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martedì 4 febbraio 2020

Donne nell'epica greca. Parte 9. Donne dell'Odissea

Irene Papas / Penelope nell'Odissea di Franco Rossi

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Donne dell’Odissea Biblioteca Pezzoli di Bologna 10 febbraio 2020 ore 17 - 18, 30.
  
Euriclea, Anticlea, Arete, Elena. Penelope tra i proci

Assaggi di antifemminismo (Esiodo Pavese e Agamennone nella Nevkuia, il canto dei morti dell’Odissea).
 Nausicaa. La ragazza assimilata a un virgulto. La donna e la madre terra.
Calipso. Penelope al ritorno di Odisseo. Il massacro delle ancelle amanti dei proci

Prima parte: Euriclea e Arete. La schiava e la regina

Il rispetto della moglie e della schiava. L’infedeltà maritale evitata
Nel I canto dell’Odissea, quando scende la buia sera, i Proci tornarono nelle loro case, per dormire, e pure Telemaco andò a letto, accompagnato dalla saggia Euriclea che Laerte aveva comprato quando era ancora nella prima giovinezza (prwqhvbhn, v. 431) per venti buoi, e pertanto doveva essere stata anche bella assai, e desiderabile.
 Il re di Itaca dunque l'aveva onorata come una sposa, però non si era mai unito a lei nel letto. Così evitava l’ira della moglie Anticlea, la madre di Odisseo:"eujnh'/ d j ou[ pot j e[mikto, covlon d j ajleveine gunaikov"" (433).

 L’infedeltà maritale pagata a caro prezzo
Amintore, il genitore di Fenice, dovette pagare cara l’infedeltà maritale con una pallaki;~ kallivkomo~ (Iliade, IX, 449 ss.): la moglie gli mise contro il figlio spingendolo a diventare amante dell'amante del padre il quale lo maledì.
Fenice fuggì a Ftia dove divenne l’educatore di Achille.

L’infedeltà maritale derisa da Gozzano
Il re di Tempeste era un tale
Che diede col vivere scempio
Un ben deplorevole esempio
D’infedeltà maritale,
che visse a bordo d’un yacht
toccando tra liete brigate
le spiagge più frequentate dalle famose cocottes
Già vecchio, rivolte le vele
Al tetto un giorno lasciato,
 fu accolto e fu perdonato
dalla consorte fedele… (L’ipotesi, 1908)


Euriclea, sebbene schiava, venne trattata con rispetto e con affetto: “Omero, anche se naturalmente non pensa neppure alla possibilità di fare a meno degli schiavi, parla sempre di essi con tenerezza mista a imbarazzo. La schiavitù è per lui qualcosa di terribile che può capitare a chiunque[1] e può ‘portar via ad un uomo metà della sua umanità’. Gli eroi sono gentili con gli schiavi Eumeo e Euriclea, come con i loro pari”[2].

Anticlea, la moglie di Laerte, padre probabile[3], non sicuro di Odisseo,
doveva comunque trarre ben più grandi soddisfazioni affettive dal figlio che dal marito: infatti, quando Ulisse, che l’aveva lasciata viva partendo da Itaca, la incontra fra i morti e le domanda quale khvr, dea della morte, l’abbia uccisa, la donna risponde: è stata la mancanza di te, e il preoccuparmi di te, splendido Odisseo so;~ te povqo~, sa; te mhvdea, faidivm j jOdusseu` (XI, 202).

Sono partito da questo episodio poiché ci dice qualche cosa sulla condizione della donna nell'Odissea.
Queste parole si possono confrontare con il consiglio che Nausicaa dà a Ulisse nel VI canto: gli suggerisce di chiedere aiuto non al re Alcinoo, suo padre, ma alla regina Arete, sua madre, se vuole vedere il dì del ritorno.
“Passa davanti a mio padre e getta le braccia alle ginocchia della madre nostra” (vv. 310 - 311).
"La posizione sociale della donna non fu mai più, presso i Greci, così elevata come sul declinare del periodo cavalleresco omerico. Arete, la consorte del principe dei Feaci, è onorata dal popolo come una dea. Ne compone i litigi col suo presentarsi e determina le decisioni del marito col suo intervento o col suo consiglio. Per ottenere di ritornare ad Itaca con l'aiuto dei Feaci, Odisseo, dietro suggerimento di Nausicaa, non si rivolge in primo luogo al padre di lei, al Re, ma abbraccia implorando le ginocchia della sovrana, ché decisiva è la benevolenza di questa per far esaudire la
preghiera[4]..

