giovedì 5 settembre 2024

A scuola. "Corrumpere et corrumpi saeculum vocatur" .

A scuola

Argomenti

La censura del preside. La risposta "europeista" che lo

mette a tacere. Visione della società all'inizio degli anni Ottanta.


.


"Corrumpere et corrumpi saeculum vocatur" [1] .



[1] Tacito, Germania, 19. Corrompere ed essere corrotti è chiamata moda.


 

 

Il ventitré aprile il preside Tangheri mi fece avere una nota

minacciosa. Diceva che io non ero al ginnasio per insegnare

cultura generale, ma italiano, latino, greco, storia e geografia.

Gli

risposi per iscritto che

Il mio metodo educativo fa vedere e  capire

che la nostra cultura è tenuta viva dalla corrente sanguigna[2] della

 

civiltà greco-latina, ed è proprio l'antitesi dell'insegnamento generico.

 

Le mie lezioni, continuavo,  sono fondate su un lungo studio  di autori che poi

vengono spiegati a scuola e inquadrati nella letteratura europea la

quale, da Omero in avanti, ha un'esistenza simultanea: il poeta

sovrano infatti è presente in Virgilio e questo in Dante, Euripide in Seneca il quale rivive

 in Shakespeare con Plutarco,  Petronio è presente in T. S. Eliot e

così via, nell'ambito di una grande unità di intelletti[3]

 

che

certamente sfugge a chi basa le sue lezioni sull'apprendimento

mnemonico dei manuali, come i professori che piacevano a lui.

In tale maniera replicai alla sua accusa, ispirata dalle dicerie dei

colleghi, ed egli, come Cerbero tacque. Ma dal suo silenzio, e

forse addirittura consenso, io non trassi conforto, poiché vedevo e

prevedevo che la massa dei giovani si stava imbarbarendo, ossia

non voleva acquisire le capacità più alte dell’intelletto umano.

 

Oramai i

ragazzi erano in massima parte rimbecilliti e traviati dalla

pubblicità di un sistema tanto ignorante quanto ladro e spudorato.

Caduto ogni ideale tranne quello del successo a qualsiasi prezzo,

agli studenti non importava più un fico della cultura considerata


 

 

 

ininfluente per la carriera, in una società dominata da affaristi che

riservavano i posti migliori ai loro clienti. Tutto era lottizzato da boss

 circondati da schiere di cortigiane, adulatori e

lenoni. Capacità, competenza, profondità di pensiero, precisione e

finezza di eloquio, erano malfamati e derisi tanto dai nuovi

padroni quanto dal volgo asservito. Con Aldo Moro si era quasi portato a compimento  lo sterminio di

 una razza colta e antica. Mi sentivo stanco di studiare e

insegnare in un ambiente dove la mia diversità dall'uomo medio

che aspirava a fare denaro per trarne piacere, creava risentimento

oramai non soltanto nel bestiame dei colleghi peggiori

, ma anche in diversi ragazzi che, pur senza

avermi sentito parlare, prestavano orecchio a chi sparlava di me. I

miei ginnasiali mi difendevano, ma

si trovavano isolati o

addirittura colpevolizzati da certi docenti, e anche loro

erano esausti dopo diversi mesi di quella nostra lotta perdente già

in partenza: era probabile il fatto che, passati ad altri

insegnanti,  i miei allievi sarebbero stati puniti per avermi ascoltato: io parlavo

male del regime , e combattevo in favore dell'educazione, della

cultura, pur sapendo che era  rischioso andare controcorrente,

 nuotare contro le onde della società e del tempo che si involgariva sempre

di più. Provavo uno scoramento che si ripercuoteva nel rapporto

con Ifigenia la quale non faceva niente per aiutarmi; anzi,

questa mia stravaganza, passati i brevi momenti degli idilli campestri, le dava fastidio. Eppure era stata lei, due

anni prima, a infondermi il santo coraggio di essere me stesso a

qualsiasi costo,  al di fuori dell'orda idolatra dei materialisti. Ma

allora tale opposizione alla maggioranza non era del tutto uscita di

moda. Gli anni Ottanta avevano portato i cattivi costumi del

prevaricare appena possibile, della raccomandazione che scavalca

la capacità, della falsità ben reputata, del raggiro che paga, del corrompere ed

essere corrotto diventato un modus vivendi, una moda. Ifigenia stava per cadere nel vortice di questo

sistema iniquo e inefficiente che avrebbe trascinato alla rovina

tanti giovani privi di ogni protezione. Vedevo molti

adolescenti comportarsi quali scimmie della pubblicità, o dei

genitori cui premeva soltanto il denaro. Erano pochi oramai quelli

che aspiravano al Bene e al Bello. I più si aggiravano in mezzo


 

 

 

alle tenebre nella prateria dell'errore dove si trovano odio, morbi

raccapriccianti e putredine[4]

 

Pesaro 5 aprile 2024 ore 16, 43 giovanni ghiselli

p. s.

Statistiche del blog

 

 

 

Sempre1617103

Oggi256

Ieri585

Questo mese1801

Il mese scorso10909



[1] Tacito, Germania, 19. Corrompere ed essere corrotti è chiamata moda.


 

[2] Cfr. T. S. Eliot, Che cos'è un classico? trad. it. Bompiani, Milano, 1986 nel

volume T. S. Eliot, Opere, p.975: "il latino e il greco costituiscono la corrente

sanguigna della letteratura europea".

 

[3] Cfr. E. R. Curtius, Letteratura europea e Medio evo latino, trad. it. La Nuova

Italia, Firenze, 1992, p.22.

 

[4] Cfr. Empedocle, Poema lustrale, 109.

 

Nessun commento:

Posta un commento

Ifigenia LXVII e LXVIII.

Ifigenia LXVII . il Mulino bruciato. “Ti prego, ti prego, ti prego!”   Lunedì 26 febbraio Ifigenia mi telefonò dalla gelateria dove ta...