Vedevo che continuava a parlare con quel biondastro
Penserà: “tutto fa brodo” mi dissi. Il fatto è “che non la capisco. Dopo centinaia di orgasmi, migliaia di pensieri sul suo conto e tante parole scambiate con lei non so chi sia questa giovane donna, né che cosa voglia da me. Né quanto posso aspettarmi da lei. Mi sto ancora chiedendo se la sua bellezza mi faccia bene o mi porti pena, se sia catartica o demoniaca. Magari un giorni questa Sfinge troverà l’Edipo che risolverà enigmi troppo difficili per me. Oppure Dio, chiunque Egli sia, mi manderà un segno magari durante il mese di Debrecen”.
Sarebbe andata proprio così, come vedrai lettore.
Dopo una decina di minuti Ifigenia tornò, dicendo che la stanza le era stata negata perché già promessa a un altro.
“Quello lì subaffitta la camera”, pensai.
Noi due finimmo da un’affittacamere matta. Ifigenia precisò di non esserci mai stata prima. Ne aveva sentito parlare. Questa scusa non richiesta riattizzò i sospetti, ma tacqui perché volevo fare una scorpacciata di sesso poi partire.
Facemmo l’amore diverse volte con gusto triste. Alle tre della notte eravamo sazi e ci salutammo con una formula che avremmo continuato a usare sebbene già allora fosse discrepante rispetto ai fatti: “Ti amo. Fidati. Mi fido.”
Arrivai a Bologna che era già quasi l’aurora. Non sapevo che cosa sarebbe accaduto. “Lascia fare al destino- mi dissi- il futuro verrà e parlerà svelando ogni latenza.
Partìì da Bologna con Alfredo domenica 22 luglio. Arrivammo a Debrecen con una sola giornata di viaggio: conoscevo molto bene la strada, come puoi immaginare, caro lettore.
La sera del 23 c’era la festa della conoscenza, quella che negli anni passati mi era servita a incontrare la donna con la quale nel mese successivo avrei scambiato piacere, amore e non poco sapere, conseguendo comunque una crescita della mia coscienza. Tra le altre, avevo incontrato, una per anno, tre finlandesi Helena, Kaisa, Päivi, donne molto importanti nella mia vita. Grazie e Muse che mi hanno spinto a studiare, a parlare e a scrivere per educare.
Guardavo se c’erano dei reduci del 1966. Vidi soltanto Alfredo che ancora cercava l’amore. Pensai di stare meglio di lui perché non avevo più l’ansia di trovare una donna. Il dilemma era se tenermi ancora o lasciare perdere quella che avevo.
Osservavo le ragazze con sguardo non più famelico, né maniacale.
Tra le altre notai una bionda dai lunghi capelli che le ondeggiavano sopra le spalle a ogni mossa della testa. A un tratto si girò nella mia direzione e, come vide che la guardavo, mi rivolse un sorriso. Glielo contraccambiai ma volli prendere tempo prima di avvicinarla. La notte passata quasi in bianco mi pesava sul cervello e non mi lasciava le forze mentali necessarie a una conversazione significativa e interessante soprattutto in una lingua che non parlavo da tre anni. La bionda sembrava una tedesca tra i Tedeschi e con lei avrei dovuto parlare inglese. Ero fuori esercizio e troppo stanco per farlo decentemente.
Sicché mi ritirai nella solita camera numero 4 del secondo collegio prima di mezzanotte. Andai subito a letto, contento di non avere fatto mosse affrettate. “C’è tempo- mi dissi- tutto il tempo”. E mi addormentai.
Bologna 10 aprile 2024 ore 19, 08 giovanni ghiselli.p. s.
Bologna 10 aprile 2024 ore 19, 29 giovanni ghiselli
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