Fedra chede alla nutrice che ha nominato Ippolito di non farlo più se non vuole rovinarla. Anche il nome di questo ragazzo deve rientrare nel tabù.
L’anziana riconosce che la testa della sua pupilla funziona ancora dato che è in grado di parlare, però le rinfaccia e disapprova il fatto che si lascia morire e non vuole giovare ai figli- ouj qevlei~-pai`da~ ojnh`sai- 313-314.
Fedra dichiara amore ai figli ma lamenta di essere sconvolta da una tempesta, una tempesta scatenata nel buio della sorte- ejn tuvch/ ceivmavzomai- 315.
La tuvch turbinosa di Euripide ha acquistato potere rispetto agli dèi olimpici: è il caos che si riaffaccia e recupera terreno sul cosmo.
La nutrice teme che Fedra abbia ucciso qualcuno e le domanda se abbia le mani pure dal sangue.
Fedra non è Medea né Lady Macbeth, non è una sanguinaria, anzi è una mite che prefigura tale tipo dostoevskiano, e risponde con questo verso chiave: “Cei`re~ me;n aJgnaiv, frh;n d’ e[cei mivasmav ti- 317 le mani sono pure ma il cuore è contaminato.
Ora si apre il problema che occupa le vicende dell’Edipo re di Sofocle: chi è il diffusore del mivasma? Nell’Edipo re è lo stesso re di Tebe qui nell’Ippolito è addirittura Cipride.
.La nutrice domanda se la contaminazione dipenda da un maleficio indotto da uno dei nemici di Fedra319.
Questa risponde che è un amico a distruggere senza volere lei che non vuole-oujc ejkou`san oujc eJkwvn- L’amico non vuole farle il male e lei non vuole subirlo. E’ il destino dunque.
E’ stato Teseo dunque che ha errato commettendo un errore conto di te? Domanda l’anziana
In questo verso 320 c’è una figura erimololgica- hJmavrthken aJmartivan-
L’errare e l’errore hanno la stessa radice.
La tuvch è la stessa persona che agisce e pure quella che subisce
Fedra risponde che non vorrebbe mai fargli del male.
La nutrice vuole sapere qual è il nocciolo della questione, to; deinovn 322 la cosa tremenda che la spinge a morire.
Cfr. lo squillo iniziale del primo stasimo dell’Antigone (vv. 331 sgg.)
Fedra seguita a nascondersi: “lascia che io sbagli tanto non sbaglio contro di te”.- Torna per altre due volte il verbo ajmartavnw. Un’ossessione di Fedra
La nutrice riconosce che Fedra non commette una colpa volontaria ma sbaglia lasciandola indietro, senza rivelarle il male.
Quindi stringe la mano della pupilla la quale le domanda se voglia costringerla afferandola- tiv dra`/~ biazh/ ;325. E’ la violenza della premura che però Fedra respinge. L’anziana non lascia la presa affettuosa, anzi dice che afferrerà anche le ginocchia e non lascerà mai la sua figlioccia.
Fedra avverte questa donna cui vuole bene che se saprà di cosa si tratta vedrà che sono mali su mali anche per lei- Kavk j ---kakav sono le due parole che aprono e chiudono il verso 327
Cfr- Erodoto: colpo e contraccolpo, e pena su pena si posa" (kai; tuvpo" ajntivtupo", kai; ph'm j ejp j phvmati kei'tai, I, 67, 4).
Piena di amore davvero materno è la risposta della nutrice: “quale male per me più grande che non averti più?” 328
Fedra avverte la nutrice che facendola parlare la uccide, eppure la morte le fa onore timh;n fevrei 329.
Se l’onore è salvo perché nascondi delle cose buone mentre io ti supplico? Obietta l’anziana
In effetti da cose turpi dobbiamo cercare di ricavare effetti nobili-331 risponde Fedra
E’una richiesta di aiuto alla maestra da parte dell’allieva prossima a confessare
“Dunque parlando apparirai più degna di onore” fa la nutrice
Fedra chiede alla donna di lasciarle la mano e scostarsi
Ma l’anziana dice che non lo fa siccome non ha ricevuto dalla giovane il dono dovuto.
Fedra le promette di darglielo dwvsw poiché rispetta e venera la mano di questa cara donna.
Questa promette di tacere perché da adesso la parola è di Fedra- so;~ ga;r lovgo~ 336.
Una lezione educativa per i beceri e le becere della televisione.
Fedra prepara la nutrice alla rivelazione dolorosa: “ o madre sventurata, quale amore amasti!” 337
La madre qui invocata è Pasife e l’amore nefando ricordato è il connubio con il toro. Anche la madre di Fedra dunque fu condannata a una passione maledetta da Afrodite o da Posidone. Esistono versioni differenti. Afrodite si sarebbe offesa perché il Sole padre di Pasife aveva denunciato a Efesto l’adulterio della dea con Ares. Sicché la divinità adultera avrebbe spinto Pasife a un adulterio abominevole (Servio in Virgilio, Eneide, 6, 14).
Secondo Apollodoro invece fu Poseidone, che non aveva ricevuto il sacrificio di un toro eminente- tau`ro~ diaprephv~- pomessogli da Minosse, a indurre Pasife a un rapporto sessuale con questa bestia bella assai (Apollodoro)
Bologna 24 aprile 2024 ore 19, 39 giovanni ghiselli
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