Gli appunti da rielaborare. |
I giorni dell'almanaccare a oltranza. Il 19 marzo riappare |
Ifigenia. I sillogismi difettosi. Un’altra cena sul monte delle |
formiche. Le accuse reciproche e le difese. Lo sfizio. La montagna |
illuminata sopra la nebbia. Excursus su Marisa. Il ritorno nella pianura brumosa. |
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Appena arrivato a casa, per confermarmi nel proposito buono di |
scrivere presto tutta quanta la storia con gli antefatti, trascrissi i |
pochi appunti dei primi tristi mesi del '78 che poi invece, grazie |
all'epifania della fanciulla, sarebbe diventato l'anno più bello della |
mia vita, il più ricco di casi . Il primo gennaio, per fame sessuale, |
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avevo copulato malamente con una donnicciola: consumista |
incolta e cretina. Il nove gennaio, alla nonna Margherita morta, |
quasi novantasettenne chiedevo una grazia: "ti prego, |
fammi incontrare una giovane bella, bruna, fiorente di voluttà tra |
le cosce e ricca di forza mentale." Il 18 febbraio mentre mi inebriavo dei primi |
aromi della primavera incipiente, al sole che tirava fuori dalla terra il vello |
e i colori della terra che si risvegliava, chiedevo di non negarmi il più |
spirituale e profumato dei fiori: una fanciulla di grande formato. |
Insomma alle spalle dell’ trionfale che mi aspettsava c'erano anni non |
solo di studio ma anche di riti propiziatori alla conquista di una |
ragazza simile a quella che dovevo incontrare davvero. |
Mentre leggevo gli appunti presi dopo che la nostra conoscenza si |
fu approfondita, mi accorsi che avevano maggior nerbo rispetto a |
quelli di prima. Perciò mi dissi che se volevo scrivere con forza |
sull'argomento "amore fallito e corrotto", dovevo ritrovare il |
contatto con lei che del resto quel giorno non aveva telefonato. |
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Per altri due giorni rimuginai il passato cercandovi il significato |
da fare brillare nel mio romanzo. Speravo che dopo avere |
almanaccato a oltranza in solitudine, sarei giunto a una tale nausea |
della ruminazione mentale da sentirmi costretto ad agire. Ma non |
sapevo nemmeno in quale maniera. Aspettavo dei segni. Intanto |
però Ifigenia non si faceva viva.
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Giovedì 19 marzo finalmente mi avvicinò mentre entravo a scuola. |
Con aria seria, quasi severa, disse:"Gianni, ho |
bisogno di parlarti". Sembrava il preludio di un addio. |
Ne ebbi paura. Perciò risposi:"Non qui. Devo salire |
subito in classe. Dopo, se vuoi, andiamo da qualche parte. Dove |
preferisci tu". La portai a casa mia. Parlando a fatica, disse che |
aveva di nuovo il problema del maestro di danza. |
"L'avevo superato sostanzialmente", precisò usando l'avverbio |
che voleva avere sapore di filosofia o di burocrazia, "ma la sera che mi facesti la telefonata |
orrenda delle cugine, ho perduto di nuovo la stima per te, e ho |
sentito un'altra volta emozione per lui”. |
"Questo me l’hai già detto. Perché torni a ripetermlo? Non mi hai già lasciato? |
Non ti senti libera adesso di amare chi vuoi?". Speravo che mi smentisse. |
"No, non è così semplice", rispose. "Io provo ancora sentimenti |
forti per te; per lui sento un miscuglio di attrazione e ripugnanza: |
mi attira in quanto mi insegna a ballare, però mi dà anche la |
nausea siccome è un narcisista, e un mezzo ignorante per |
giunta". |
Smise di parlare. Mi guardava negli occhi, con fissità. Aspettava |
una risposta. |
"Ho capito", dissi. " E io che cosa posso fare per te?". |
Ero seccato: la confessione significava che |
mi aveva mentito |
dicendo che il problema non era più il maestro Gennaro. Mi dava |
fastidio anche l'idea che il ballerino fosse probabilmente più bello di me. Infatti, |
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se era incolto e narcisista, per quale altra ragione poteva piacerle? |
Sembra un ragionamento inoppugnabile, ma non lo è: le cause per |
le quali ci va una persona non sono tutte di ordine razionale; uno |
ci può piacere per quello che evoca, in modo che può non dipendere direttamente |
da quello che è.
