Anonimo, Il Trionfo della Morte |
23/02/2020
Il virus versatile
Odisseo è poluvtropo", Ulisse è versutus.
Anche la sventura è versatile
(Apollonio, Argonautiche III, 600- a[thn poluvtropon) anche il virus recente lo
è. La direzione finale però, è volta a Itaca, al ritorno nel luogo da dove
siamo venuti.
E’ la meta che dobbiamo ritrovare con un
impiego di fatiche, di errori, sbagli e peregrinazioni, di successi e
insuccessi. Abbiamo adoperato tutto quello che avevamo dentro in partenza per
giungere al traguardo di questo ajgw;n mevgisto", ajgw;n deinov" che è la vita.
I Lestrigoni non li troverai se non li
porti dentro.
Baci e salute ai buoni!
Gianni
24/02/2020
Il virus è capriccioso: salta ora qua
ora là
Nell’esodo delle Troiane di Euripide
Ecuba considera stupido chi si lascia andare alla gioia poiché la buona fortuna
è comunque e sempre provvisoria:
“Stolto tra i mortali è chi credendo di
stare bene
senza mai scivolare, gioisce (caivrei): infatti le sorti con le loro maniere - toi'" trovpoi" ga;r
aiJ tuvcai - come un uomo capriccioso,
saltano ora qua ora là - a[llot
j a[llose - pedw'si - , e nessuna persona
rimane mai sempre lei fortunata koujdei;" aujto;" eujtucei' pote (1203 - 1206).
Maniere versatili appunto e i versi sono
vari.
25/02/2020
Ancora sul virus. De consolatione
innocentiae
Quando arrivano le catastrofi, dai
terremoti alle pandemie, molti pensano all’ira di Dio per le nostre malefatte.
Tra gli umani che credono questo però, certuni possono confortarsi ricordando
quanto i fedeli di Iside dicono a proposito di Lucio che, restituito a se
stesso, ha meritato la beatitudine
“Felix hercules et ter beatus qui vitae
scilicet praecedenti innocentia fideque meruerit tam praeclarum de caelo
patrocinium”-
L’efficace protezione celeste dunque si
merita innocentia fideque, con il non avere fatto del male e non avere
ingannato negli anni passati. Le raccomandazioni terrestri in questi casi non
sono efficaci.
Gianni
26/02/2020
Ifigenia, i sacrifici umani e il corona virus
Ifigenia fra i Tauri di Euripide.
Secondo episodio 467-642
Ifigenia chiede di slegare gli stranieri
sacri alla dea. Non sa chi siano e a chi la loro morte arrecherà dolore: “pavnta ga;r ta; tw`n qew`n-ej~
ajfane;~- e{rpei koujde;n oi\d j oujdei;" safev" tutte le cose degli dèi infatti procedono verso
l’oscurità e nessuno sa nulla di certo. (476-477)
26/02/2020
Il contagio inventato in una tragedia di
Euripide
Ifigenia fra i Tauri di Euripide: che tutti
restino in casa
Ifigenia si inventa un’infezione
contagiosa affinché la propria fuga dalla Tauride con il fratello Oreste e il
cugino Pilade possa avere successo.
Dunque ordina al re Toante di mandare in
città qualcuno che prescriva “ejn dovmoi" mivmnein a[panta"” (Ifigenia fra i Tauri, 1210), che tutti restino in
casa
Toante domanda se questo è necessario
per non imbattersi nel contagio.
La principessa greca, divenuta custode
del tempio Artemide e addetta ai sacrifici umani, risponde: “Musara; ga;r ta; toiavd j ejstiv” (1211) sì perché tali circostanze sono infette.
Quindi Ifigenia ripete l’ordine per i
cittadini ejkpodw;n
tou'd j e[cein miavsmato" (1226) di
tenersi alla larga da questo contagio.
Ma è una menzogna. Una scusa per avere
la possibilità di fuggire dal luogo inameno e barbaro dove si trovava e dove il
re innamorato di lei voleva trattenerla.
26/02/2020
Sono ingannevoli le purificazioni?
Ancora Euripide: il messo riferisce a
Toantte: dovlia d j
h\n kaqavrmata (Ifigenia fra i Tauri,
1316), ingannevoli erano le purificazioni.
