Il mio corso su Annibale. Parte prima: le fonti e le date.
Parti da consultare quando ci sono dubbi sulla provenienza delle notizie e sulla cronologia.
Il testo comprende le vicende di Annibale tratte dalle fonti indicate sotto, soprattutto da Polibio (206- 124) e da Tito Livio (59 a. C. -17 d. C.).
Da Polibio ho preso anche osservazioni metodologiche sulla storiografia, con riferimenti a Erodoto, Tucidide, Plutarco e all’opuscolo di Luciano Come si deve scrivere la storia, appunto.
Quindi ho cercato anche di dare un’idea della cultura cartaginese utilizzando il trattato di Gaetano De Sanctis sulla Storia dei Romani, Salambò di Flaubert e altri testi.
Tra i latini ho utilizzato largamente le Storie di Tito Livio e ho tratto alcuni spunti da Nevio, Ennio, Cicerone, Silio Italico.
Fonti
Tito Livio, Ab Urbe condita, terza decade.
Polibio. Le sue Storie trattavano, in quaranta libri, gli avvenimenti compresi tra il 264 e il 146. L' anno d'inizio è quello in cui comincia la prima guerra punica e al quale giungevano le Storie della Sicilia e dell'occidente greco di Timeo di Tauromenio, frequentemente e implacabilmente criticato; la conclusione coincide con la sottomissione dei Greci ai Romani e la conseguente sistemazione della Grecia all’interno della Res publica.
Per quanto riguarda Annibale (247- 183) , la conclusione del primo libro con gli eventi successivi alla fine della IGP (264-241) e la rivolta dei mercenari, i primi capitoli del secondo, con i fatti di Spagna fino alla morte di Asdrubale il padre di Annibale, tutto il terzo, fino a Canne (216) , poi i frammenti dal VII al XV con il prosieguo della guerra offrono la ricostruzione più attendibile.
Celio Antipatro, citato da Livio. Annalista del II-I secolo a. C.. Narrò la IIGP ( 218-202) in 7 libri. Cicerone nel De divinatione (24) dice che Celio seguì Sileno di Calatte: is autem diligentissime res Hannibalis persecutus est. Visse nella seconda metà del III secolo.
Lucio Cincio Alimento, contemporaneo di Annibale, ha scritto in greco un’opera storica dal punto di vista della nobilitas. L. Cincius Alimentus qui captum se ab Hannibale scribit ( Livio, 21, 38). Livio scrive che Cincio sarebbe attendibile se non gonfiasse le cifre.
Sòsilo di Sparta. Fu il maestro di lingua greca di Annibale. Seguì Annibale durante la spedizione di cui scrisse un resoconto in 7 libri. Ci è arrivato un frammento del IV libro in un papiro.
Valerio Anziate ( I a. C.). Annali in 75 libri di stampo ellenistico-isocrateo. E’ ricco di particolari fantasiosi ed esagera le cifre).
Fonti nominate da Polibio: Fabio Pittore l’annalista romano più antico. Scrive in greco. Aveva un’ottica filoromana. Accentuava i successi dei Romani raccontando la IIGP. Cause dell IIGP: le colpe e la crudeltà di Annibale.
Filino di Agrigento invece raccontò la IGP con un punto di vista filocartaginese. Combattè nella IGP contro i Romani
Cherea, Sosilo e Sileno vengono criticati da Polibio come storiografi tragici. Sono comunque storici annibalici.
Tucidide, Storie capitoli metodologici
Luciano di Samosata (120-190) Come si deve scrivere la storia.
Cornelio Nepote. (100-27) Vita di Amilcare e Vita di Annibale.
Silio Italico, console nel 68 d. C., scrisse Punica, un ampio poema storico. E’ il più lungo epos storico giunto a noi. In 17 libri racconta la seconda guerra Punica, da Sagunto a Zama. Nei Punica si trova il ricordo della sposa iberica di Annibale. Nel poema è evidente l’uso di Tito Livio e ancor più di Virgilio: la guerra di Annibale dipende dalla maledizione di Didone. Giunone è nemica dei Romani e protegge Cartagine.
Già Nevio (270-201) aveva scritto un Bellum Poenicum (la IGP).
Ennio (239-169) negli Annales aveva raccontato, tra l’altro, le guerre puniche. Raccontavano la Storia di Roma dalle origini al 178.
Appiano (II d. C.) ha scritto una Storia Romana costituita da varie monografie. Scrive res gestas populi romani carptim (per spezzoni) riprendendo il programma di Sallustio (Catilinaria, 4, 2).