Nelle Argonautiche di Apollonio Rodio Medea, toccava spesso le ginocchia di Arete la moglie di Alcinoo ( - polla; de; cersivn - jArhvth" gouvnwn ajlovcou qivgen jAlkinovoio - (1012 - 1013) e la pregava di non consegnarla ai Colchi.
Si noti l’utilizzo con variazioni del modello omerico

Arete
Vediamo altre notizie che Atena dà a Odisseo su Arete : era moglie e cugina di Alcinoo, nipoti entrambi di Poseidone.
Alcinoo figlio di Nausitoo sposò dunque Arete figlio di Rexenore un altro figlio di Nausitoo. Alcinoo onorò la sposa come nessuna sulla terra è onorata (kai; min e[tis j wJ" ou[ ti" ejpi; cqoni; tivetai a[llhVII, 67), tra quante donne ora tengono una casa sotto i mariti. Arete viene onorata non solo dal marito ma anche dai figli e dal popolo che guardandola come un nume - qeo;n w}" eisorovwnte" (71) la accolgono con saluti quando passa in città (72). E non è carente di nobile senno - ouj me;n ga;r ti novou ge kai; aujth; deuvetai ejsqlou' (73) e appiana le contese neivkea luvei 74 di quelli ai quali vuole bene, anche agli uomini duri.
Dunque se lei sarà ben disposta nell’animo verso Odisseo, il naufrago potrai tornare a casa
La regina dei Feaci sembra essere la storicizzazione di una divinità femminile della società matriarcale supposta prima della discesa degli Indoeuropei. Una dea accompagnata da un paredro subordinato.

Odisseo dunque entrò nella reggia protetto dalla nebbia e gettò le braccia alle ginocchia di Arete - amfi; d j a[r j jArhvth" bavle gouvnasi cei'ra"
 jOdusseuv" (142) e chiese aiuto.
Ulisse viene rifocillato poi Arete gli domanda chi sia e da dove venga - tiv" povqen ajndrw'n 238 - E anche chi gli diede le vesti. Le aveva riconosciute siccome le aveva fatte lei stessa con le ancelle - tiv" toi tavde ei{mat j e[dwken;
Odisseo risponde con parole che diverranno topiche: “ajrgalevon, basivleia, dihnekevw" ajgoreu'sai - khvde j ( 241 - 242) doloroso, regina, narrare dal principio alla fine gli affanni, che molti ho ricevuto dai numi, però a te che lo chiedi questo dirò.

Così Enea racconta a Didone la distruzione di Troia: “Infandum, regina, iubes renovare dolorem (…) Sed si tantus amor casus cognoscere nostros/et breviter Troiae supremum audire laborem,/quamquam animus meminisse horret luctuque refugit,/incipiam” (Eneide, II, 3, 10 - 13), regina, mi ordini, di rinnovare un dolore indicibile…ma se tanto grande è il desiderio di conoscere la nostra caduta e di udire in breve l’estrema agonia di Troia, sebbene l’animo rabbrividisca a ricordare e rifugga dal pianto, comincerò.

Quindi Odisseo racconta di Calipso deinh; qeov" - VII, 255 - dove restò prigioniero sette anni ma non volle rimanere rifiutando perfino l’immortalità e la giovinezza perenne. Poi racconta il naufragio e l’incontro con Nausicaa che lo aiutò e gli diede le vesti in quanto diversa dagli altri giovani che sono sempre insensati - aiei; ga;r te newvteroi ajfradevousin (294). Alla fine del VII canto Arete ordina alle ancelle di preparare nel portico un letto per l’ospite con belle coperte purpurèe tappeti e velli di lana.