Breve Excursus su Marisa Oggi la sorella della ragazzina che adoravo come una dea bambina poi giovinetta quando eravamo scolari al Lucio Accio di Pesaro poi al ginnasio, mi ha mostrato la foto di Marisa ventenne. Era davvero tanto bellina quanto la ricordavo o anche di più. Poi era bravissima a scuola. Era seria. Dopo il liceo l’ho persa di vista. Lei ha studiato a Urbino e insegnato a Pesaro sempre alle medie siccome non era punto ambiziosa. Io sono andato a Bologna poi a Debrecen, poi a Padova, poi di nuovo a Bologna. Una vita variopinta. Ho fatto un po’ di carriera, neanche tanta. Luci e ombre, opere buone e lazzaronate. Se ci fossimo frequentati da insegnanti lei poteva essere la “brava collega” che le zie auspicavano per me. Forse c’era questo pensiero dietro il mio innamoramento adolescenziale e l’apoteosi di quella coetanea deliziosa. Era davvero bellina assai e brava per giunta. A Carmignano di Brenta non c’era una collega che mi piacesse e interessasse altrettanto. Se ci fosse stata lei l’avrei corteggia in ginocchio presentandole fiori nuziali. Non so quali siano a dire il vero ma l’avrei chiesto a lei. Il destino però ci ha spinto per strade divergenti e diverse. Così sia. Ora sarei vedovo e non allegro. Invece Marisa è diventata un’amicizia celeste cui offrirò sacrifici e rivolgerò tante preghiere chiedendole di aiutarmi, sicuro che lo farà. Era anche buona. Fine excursus.
Il 15 giugno successivo, quando oramai |
Ifigenia era non solo smarrita ma anche perduta, vidi l'ex rivale saltellare per strada, da ballerino eterno qual era. |
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Ebbene potei constatare che quell'uomo non era più giovane né più aitante |
di me.
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Il 19 marzo intanto dissi a Ifigenia: "Ora devi decidere tu chi preferisci tra me e lui". |
Anche queste parole, dette sperando in una risposta consolatoria |
rispetto a quanto avevo |
difettosamente |
pensato, |
non sono |
pienamente razionali, poiché Gennaro poteva non avere alcuna |
intenzione di amare la ragazza, per quanto assai appetitosa. |
Poteva essere un omosessuale, o innamorato di un'altra, o avere |
mille altri motivi per non volere ifigenia. Ma io la |
sopravvalutavo, siccome avevo bisogno di stimoli enormi da lei. |
Dovevo credere che fosse in grado di ottenere qualsiasi cosa e |
persona potesse servirle o farle piacere. Allora, per essere scelto |
da quella ragazza, bisognava mettersi in condizione di offrirle la |
cosa di massimo pregio su questa terra: un'opera d'arte, un grande |
romanzo capace |
di educare un popolo intero. Un altro |
ragionamento che non filava: Ifigenia non era d'accordo con |
me su quale fosse il valore più alto. Ora credo che per lei fossero i |
miseri quattrini. Quel giorno conclusi dicendole:"Deciditi. Io non sono senza |
difetti, ma terrò fede alle parole dette. Adesso ti porto |
a casa tua, o altrove se preferisci. Non voglio condizionarti, né |
influenzarti. Questa storia va avanti da troppo tempo oramai. |
Quando avrai deciso, telefonami. Starò a casa". |
Rimasto solo, credetti che volesse tornare con me. Altrimenti non |
avrebbe chiesto il mio aiuto. Questo pensiero si rivelò razionale e |
reale in quanto venne confermato dai fatti. |
Telefonò alle sette. Chiese se la portavo a cena sul monte delle |
formiche. Durante il tragitto ragionammo di scuola e di esami. Poi |
parlammo di noi e litigammo. Ifigenia sosteneva che la lunga |
relazione con me le aveva fatto perdere spontaneità e naturalezza: |
troppi libri, troppo cervello, troppi arzigogoli. Ribattevo che il mio |
vivere, tutt'al contrario, tendeva all'equilibrio tra l'attività corporea |
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e quella mentale, all'armonia della ragione egemone con l'istinto |
che va potenziato ma anche imbrigliato e diretto nella direzione |
decisa dal |
lovgo"1
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Il mio studiare e pensare non erano eccessivi, |