L’opera constava di 24 libri. Il VII ( jAnnibai>khv) è incentrato su Annibale. L’ottavo, Libukhv, sulla Libia, racconta la III guerra punica. Ci sono giunti entrambi Le diverse monografie raccontano le storie degli avversari vinti dai Romani, con vocazione italica. L’Annibaiké racconta la storia di Annibale.
Plutarco ricorda gesta di Annibale o almeno lo menzione nelle Vite di Lucullo, di Flaminino, di Fabio Massimo, di Marcello, e nei Consigli politici.
Timeo (IV-III sec.) Storia delle città dell’Occidente greco dalle origini al 264 a. C.
De divinatione (24) di Cicerone. Il sogno di Annibale.
Vittorio Alfieri, Sofonisba.
T. Mommsen Storia di Roma (1854-1856)
Gaetano De Sanctis, Storia dei Romani (1907)
Giovanni Brizzi Annibale, Scipione e Annibale.
Flaubert Salambò.
Carcopino Profili di conquistatori.
J. Frazer, Il ramo d’oro.
Le date altra parte da consultare
Fondazione di Cartagine 814 a. C.
509: primo trattato fra Roma e Cartagine ( secondo Polibio)
348: secondo trattato Roma-Cartagine
279: Vittoria di Pirro ad Ascoli, e terzo trattato Roma-Cartagine
275 Pirro è sconfitto a Benevento e torna in Epiro
IGP: nel 264 i Mamertini chiamarono i Romani in aiuto contro i Cartaginesi
264 Appio Claudio prende Messina
Ierone si allea prima con i Cartaginesi poi con i Romani
262 cade Agrigento
260 battaglia di Mylae vinta da Caio Duilio
256 Attilio Regolo vince una battaglia navale a capo Ecnomo
255 Attilio Regolo conquista Tunisi
255 Santippo comandante mercenario spartano sconfigge Attilio Regolo in Africa
255 scontro di navi a capo Ermèo. Vincono i Romani. Segue un naufragio della flotta romana.
254 i Romani conquistano Panormus
250 Asdrubale attacca Panormus ma viene respinto e viene messo a morte.
249 Il console Claudio Pulcro viene sconfitto a Trapani
248 Amilcare Barca occupa il monte Pellegrino
248 Ierone di Siracusa rinnova il trattato di alleanza con i Romani
246 nascita di Annibale. Il suo nome significa “Grazia di Baal”
241 Lutazio Catulo sconfigge la flotta cartaginese alle Egadi.
241 trattato Roma-Cartagine
240-220 a. C La tregua operosa dei Romani.
237 La Sardegna è ridotta a praedium, un podere del popolo romano
240-239 Amilcare reprime la rivolta dei mercenari libici
235 nasce Scipione il futuro Africano
237 Amilcare Barca si reca a Cadice e ne fa la sua base operativa. Porta con sé il figlio Annibale, di nove anni.
229 muore Amilcare. Gli succede il genero Asdrubale (il bello) che fonda Cartagena.
229 I Romani sconfiggono i pirati illirici della regina Teuta liberando dall’assedio Apollonia ed Epidamno che divengono alleate romane.
225 i Galli Boi e Insubri vengono sconfitti a Talamone.
223 Il console Caio Flaminio sconfigge gli Insubri
222 i Galli Insubri e Gesati sono sconfitti a Clastidium da console Marcello che occupa Mediolanum.
222 Antigono Dosone e Filopemene sconfiggono Cleomene III a Sellasia, località che domina l’ingresso nella valle dell’Eurota.
221 Filippo V diventa re di Macedonia
221 muore Asdrubale
221Annibale venticinquenne viene proclamato comandante
220 Filippo V attacca gli Etoli
219 Sparta stringe accordi con gli Etoli
219 primavera Annibale assedia Sagunto
219 dicembre Sagunto cade dopo 8 mesi
218 i consoli sono Publio Cornelio e Tiberio Sempronio
218 settembre Annibale passa le Alpi
218 ottobre scontro sul Ticino (in Lomellina a sud di Novara).
Publio Cornelio Scipione rimane ferito.
218 dicembre i consoli Tiberio Sempronio e Scipione vengono sconfitti sul Trebbia.
217 consoli Servilio e Flaminio
217 giugno battaglia del Trasimeno. Morte di Flaminio.
