Irene Papas / Penelope nell'Odissea di Franco Rossi |
Donne dell’Odissea Biblioteca Pezzoli di Bologna 10 febbraio 2020 ore 17 - 18, 30.
Euriclea, Anticlea, Arete, Elena. Penelope tra i
proci
Assaggi di antifemminismo (Esiodo Pavese e
Agamennone nella Nevkuia, il canto dei morti dell’Odissea).
Nausicaa. La ragazza assimilata a un
virgulto. La donna e la madre terra.
Calipso. Penelope al ritorno di Odisseo. Il
massacro delle ancelle amanti dei proci
Prima parte: Euriclea e Arete. La schiava e la
regina
Il rispetto della moglie e della schiava.
L’infedeltà maritale evitata
Nel I canto
dell’Odissea, quando scende la buia sera, i Proci tornarono nelle loro
case, per dormire, e pure Telemaco andò a letto, accompagnato dalla saggia Euriclea che Laerte aveva comprato quando era
ancora nella prima giovinezza (prwqhvbhn, v. 431) per venti buoi, e pertanto
doveva essere stata anche bella assai, e desiderabile.
Il re
di Itaca dunque l'aveva onorata come
una sposa, però non si era mai unito a lei nel letto. Così evitava l’ira della
moglie Anticlea, la madre di Odisseo:"eujnh'/ d j ou[
pot j e[mikto, covlon d j ajleveine gunaikov"" (433).
L’infedeltà maritale
pagata a caro prezzo
Amintore, il
genitore di Fenice, dovette pagare cara l’infedeltà maritale con una pallaki;~
kallivkomo~ (Iliade,
IX, 449 ss.): la moglie gli mise contro il figlio spingendolo a diventare
amante dell'amante del padre il quale lo maledì.
Fenice fuggì
a Ftia dove divenne l’educatore di Achille.
L’infedeltà maritale derisa da Gozzano
Il re di
Tempeste era un tale
Che diede
col vivere scempio
Un ben
deplorevole esempio
D’infedeltà
maritale,
che visse a
bordo d’un yacht
toccando tra
liete brigate
le spiagge
più frequentate dalle famose cocottes…
Già vecchio,
rivolte le vele
Al tetto un
giorno lasciato,
fu
accolto e fu perdonato
dalla
consorte fedele… (L’ipotesi, 1908)
Euriclea,
sebbene schiava, venne trattata con rispetto e con affetto: “Omero, anche se
naturalmente non pensa neppure alla possibilità di fare a meno degli schiavi,
parla sempre di essi con tenerezza mista a imbarazzo. La schiavitù è per lui
qualcosa di terribile che può capitare a chiunque[1] e
può ‘portar via ad un uomo metà della sua umanità’. Gli eroi sono gentili con
gli schiavi Eumeo e Euriclea, come con i loro pari”[2].
Anticlea, la
moglie di Laerte, padre probabile[3],
non sicuro di Odisseo,
doveva
comunque trarre ben più grandi soddisfazioni affettive dal figlio che dal
marito: infatti, quando Ulisse, che l’aveva lasciata viva partendo da Itaca, la
incontra fra i morti e le domanda quale khvr, dea della morte, l’abbia uccisa,
la donna risponde: è stata la mancanza di te, e il preoccuparmi di te,
splendido Odisseo so;~ te povqo~, sa; te mhvdea, faidivm j jOdusseu` (XI, 202).
Sono partito
da questo episodio poiché ci dice qualche cosa sulla condizione della donna nell'Odissea.
Queste
parole si possono confrontare con il
consiglio che Nausicaa dà a Ulisse nel VI canto: gli suggerisce di chiedere
aiuto non al re Alcinoo, suo padre, ma alla regina Arete, sua madre, se vuole
vedere il dì del ritorno.
“Passa
davanti a mio padre e getta le braccia alle ginocchia della madre nostra” (vv.
310 - 311).
"La posizione sociale della donna non
fu mai più, presso i Greci, così elevata come sul declinare del periodo
cavalleresco omerico. Arete, la consorte del principe dei Feaci, è onorata dal
popolo come una dea. Ne compone i litigi col suo presentarsi e determina le
decisioni del marito col suo intervento o col suo consiglio. Per ottenere di
ritornare ad Itaca con l'aiuto dei Feaci, Odisseo, dietro suggerimento di
Nausicaa, non si rivolge in primo luogo al padre di lei, al Re, ma abbraccia
implorando le ginocchia della sovrana, ché decisiva è la benevolenza di questa
per far esaudire la
preghiera[4]..