Anche Medea e Giasone nelle Argonautiche di Apollonio Rodio passano nell’isola dei Feaci
Alcinoo li accolse bene e con gioia. Si festeggiava, ma poi sopraggiungono i Colchi bramosi di guerra. Alcinoo li trattenne: voleva evitare lo scontro. Medea, come già Odisseo, abbracciava le ginocchia di Arete e la prega di non consegnarla ai Colchi Dice di avere sbagliato per leggerezza ed errore, non per lussuria ouj me;n e[khti margosuvnhς (1019). Tra l’altro lei è ancora vergine mivtrh mevnei (1024) la cintura rimane. Poi prega anche i Greci di non abbandonarla. E di notte piangeva come una vedova. Arete parla con Alcinoo e intercede in favore di Medea minacciata da Eeta. I genitori sono troppo severi livhn duvszhloi verso le loro figlie (eJai'ς paisiv 1089) come Acrisio con Danae o Niseo con Antiope che generò a Zeus Anfione e Zeto. Alcinoo decide che restituirà Medea al padre solo se è ancora vergine Allora Arete fece sapere a Giasone che doveva consumare le nozze: Alcinoo non avrebbe spezzato un’unione legittima 1120
Quindi i Greci prepararono il letto nuziale nell’antro divino dove una volta viveva Macride, la figlia di Aristeo che scoprì il lavoro delle api e il succo dell’olivo. Era l’aveva fatta scappare là poiché aveva unto con il miele le labbra di Dioniso bruciacchiato dal fuoco di Semele.
Nel letto posero il vello d’oro e le Ninfe portavano fiori. Orfeo suonava e gli eroi cantavano l’imeneo. Medea e Giasone avrebbero preferito farlo a Iolco ma noi stirpe infelice degli uomini non possiamo entrare nella gioia con piede intero o{lw/ podiv (1166) e l’amaro dolore - pikrh; ajnivh - sempre si insinua in mezzo ai momenti del nostro piacere.
Giasone e Medea avevano paura. Quando l’aurora sciolse con la sua luce la nera notte, le rive dell’isola ridevano. Alcinoo mantenne i patti e i Colchi temendo l’ira di Eeta, vi rimasero con i Feaci fino alla colonizzazione di Corcira da parte dei Bacchiadi di Corinto.

Quando Odisseo ebbe concluso il racconto dell’evocazione dei morti tutti rimasero in silenzio siwph'/ (XI, 333)vinti dal fascino nel megaron ombroso. 
Allora Arete lo elogia per l’aspetto, la prestanza e l’equilibrio mentale e lo rivendica come ospite suo - xei'no" ejmov" XI, 338. Quindi lo raccomanda perché i ricchi Feaci lo riempiano di doni.
Odisseo prima di partire la saluta augurandole di stare bene fino alla vecchiaia e alla morte. gh'ra" kai; qavnato" che incombono sugli uomini XIII, 59 – 60.




[1] Euripide scriverà:" oujk e[sti qnhtw'n o{sti" e[st' ejleuvqero" - h] crhmavtwn ga;r dou'lov" ejstin h] tuvch""( Ecuba, vv. 864 - 865), non c'è tra i mortali chi sia libero: infatti siamo schiavi delle ricchezze oppure della sorte. E’ Ecuba, la madre dolorosa, che parla con Agamennone dopo la caduta di Troia. Alcesti nella tragedia di Euripide ha con i servi quel comportamento amichevole riservato loro dall'alta aristocrazia di tutti i tempi: da Seneca ai Guermantes di Proust.
Seneca nella Lettera 47 toglie loro l’epiteto di servi e li definisce humiles amicicontubernales, conviventi, persone sulle quali la fortuna può tanto quanto può nei confronti di ogni uomo.
[2] G. Murray, Le origini dell’Epica Greca, p. 29.
[3] Una nota di Servio a Eneide VI 529 dove Ulisse è chiamato “hortator scelerum Aeolides” ricorda la leggenda secondo cui Anticlea, la madre di Odisseo, prima delle nozze con Laerte, avrebbe avuto una relazione con Sisifo, figlio di Eolo, dal quale avrebbe avuto Odisseo
[4]Per il suggerimento di Nausicaa, v. VI 310 - 315. Cfr. VII 142 (alle ginocchia di Arete gettò le braccia Odisseo). Anche Atena parla a Ulisse della riverenza di Alcinoo e dei suoi figli per Arete: VII 66 - 70.

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