E’ così anche oggi? Probabilmente no,
tuttavia ripetitive, noiose, spesso contraddittorie e pure reticenti sono le
informazioni mediatiche e le chiacchiere di commento che sentiamo sul virus
dalla mattina alla notte senza interruzione. Molti parlano e straparlano di
tutto quanto riguarda il morbo senza saperne niente.
Baci gianni
27/02/2020
Meno male che il virus ammazza solo i
vecchi! parole dei media
Abominevole è la sistematica
precisazione che i morti per corona virus erano già vecchi e malati. Quasi un
bene: meno pensioni da pagare.
I giovani, invece, per fortuna,
guariscono sempre tutti. E la loro vita certo vale di più, siccome costa di
meno, dato che lavorano quasi gratis. Manca il pudore, la vergogna di tali
feroci bestialità. Lo dico da vecchio, da vecchio umano e amantissimo della
vita, tanto che scalo in bicicletta salite dure come San Luca e lunghe come lo
Stelvio, il Parnaso e il Taigeto.
Saluti
giovanni ghiselli
27/02/2020
La prospettiva dell’economia annienta
quella della carità
Due canti di orrore
Nel prologo dell’Alcesti di Euripide, Thanatos
dalle ali neri accusa Apollo che vuole sottrarre il re Admeto alla Morte.
Rinfaccia al dio di stabilire una legge in favore degli abbienti: “pro;" tw'n ejcovntwn,
Foi'be, to;n novmon tivqh"” (v. 57).
I media invece apprezzano il virus che
stabilisce regole sfavorevoli ai vecchi malati.
27/02/2020
La genesi del virus da Sofocle a T. S.
Eliot
C’è un filone nella letteratura europea,
da quella antica alla moderna, che attribuisce a un mivasma [1], una
contaminazione, scatenata dalle malefatte degli uomini la peste odiosissima - loimo;" e[cqisto" [2] - che rende desolata una regione.
Che ne dite? Sofocle, T. S. Eliot e gli altri
sono impazziti di nuovo [3]?
[1] Sofocle, Edipo re, 97 mivasma cwvra", contagio della regione
[2] Sofocle, Edipo re, 28.
[3] Hieronymo’s mad again, T. S. Eliot
The Waste Land, 431. In questo contesto Geronimo può essere inteso come il
grande frate di san Marco bruciato vivo il 23 maggio del 1498 pochi giorni
prima dell’insediamento di Machiavelli come segretario della seconda
cancelleria della repubblica soderiniana.
27/02/2020
La causa più vera ma meno chiarita a parole[1]
Sentiamo qual è la causa più vera, ma
meno chiarita a parole secondo Ganimede, uno dei liberti presenti nel mostruoso
cenone del Satyricon:
"Ego puto omnia illa a diibus
fieri. nemo enim caelum caelum putat, nemo ieiunium servat, nemo Iovem pili
facit, sed omnes opertis oculis bona sua computant. antea stolatae ibant nudis
pedibus in clivum, passis capillis, mentibus puris, et Iovem aquam exorabant.
itaque statim urceatim plovebat: aut tunc aut numquam: et omnes redibant udi
tamquam mures. itaque dii pedes lanatos habent, quia nos religiosi non sumus,
agri iacent…" (Satyricon, 44, 17-18)
Io
credo che tutto questo derivi dagli dèi. Nessuno infatti considera il cielo
cielo, nessuno rispetta il digiuno, nessuno stima un pelo Giove, ma tutti a
occhi chiusi fanno il conto dei loro possessi. Prima le matrone in stola
salivano a piedi nudi sul colle del Campidoglio, con i capelli sciolti, i cuori
puri, e supplicavano Giove per l'acqua. E così subito pioveva a catinelle: o
allora o mai più: e tutti tornavano bagnati come topi. ora gli dèi hanno i
piedi felpati. Poiché non abbiamo religione, i campi sono abbandonati.
[1] ajlhqestavthn provfasin, ajfanestavthn de; lovgw/ (Tucidide, I, 23, 6, a proposito della uerra del
Peloponneso).
28/02/2020
Siamo tutti mortali
Noi tutti su questa terra siamo mortali.
Abbiamo a disposizione un passaggio assai breve. Dunque è vero che noi vecchi
siamo solo dei morti non ancora entrati in funzione, ma questa definizione, di
un realismo crudele, riguarda tutti noi poveri mortali appunto. Le distinzioni
fasulle non rendono immortale nessuno.
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