dannosi e mortificanti poiché non ostacolavano l'accrescimento |
dell'intera persona, ma lo regolavano, lo facevano procedere |
metodicamente, cioé per la strada dell'ordine e dell'efficienza. |
Praticavo abbastanza esercizio corporeo per non sentirmi e non |
apparire una talpa di biblioteca, un pedante mezz’orbo; anzi, se lei avesse avuto la |
forza e la voglia di partecipare alla mia ascesi somatica, l'avrei |
incrementata ancora, e svolta |
con gioia |
sempre |
maggiore. |
Studiavo con apertura mentale sufficiente per non ingobbirmi sul |
telaio del sapere avulso dalla sapienza che potenzia la vita, per non intisichirmi lo spirito |
ripetendo solo teorie altrui, una congerie di nozioni stantie. |
Rispose che non mi accusava di sedentarismo fisico o intellettuale, |
ma di inibirle la naturalezza con il mio essere rigido, unilaterale e |
intollerante. Le chiesi di essere meno generica:"In sostanza che |
cosa ti impedisco di fare?" |
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“Di andare a letto con quello” - pensavo. |
Rispose: "Tu non mi sopporti, o per lo meno mi biasimi, quando |
sono agitata da sentimenti diversi, neanche necessariamente |
contraddittòri". |
– “Ci siamo”, pensai. |
"Adesso per esempio, mi stuzzica l'idea di un'avventura con |
Gennaro". |
– “Hai visto?” , mi dissi. |
"Però io amo te", continuò", e tu purtroppo vuoi impormi un aut |
aut che..." |
"Certo", la interruppi, "che cosa pretendi? Di essere la compagna |
mia e l'amante di un altro? Di avere tutti i diritti su me e nessun |
dovere nei miei confronti, nemmeno quello basilare della fedeltà |
1 |
Il lovgo~ è il pensiero che informa la parola; la facoltà distintiva dell'uomo dai bruti, |
"quae natura prona atque ventri oboedientia finxit", che la natura foggiò chini a |
terra e schiavi del ventre, come scrive Sallustio all'inizio della monografia su |
Catilina. |
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che anzi dovrebbe essere un dono gratuito, come l'amore? Tu vuoi |
che ti metta a disposizione tutte le mie energie mentali e corporee, |
mentre quanto di ottimo hai, la tua vitalità amorosa, dovrei |
dividerla con quel tanghero? Del resto, al di là del nostro |
caso particolare, io penso che una persona, se vuole combinare |
qualcosa di buono, debba fare delle scelte: individuare gli scopi |
più o meno importanti tra quelli per i quali non è sprovvisto di |
mezzi, quindi volere coglierli con determinazione assoluta, |
evitando qualsiasi ostacolo possa impedirne il conseguimento. Per |
esempio, se decido di essere snello e forte, non mangio più del |
necessario, e mi tengo in esercizio; se voglio acculturarmi devo |
leggere libri buoni per anni; se mi preme essere lucido, non bevo |
superalcolici, sebbene lo veda fare nei film americani. E così via. |
Tornando a noi, come puoi credere che se andrai a letto con un |
secondo uomo, non distruggerai il nostro rapporto, qualunque esso |
sia, e il rispetto che l'uno ha ancora per l'altro?" |
"Ma con Gennaro sarebbe solo uno sfizio", replicò. |
Allora dissi:"Ascolta Ifigenia: la tua avventura per me invece |
sarebbe un brutto dolore siccome io per mia disgrazia sono |
innamorato di te". |
“Invero per qualche mia aberrazione-pensai- e perché ho bisogno di |
questa tragedia, ma tu, come hanno detto giustamente diversi ex |
alunni, non vali il mio amore, non vali niente o nient'altro che la |
bella materia di cui sei fatta: 53 chili ben messi”. |
"Adesso", ripresi a parlare,"siamo completamente sfasati. Non |
capisco per quale ragione tu continui a cercarmi". |
Non rispose. Durante il silenzio mi domandai:" Per non essere |
troppo geloso e inelegante2 dovrei sopportare i capricci della |
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mia non vereconda ragazza, se sono sporadici? Devo accontentarmi che usi il preservativo con gli altri e poi si lavi ben bene pima di tornare da me?" Mi risposi di no.
