Nel canto VIII dell’Odissea l’adolescente Nausicaa chiede con delicatezza a Odisseo soltanto questo: “ricordati di me- mnhvsh/
ejmei j- quando sarai tornato alla terra dei padri, siccome a me per prima devi la vita” (vv. 461- 462).
L’uomo che è stato salvato dalla ragazza risponde con altrettanta finezza d’animo: “se arriverò a casa ti rivolgerò, pensieri devoti come a un dio, poiché tu mi hai salvato la vita, fanciulla” (su; ga;r m j ejbiwvsao, kouvrh v. 468).
Il rapporto tra un uomo umano e un’adolescente ha spesso la delicatezza e le premure di quello tra un padre e una figlia
Amor filiae genitivo soggettivo e oggettivo.
La persona umana non dimentica niente del bene che ha ricevuto poiché la sua memoria è uno scrigno.
Sentiamo il De oratore di Cicerone a questo proposito: “Quid dicam de thesauro rerum omnium, memoria?. Quae nisi custos inventis cogitatisque rebus et verbis adhibeatur, intellegimus omnia ,etiam si praeclarissima fuerint in oratore, peritura (I, 18), che dire dello scrigno di ogni cosa, la memoria? Se non si aggiunge questa quale custode alle cose e alle parole trovate e meditate, comprendiamo che tutte le capacità, pure se eccelse nell’oratore, andranno perdute.
Bologna 16 aprile 2024 ore 18, 31 giovanni ghiselli.
p. s
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