Questa sezione richiede il contributo dei poeti lirici che dalla natura traggono ispirazione più dei tragici.
Sentiamo Saffo- 630-570-
Lirica monodica, dialetto eolico
Saffo ebbe una figlia, sulla quale ha lasciato un frammento dove si vede in quanta considerazione fosse tenuto questo affetto (152 D.):
"Io ho una bella figlia che ha l'aspetto
simile ai fiori d'oro- crusivoisin ajnqevmoisin-ejmfevrhn e[coisa movrfan-, l'amata Cleide
e in cambio di lei io né la Lidia tutta, né l'amabile... qui si interrompe". Metrum incertum
Nel frammento 27 D. la cosa più bella kavlliston è relativa ai gusti di ciascuno: quello che uno ama, e secondo la preferenza della poetessa è la fanciulla Anattoria dall’amabile incedere e dal viso luminoso.
In questo 152 D. invece preferibile a ogni altra cosa bella e amabile al di sopra di tutto è la figlia Cleide che viene assimilata ai fiori d’oro la cui luce può risplendere non meno di quella di un viso umano.
Saffo non canta solo la bellezza della terra ma anche quella del cielo.
"Le stelle intorno alla bella luna
nascondono di nuovo l'immagine lucente,
quando, piena, splende al massimo mavlista lamph/
su tutta la terra
...e si inargenta" Fr. 4D
Un rapporto così forte e umano con la natura è riscontrabile, tra i moderni, oltre che in Leopardi, in D'Annunzio dal quale (La sera fiesolana , 5- 6:" su l'alta scala che s'annera/contro il fusto che s'inargenta") , non per caso, traducendo ho preso l'ultimo verbo, e in Hermann Hesse che in Peter Camezind (p.12) scrive:"Le montagne, il lago, le tempeste e il sole erano i miei educatori e amici, che per molto tempo mi furono più cari e noti degli uomini e del loro destino".
Nel Fr. 98 D. torna la luna che vince tutte le stelle una volta sparito il sole e la sua luce cade sul salso mare-qavlassan ejp j ajmlmuravn (v. 10) e sulle campagne piene di fiori- kai; poluanqevmoi~ ajrouvrai~-.
Allora scende la rugiada e si aprono le rose – teqavlaisi de; brovda-e i teneri cerfogli.
Anche in questo frammento la supremazia sulle stelle della luce lunare che nella notte estiva restituisce i colori e risuscita la forza della vita è assimilata allo spiccare della bellezza di Anattoria tra le donne di Lidia.
Vediamo il frammento 127D dove il
"A chi, caro sposo, posso paragonarti bene?
A un giovane ramo flessibile ti paragono benissimo".
Il complimento assomiglia a quello rivolto da Ulisse a Nausicaa nel VI canto dell'Odissea (vv.160-163) :"Non ancora infatti una tale creatura ho mai visto con gli occhi,/né uomo né donna: venerazione mi prende mentre ti guardo./Invero una volta a Delo presso l'altare di Apollo/vidi salire al cielo un nuovo virgulto di palma (foivniko~ nevon e[rno~ ajnercovmenon ejnovhsa).
Qui la naturalezza e la sacralità sono congiunte in un connubio che il mondo moderno troppo spesso dimentica.
Potremmo assimilare questi testi al Cantico dei Cantici attribuito a Salomone.
Lo sposo dice alla sposa:"Come sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe, dietro il tuo velo. Le tue chiome come un gregge di capre...i tuoi denti come un gregge di pecore tosate..come un nastro di porpora le tue labbra..come spicchio di melagrana la tua gota..i tuoi seni sono come due cerbiatti..che pascolano fra i gigli".
Concludo con il frammento (116D.) di un epitalamio. Forse la sposa non era più tanto giovane, oppure è diretto a una donna matura viro ma non ancora maritata :
"Come la mela dolce rosseggia in cima a un ramo
alta, sul ramo più alto, se ne scordarono i raccoglitori di mele,
no, non la dimenticarono certo, ma non poterono raggiungerla"
E' un modo assai raffinato per significare ad una ragazza di già matura verginità che non è stata ancora colta a causa delle sue virtù e qualità di levatura troppo alta.
E’ umanesimo dunque notare la parentela tra l’umano e la natura
Platone nel Menesseno scrive :"ouj ga;r gh' gunai'ka memivmhtai
kuhvsei kai; gennhvsei, ajlla; gunh; gh'n", non è stata infatti la terra
a imitare la donna nella gravidanza e nel parto, ma la donna la
terra. Nel Menone il flosofo ateniese afferma che tutta la
natura è imparentata con se stessa (th'" fuvsew" aJpavsh"
suggenou'" ou[sh", 81d) e, dunque, anche l'uomo è stretto
parente della grande madre e della natura in genere.
Bologna 7 aprile 2024 ore 19, 20 giovanni ghiselli.
p. s.
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