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Quindi cambiammo argomento. Poco dopo terminammo la cena. |
Uscimmo dal locale nella notte fredda, quasi ancora invernale. La |
luna illuminava un mare di nebbia che fluttuava contro i fianchi |
scoscesi del monte, cento metri sotto di noi. Sembrava di stare su |
un'isola alta in mezzo alle onde del mare canuto. |
2 |
Cfr. Ovidio: “Rusticus est nimium quem laedit adultera coniunx” (Amores, III, |
4, 37), è davvero rozzo quello che una moglie adultera offende. |
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Tornammo a Bologna senza parlare. Pensavo:" Non mi ama. Se |
può essere indecisa tra me e un'avventura, se parla tanto |
cinicamente, vuol dire che nel nostro rapporto trova soltanto un |
appoggio, un aiuto per l'esame di recitazione, e, tutt'al più, un affetto |
di cui pure ha bisogno per concludere senza gravi insuccessi |
questa fase della sua vita. Mi usa. Ora la porto a casa, poi non |
voglio vederla più". Ero così addolorato da dimenticare il mio |
romanzo e che tutta la pena proveniente da quella ragazza doveva |
giustificarsi contribuendo a formarlo. Di questo però si occupava |
il destino. Infatti, come fummo nei pressi di casa mia, mentre |
ero intenzionato a procedere verso la sua, Ifigenia mi |
accarezzò e mi chiese se la facevo salire. |
"Va bene", risposi. Appena entrati, mi abbracciò e mi strinse a sé, |
senza dire parola."Tutto istinto", pensai. |
Facemmo l'amore sul divano dello studio, in fretta e furia, senza |
spogliarci, quasi senza baciarci, siccome era tardi e anche perché |
c'era del marcio tra noi. |
Subito dopo l'orgasmo semi strozzato, proposi:"Ricominciamo |
tutto da capo!". Non rispose. Sentiva che non mi amava, ma |
pensava di dovermi sfruttare fino all'esame . Io credevo |
di amarla, e soffrivo di non essere contraccambiato, però mi era |
venuto in mente che avevo bisogno di penare ancora per |
raccontare meglio la nostra storia, emblematica di un'epoca guasta. |
Eravamo degni l'uno dell'altra. "Pur in primavera, la pianura |
padana è in mezzo alla nebbia buia che copre anche noi", pensai |
mentre la accompagnavo |
a casa. Quando fummo arrivati |
disse:"Telefonami domani durante l'intervallo". |
"Va bene" risposi, e la salutai senza cordialità. |
Ce l'avevo con lei poiché aveva osato |
posporre |
il nostro amore più che biennale a un'avventura, o |
peggio a uno "sfizio" di cui bearsi nel letto del ballerino Gennaro. |
Speravo di trovare presto la forza necessaria per non amarla più, |
per non sentirne il bisogno in nessun modo. Ifigenia infatti mi |
teneva in pugno, e non aveva intenzioni buone, anche se durante la |
cena aveva detto che a cinquant'anni sarei stato un grand'uomo. |
“Peccato -aveva aggiunto- che allora io non sarò più tanto |
giovane quanto le amanti che piacciono a te”. Un contentino da poco
Pesaro 2 settembre 2024 ore 17, 48. p. s Statistiche del blog Sempre1615734 Oggi159 Ieri273 Questo mese432 Il mese scorso10909
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