mercoledì 17 aprile 2024

Ifigenia CXXXIII. Il test sulla pista. La piscina di Debrecen.


 

A mezzogiorno andai sulla pista dello stadio per correre i 5000 metri e meritarni il desinare delle 13, 30 nella mensa. Un pranzo immeritato infatti è u{bri~. Percorsi i 12 giri e mezzo in un tempo inferiore alls volta precedente nonostante il caldo dell’ora. “E’ segno-mi dissi-che il pensiero di Ifigenia e la tenacia della mia fedeltà mi rende più sano, più forte, migliore”. Il test della corsa a cronometro, a piedi o in bicicletta, non mente sul conto della salute.

Nel pomeriggio  andai in piscina per non perdere l’abbronzatura presa al mare con Ifigenia. Amoreggiavo con  il sole e leggevo Proust, quando Alfredo mi venne vicino e sorridendo non senza sarcasmo disse: “Se la tua fidanzata è di parola e, come hai detto, ti dà tempestiva notizia delle corna che ti mette, puoi stare sicuro che fino a un paio di giorni fa non ti ha tradito, perché in collegio non c’è posta per te”.

Poi mi indicò una donna giovane, molto,  bionda ma bella, una studentessa che aveva conosciuto nella mensa universitaria e invitato in piscina: era stesa su un asciugamano rosso orlato di giallo non lontana da noi; ci guardava non senza sorrisi con il viso poco abbronzato e con tutto il corpo ben fatto: snello, slanciato e formoso. Incarnava l’idea  della femmina umana fiorente, un po’ come la mia compagna, ma in versione scolorita.

Gli occhi erano azzurri . Troppo chiara nell’insiemr rispetto ai  miei gusti.

“Vedi quella?-fece Alfredo - è un bel bocconcino. Io la punto. Io so’ sincero, Gianni: sono venuto qua per fare sesso. Quella ci sta”.

Invero, data la scarsa esperienza e l’avvenenza non travolgente del vecchio amico, la previsione mi sembrò non del tutto realistica.

Lo guardai per dirgli che la cosa non mi riguardava punto, ma lui continuò: “Tu Gianni fai l’anacoreta pazzo qui a Debrecen dove il buon Dio ci ha riuniti per scambiare piacere e amore con le ragazze d’Europa: quella è una slava di Novi Sad e ha una sorella. Ancora più bella e non meno disponibile. Possiamo spassarcela in quattro, allegramente”.

“Un’altra volta”, gli dissi.

“Va be’, ma la prossima volta che vieni in questo paradiso dell’amore, cerca di non portarti dietro problemi di fedeltà.  Ti ricordi l’angoscia  del ’73 per l’Esmeralda, Hetera Esmeralda come l’hai chiamata più tardi?

Se non te ne liberavi in tempo, pensa, non beccavi la Päivi, il grande amore mensile del ’74”.

“Sì, tu  non hai tutti i torti, amico mio, ma Hetera Esmeralda con tutti i sui difetti mi è servita  a tenere i contatti con Bologna durante l’esilio patavino e mi ha dato una mano per uscire dalla scuola media di Carmignano di Brenta dove cominciavo ad ammuffire. Perfino il lavoro mi ha aiutato a trovare”.

“E Ifigenia che cosa ti fa trovare?”

“Qualche cosa di sano e di forte dentro di me. Senti, Alfredo, noi siamo amici e io ti voglio bene. Non ho dimenticato la tua generosità in diverse occasioni. Come quando venisti all’aeroporto di Rimini, il 20 settembre del 1974, a salutarmi e incoraggiarmi mentre partivo per la Finlandia ed ero incerto sul da farsi con Päivi incinta. Portasti perfino un regalo per lei. Poi quella storia non finì bene, come sai, ma il tuo gesto fu nobile e io te ne sono grato. La mia fedeltà però, almeno per qualche tempo, lasciala perdere. Non mi va di comportarmi diversamente da come ho deciso e ho promesso: mi sentirei un buffone, ne andrebbe della mia identità. Avrei paura di trasformarmi in un cane, o in  un altro quadrupede, che quando vede la bellezza, invece di contemplarla e onorarla, cerca di montarci sopra per ricavarne piacere e magari seminare tante piccole bestie. Non sono un animale e  nemmeno un funzionario della specie. Anche tu del resto hai l’età per prendere sul serio te stesso e gli altri. Quella ragazza bionda potrebbe esserti figlia; trattala con ogni riguardo, da quel signore che sei”.

“Ho capito. Ti saluto”, disse e desistette. Mi guardò immusonito e tornò dalla sua bella. Non ci provò più, con me dico, ma quando, con il volgere delle stagioni, gli dissi come era andata a finire la storia che ora sto raccontando a voi miei  lettori, fece: “Non te la prendere Gianni: pensa al ricevimento del Rettore dove hai beccato la Päivi, o alla festa della conoscenza dove Eros raduna femmine e maschi umani perché si amino, dove  hai conosciuto  Helena e Kaisa , tre donne che se non sbaglio sono state le più importanti della tua vita, se non altro per la costruzione della tua identità. Pensa a quante puoi trovarne ancora fino ai settanta anni e oltre, sempre che tu non venga paralizzato da scrupoli assurdi e ubbie prive di senso. Le donne vanno trattate come loro trattano noi. Né più né meno. Ti hanno tradito o lasciato quasi sempre, ora sta a te.”

“Sarebbe bello che ci trattassimo bene a vicenda, e io lo spero ancora”,

risposi con il barlume di ottimismo che mi era rimasto dopo tante vicende, non tutte  gioiose e belle.

  Bologna 17 aprile 2024 ore 9, 12 giovanni ghiselli

 

p. s

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