Nelle Argonautiche di
Apollonio Rodio Medea, toccava spesso le ginocchia di Arete la moglie di
Alcinoo ( - polla; de; cersivn - jArhvth" gouvnwn ajlovcou
qivgen jAlkinovoio - (1012 - 1013)
e la pregava di non consegnarla ai Colchi.
Si noti
l’utilizzo con variazioni del modello omerico
Arete
Vediamo
altre notizie che Atena dà a Odisseo su Arete : era moglie e cugina di Alcinoo,
nipoti entrambi di Poseidone.
Alcinoo
figlio di Nausitoo sposò dunque Arete figlio di Rexenore un altro figlio di
Nausitoo. Alcinoo onorò la sposa come nessuna sulla terra è onorata (kai; min e[tis
j wJ" ou[ ti" ejpi; cqoni; tivetai a[llh, VII, 67), tra quante donne ora tengono una casa sotto i
mariti. Arete viene onorata non solo dal marito ma anche dai figli e dal popolo
che guardandola come un nume - qeo;n w}" eisorovwnte" (71) la accolgono con saluti
quando passa in città (72). E non è carente di nobile senno - ouj me;n ga;r
ti novou ge kai; aujth; deuvetai ejsqlou' (73) e appiana le contese neivkea luvei 74 di quelli ai quali vuole
bene, anche agli uomini duri.
Dunque se
lei sarà ben disposta nell’animo verso Odisseo, il naufrago potrai tornare a
casa
La regina
dei Feaci sembra essere la storicizzazione di una divinità femminile della
società matriarcale supposta prima della discesa degli Indoeuropei. Una dea
accompagnata da un paredro subordinato.
Odisseo
dunque entrò nella reggia protetto dalla nebbia e gettò le braccia alle
ginocchia di Arete - amfi; d j a[r j jArhvth" bavle gouvnasi
cei'ra"
jOdusseuv" (142) e chiese aiuto.
Ulisse viene
rifocillato poi Arete gli domanda chi sia e da dove venga - tiv"
povqen ajndrw'n 238 - E
anche chi gli diede le vesti. Le aveva riconosciute siccome le aveva fatte lei
stessa con le ancelle - tiv" toi tavde ei{mat j e[dwken;
Odisseo
risponde con parole che diverranno topiche: “ajrgalevon,
basivleia, dihnekevw" ajgoreu'sai - khvde j ( 241 - 242) doloroso, regina, narrare dal
principio alla fine gli affanni, che molti ho ricevuto dai numi, però a te che
lo chiedi questo dirò.
Così Enea
racconta a Didone la distruzione di Troia: “Infandum, regina, iubes renovare
dolorem (…) Sed si tantus amor casus cognoscere nostros/et
breviter Troiae supremum audire laborem,/quamquam animus meminisse horret
luctuque refugit,/incipiam” (Eneide, II, 3, 10 - 13), regina, mi
ordini, di rinnovare un dolore indicibile…ma se tanto grande è il desiderio di
conoscere la nostra caduta e di udire in breve l’estrema agonia di Troia,
sebbene l’animo rabbrividisca a ricordare e rifugga dal pianto, comincerò.
Quindi
Odisseo racconta di Calipso deinh; qeov" - VII, 255 - dove restò prigioniero
sette anni ma non volle rimanere rifiutando perfino l’immortalità e la
giovinezza perenne. Poi racconta il naufragio e l’incontro con Nausicaa che lo
aiutò e gli diede le vesti in quanto diversa dagli altri giovani che sono
sempre insensati - aiei; ga;r te newvteroi ajfradevousin (294). Alla fine del VII canto
Arete ordina alle ancelle di preparare nel portico un letto per l’ospite con
belle coperte purpurèe tappeti e velli di lana.
