiti in terra suoi vicari” ( Storia d’Italia, II, p. 1115).


[1]  427-425 a. C.

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