217 Pace di Naupatto tra Filippo e gli Etoli alleati con gli Spartani (fine della guerra sociale)
217 Quinto Fabio Massimo nominato dittatore
216 Consoli: Terenzio Varrone-Emilio Paolo.
216- 2 agosto Canne
216 settembre il console Postumio viene sconfitto e ucciso dai Galli presso Modena (silva Lităna).
215 Filippo V si allea con Annibale
214 Filippo assedia Apollonia (Epiro) con i suoi lembi, ma viene messo in fuga dal pretore Levino.
215 morte di Gerone II di Siracusa che passa ai Cartaginesi
211 Etoli Spartani e Messeni si alleano con i Romani contro Filippo.
209 Filippo sconfigge gli Etoli alle Termopili
209 Filopemene riforma l’esercito della lega achea
207 Filopemene, stratego della lega Achea, batte gli Spartani del tiranno Macanida a Mantinea.
206 Pace tra Filippo e gli Etoli
205 Scipione conquista la penisola iberica
215 Marcello respinge Annibale da Nola.
214 Consoli Marcello e Fabio Massimo
213 Annibale conquista Taranto
213 I Romani assediano Siracusa
212 I Romani assediano Capua
212 Annibale arriva a porta Collina
211 Publio e Cneo Scipione cadono in un agguato in Spagna
211 gli Etoli si alleano con i Romani
210 Sbarca in Spagna il giovane Publio Cornelio Scipione
210 i Romani riprendono Agrigento
211 Capua e Siracusa si arrendono. Morte di Archimede
206 Pace tra Filippo V e gli Etoli che conservano il primato sull’anfizionia delfica.
205 Pace di Fenice tra Filippo e Roma che assume la tutela del particolarismo greco, come la Persia con la pace di Antalcida del 386. Filippo firmava anche a nome degli alleati Achei, Epiroti, Tessali, Locresi.
209 Scipione conquista Cartagena invano difesa da Magone
209 Cade Taranto
208 Il console Marcello rimane ucciso in una scaramuccia tra Locri e Venosa
208 Asdrubale passa i Pirenei
207 Consoli Claudio Nerone e Livio Salinatore
207 maggio Asdrubale arriva nella pianura padana
207 Annibale avanza fino a Canosa
207 Il consoleNerone si congiunge al collega Livio sulla riva destra del Metauro.
207 luglio battaglia del Metauro.
206 cade Cadice
205 Scipione torna dalla Spagna ed è eletto console
205 Pleminio vessa i Locresi
205 Magone si impossessa di Genova
204 Arriva a Ostia la Magna Mater accolta da Scipione Nasīca e Claudia Quinta
204 Scipione sbarca in Africa.
203 Scipione sconfigge Siface e Asdrubale, figlio di Giscone e padre di Sofonisba, ai Campi Magni.
203 Annibale e Magone partono dall’Italia.
203 muore Quinto Fabio Massimo
203 cade Cirta, e Siface viene fatto prigioniero
202 battaglia di Zama
201 Filippo V invade l’Attica
200-197 seconda guerra macedonica. E’ una guerra preventiva contro l’espansionismo di Filippo.
197 T. Quinzio Flaminino sconfigge Filippo V a Cinoscefale
197 T. Quinzio Flaminino proclama a Corinto la libertà dei Greci
196 Annibale si reca da Antioco
191 Antioco, sconfitto alle Termopili, si ritira dalla Grecia.
189 Lucio Cornelio Scipione sconfigge Antioco III di Siria a Magnesia
188 pace di Apamea. Pergamo e Rodi traggono grandi vantaggi a scapito di Antioco.
187 morte di Antioco III
189 Annibale a Creta
189 Annibale va da Artassa, re di Armenia
188 Annibale in Bitinia presso il re Prusia. Guerra contro Eumene II (186-183)
184 censura di Catone
183 morte di Annibale a Libyssa in Bitinia, vicino a Troia
183 morte di Scipione a Literno, in Campania
181 i Romani fondano Aquileia
179 Perseo re di Macedonia
171-168 Terza guerra macedone .
168 Emilio Paolo sconfigge Perseo a Pidna. Eumene II (re dal 197 al 159) e Rodi vengono umiliati dai Romani. Pace di Anfipoli: la Macedonia viene smembrata in 4 distretti
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Annibale II parte. Storia di Cartagine
Gaetano De Sanctis, Storia Dei Romani (1907 e ss.) Vol III parte I. I edizione Fratelli Bocca Torino, 1916. II edizione La Nuova Italia Firenze, 1968.