Anche Medea
e Giasone nelle Argonautiche di Apollonio Rodio passano
nell’isola dei Feaci
Alcinoo li
accolse bene e con gioia. Si festeggiava, ma poi sopraggiungono i Colchi
bramosi di guerra. Alcinoo li trattenne: voleva evitare lo scontro. Medea, come
già Odisseo, abbracciava le ginocchia di Arete e la prega di non consegnarla ai
Colchi Dice di avere sbagliato per leggerezza ed errore, non per lussuria ouj me;n e[khti margosuvnhς (1019). Tra l’altro lei è ancora
vergine mivtrh mevnei (1024) la cintura rimane. Poi prega anche i
Greci di non abbandonarla. E di notte piangeva come una vedova. Arete parla con
Alcinoo e intercede in favore di Medea minacciata da Eeta. I genitori sono
troppo severi livhn duvszhloi verso le loro figlie (eJai'ς paisiv 1089) come Acrisio con Danae o
Niseo con Antiope che generò a Zeus Anfione e Zeto. Alcinoo decide che
restituirà Medea al padre solo se è ancora vergine Allora Arete fece sapere a
Giasone che doveva consumare le nozze: Alcinoo non avrebbe spezzato un’unione
legittima 1120
Quindi i Greci
prepararono il letto nuziale nell’antro divino dove una volta viveva Macride,
la figlia di Aristeo che scoprì il lavoro delle api e il succo dell’olivo. Era
l’aveva fatta scappare là poiché aveva unto con il miele le labbra di Dioniso
bruciacchiato dal fuoco di Semele.
Nel letto
posero il vello d’oro e le Ninfe portavano fiori. Orfeo suonava e gli eroi
cantavano l’imeneo. Medea e Giasone avrebbero preferito farlo a Iolco ma noi stirpe infelice degli uomini non
possiamo entrare nella gioia con piede intero o{lw/ podiv (1166) e l’amaro dolore - pikrh;
ajnivh - sempre si insinua in mezzo ai momenti del nostro piacere.
Giasone e
Medea avevano paura. Quando l’aurora sciolse con la sua luce la nera notte, le
rive dell’isola ridevano. Alcinoo mantenne i patti e i Colchi temendo l’ira di
Eeta, vi rimasero con i Feaci fino alla colonizzazione di Corcira da parte dei
Bacchiadi di Corinto.
Quando
Odisseo ebbe concluso il racconto dell’evocazione dei morti tutti rimasero in
silenzio siwph'/ (XI, 333)vinti dal fascino nel megaron
ombroso.
Allora Arete
lo elogia per l’aspetto, la prestanza e l’equilibrio mentale e lo rivendica come
ospite suo - xei'no" ejmov" XI, 338. Quindi lo raccomanda perché i ricchi
Feaci lo riempiano di doni.
Odisseo
prima di partire la saluta augurandole di stare bene fino alla vecchiaia e alla
morte. gh'ra" kai; qavnato" che incombono sugli uomini
XIII, 59 – 60.
[1] Euripide scriverà:" oujk e[sti qnhtw'n o{sti" e[st' ejleuvqero" - h]
crhmavtwn ga;r dou'lov" ejstin h] tuvch""( Ecuba, vv. 864 -
865), non c'è tra i mortali chi sia libero: infatti siamo schiavi delle
ricchezze oppure della sorte. E’ Ecuba, la madre dolorosa, che parla con
Agamennone dopo la caduta di Troia. Alcesti nella tragedia di Euripide ha
con i servi quel comportamento amichevole riservato loro dall'alta aristocrazia
di tutti i tempi: da Seneca ai Guermantes di Proust.
Seneca nella Lettera 47
toglie loro l’epiteto di servi e li definisce humiles amici, contubernales, conviventi, persone
sulle quali la fortuna può tanto quanto può nei confronti di ogni uomo.
[3] Una nota di Servio a Eneide VI 529
dove Ulisse è chiamato “hortator scelerum Aeolides” ricorda la leggenda
secondo cui Anticlea, la madre di Odisseo, prima delle nozze con Laerte,
avrebbe avuto una relazione con Sisifo, figlio di Eolo, dal quale avrebbe avuto
Odisseo
[4]Per il suggerimento di Nausicaa, v. VI 310 - 315. Cfr. VII 142 (alle
ginocchia di Arete gettò le braccia Odisseo). Anche Atena parla a Ulisse della
riverenza di Alcinoo e dei suoi figli per Arete: VII 66 - 70.
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