mercoledì 10 aprile 2024

Ifigenia CXXIV. Lo spionaggio sventato.


 

Dopo cena volevamo amoreggiare ancora prima di separarci per un periodo così lungo: un mese abbondante da passare in castità secondo i propositi per lo meno dichiarati. Però non sapevamo dove potessimo fare il massimo, dato che nella casetta erano arrivati due seccatori amici del marito di Ifigenia. La spiaggia era ancora frequentata dal popolo dei villeggianti. Camminavamo dunque lungo un viale alberato e fiancheggiato da alberghi con la smania di trovare un posto per l’ultimo concubitus della stagione, quando, ad un tratto, la giovane donna disse: “Aspetta un momento gianni: voglio chiedere a un mio amico se ci presta la camera”. Rimasi lì fermo. Non sapevo che cosa pensare di questo nuovo ghiribizzo della ragazza balzana. La vidi correre verso un albergo, entrarci, e fermarsi a parlare al di là di una porta di vetro traslucido con un uomo biondastro, stempiato, sui trenta. Doveva essere il medico di cui mi aveva detto.

Pensavo: “strano che gli possa chiedere un talamo in prestito se non vi hanno giaciuto insieme, o per lo meno non c’è una grande confidenza  tra loro. Eppure diceva di averlo conosciuto solo alcune ore fa.

Del resto sarebbe ancora più strano che gli chiedesse la camera quasi in mia presenza e per fare l’amore con me, se fosse già il suo ganzo.

Probabilmente vuole ingelosire me con lui e lui con me.

Oppure gli promette di lasciarlo osservare noi due che facciamo l’amore attraverso una vedetta concordata tra loro, per rendere più piccante l’empio concubitus che attueranno appena sarò partito”.

Mi venne in mente quando un paio degli amici italiani presenti a Debrecen nel 1971, nel lasciare a mia disposizione la nostra camera a quattro letti  perché potessi  fare l’amore con Elena, mi pregarono di amoreggiare in quello centrale, in modo che loro potessero osservarci a turno dal buco della serratura. Non dissi di no, ma coprii la toppa appendendo un asciugamano alla maniglia.

Dopo mi diedero del Giuda e io mi scusai dicendo che era stata quella pia donna a premunirsi da ogni possibile spiare. Due di loro erano famigerati in tutto il collegio per le irruzioni nelle docce dove le ragazze russe si muovevano sotto lo scroscio. Appena li vedevano, si coprivano pudicamente e gridavano come aquile. Dopo un paio di volte venne chiamata la polizia.

 

Bologna 10 aprile 2024 ore 11, 52 giovanni ghiselli

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