Parodo dell’Ippolito di Euripide vv. 121- 175.
Il coro di donne trezenie canta i mali della regina e la compiange. Ha avuto notizie di Fedra, la sua signora, da un’amica che lava le vesti purpuree nell’acqua del fiume poi le poneva sul dorso di una pietra ben soleggiata- ejpi; nw`ta pevtra~ eujalivou katevball j127. 128.
Non sono buone notizie
Consunta nel corpo la donna dolorosa sta dentro il palazzo nel letto della sua malattia-nosera`/ koivta/-131- e veli leggeri le ombreggiano la testa. Da due giorni non mangia il frutto di Demetra- il pane- tenendo puro il corpo siccome vuole approdare al termine di morte, per una segreta pena- kruptw`/ pevnqei-139-, l’infelice La sofferenza cresce nella misura in cui la disgraziata non ne può parlare confidandosi con qualcuno.
Forse tu, o figlia, vai errando posseduta da un nume -e[nqeo~- da Ecate, o da Pan, o dai Coribanti o dalla madre montana Rea-Cibele. O ti struggi per colpe- ajmplakivai~- 146 verso Dictinna signora delle fiere, sei profana dai sacrifici mancati? Va e viene la dea anche attraverso la palude e oltre la terra sui vortici salsi del mare.
Ecate, Pan, Coribanti, Rea Cibele, Dictinna sono divinità oscure inquietanti: evocano un passato caotico, confuso che è rimasto nel sangue di Fedra, figlia di Pasife.
Più avanti a Fedra torna in mente appunto l’infamia della ropria madre Pasife e la sciagura della derelitta sorella Arianna: “o disgraziata madre, quale amore amasti! (v. 337), quindi: “e tu misera sorella, sposa di Dioniso!” (v. 339). Ella si sente la trivth (...) duvsthno~ wJ~ ajpovllumai ”(v. 341), la terza sventurata, il terzo anello della catena pronta a morire.
Questo sentirsi anello di una catena familiare lo abbiamo trovato nella ragazza Tony dei Buddenbrook che però ne è convinta e fiera. Fedra invece ne soffre e ne muore.
Un'altra ipotesi fatta dal coro è che la causa della pena della regina sia un concubinaggio nascosto al talamo della sposa- krupta; koivta- 155, un altro letto di Teseo che aveva già sedotto, usato e abbandonato Arianna sorella di Fedra.
Altra ipotesi ancora è che sia giunto un navigante da Creta portando alla regina una voce- fhvman pevmpwn basileiva/ - 158 certamente qualche infame diceria che ha bloccato la vita di Fedra legandola a letto.
Si ricordi come Virgilio descrive la Fama: è un monstrum horrendum pieno zeppo di occhi, piume, lingue, bocche, orecchie (Eneide, IV, vv. 181-183), è insomma una dea foeda (v. 195), una divinità oscena
L’ultima ipotesi è che Fedra soffra le doglie del parto
Cattiva e disgraziata impotenza –kaka; duvstano~ ajmhcaniva- 163 davanti alle doglie e al delirio suole coabitare con la difficile conformazione delle donne.
Queste del coro ricordano i popri travagli dolorosi e l’invocazione rivolta alla celeste Artemide protettrice dei parti e signora degli archi che è sempre venuta con altri dèi.
Nella chiusura della parodo la corifèa annuncia – ecco l’anziana nutrice- h{de trofo;~ geraiav- 170 che accompagna Fedra fuori dal palazzo.
Un cupo nembo si addensa sulle ciglia – stugno;n d j ojfruvwn nevfo~ aujxavnetai- 172. Gli occhi, la parte più espressiva del corpo umano, manifestano dolore
Nell’Antigone di Sofocle la sorella timida giunge a una vera e propria trasfigurazione dolorosa:"kai; mh;n pro; pulw'n h{d j jIsmhvnh,-filavdelfa kavtw davkruj eijbomevnh: -nefevlh d j ojfruvwn u{per aiJmatoven-rJevqo" aijscuvnei,-tevggous j eujw'pa pareiavn, ed ecco qua Ismene, davanti alle porte,/che versa giù lacrime di amore fraterno;/una nube sopra le ciglia sfigura/ il volto sanguinoso/bagnando la bella guancia. (vv.526-530).
La corifea dice che il suo animo brama di conoscere che cosa ha danneggiato il corpo della regina fino a mutarne il colore
Bologna 20 aprile 2024 ore 19, 36 giovanni ghiselli
p. s.
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