I Greci chiamarono Libuvh tutto il continente che i Romani chiamarono Africa, “con un nome non greco né fenicio, di significato incerto, d’origine forse etrusca” (p. 4). In particolare furono detti poi Libyi le tribù del paese soggetto a Cartagine.
Erodoto ( IV, 42) racconta che i Fenici circumnavigarono la Libia che è una delle tre parti della terra. Le altre due sono Europa e Asia. Fu il re Neco (faraone egiziano) a ordinarlo. Essi partirono dal mare eritreo e navigarono sul mare australe. Procedevano d’estate, poi in autunno approdavano, seminavano e attendevano la mietitura. Quindi si rimettevano in mare. Passati così due anni, al terzo, “kavmyante~
JHrakleva~ sthvla~ ajpivkonto ej~ Ai[gupton” ( Erodoto, IV, 42, 4), doppiate le colonne d’Eracle giunsero in Egitto.
Raccontano cose ejmoi; me;n ouj pistav, per me non credibili ma altri ci credono, ossia che circumnavigando la Libia avevano il sole sulla destra.
Breve digressione
Note metodologiche in Erodoto, Tito Livio e Arriano: storia e leggenda.
Erodoto aveva scritto a proposito della diceria secondo la quale le ragazze indigene, con penne di uccello spalmate di pece, traevano pagliuzze d’oro da un lago situato in un’isola posta davanti alla costa africana : “tau'ta eij mh; e[sti ajlhqevw~ oujk oi\da, ta; de; levgetai gravfw” (4, 195, 2), queste cose non so se sono vere, ma quello che si dice lo scrivo. E più avanti a proposito di un’intesa tra i Persiani e gli Argivi: “ejgw; de; ojfeivlw levgein tav legovmena, peivqesqaiv ge me;n ouj pantavpasin ojfeivlw” (7, 152, 3), io sono tenuto a dire le parole dette, a credere a tutte, invece, non sono tenuto.
Tito Livio nel suo proemio scrive: “Quae ante conditam condendamve urbem poeticis magis decora fabulis quam incorruptis rerum gestarum monumenti traduntur, ea nec adfirmare nec refellere in animo est. Datur haec venia antiquitati, ut miscendo humana divinis primordia urbium angustiora faciat ” (Praefatio, 6), i racconti tramandati che risalgono al periodo di poco precedente la fondazione della città e quelli addirittura anteriori alla città da fondare, racconti che si addicono più alle narrazioni poetiche che ai seri documenti storici, non ho intenzione di confermare né di smentire. Alle antichità si concede questa licenza, di rendere più venerabili i primordi delle città mescolando l’umano con il divino.
Arriano a proposito della morte di Al. riporta una notizia alla quale non crede, della quale anzi afferma che dovrebbero vergognarsi quanti l’hanno scritta: che Al., sentendosi morire, voleva gettarsi nell’Eufrate per sparire accreditando la fama di una sua assunzione in cielo in quanto nato da un dio. Glielo impedì Rossane ed egli le disse che lo privava della gloria di essere nato dio. Ebbene lo storiografo di Nicomedia precisa che ha riportato queste notizie wJ" mh; ajgnoei'n dovxaimi per non dare l’impressione di ignorarle, più che per il fatto che esse sembrino pista; ej" ajghvghsin, (7, 27, 3) credibili a raccontarle. L’elemento mitico è più presente nelle gesta di Alessandro che in quelle di Annibale
Fine digressione
Origine dei Cartaginesi
I Cartaginesi erano Fenici che colonizzarono la costa nord occidentale dell’Africa
I Romani chiamarono Libyes le popolazioni soggette a Cartagine. Gaetūli et Libyes furono i primi abitanti dell’Africa asperi incultique quis cibus erat caro ferina atque humi pabulum, uti pecoribus (Sallustio, Iug, 18 ). I Numĭdae abitavano più a ovest (Algeria) e i Mauri ancora più a ovest (Mauretania). I Libi parlavano lingue camitiche, come gli Egiziani ed erano imparentati con i semiti. Dal 1100 a. C. comincia la colonizzazione del mare libico (Erodoto IV, 191). I mercanti fenici “non incontrarono, pare, maggiore resistenza di quella offerta agli Anglosassoni dagl’indigeni dell’America settentrionale” (p. 8). Erodoto descrive la Libia occidentale (attuale Tunisia) e dice che era pollw'/ qhriwdestevvrh kai; dasutevrh th'~ tw'n nomavdwn cwvrh~ (IV, 191), molto più infestata dalle fiere e selvosa della terra dei nomadi (Libia d’oriente). Abbondavano gli elefanti, inoltre c’erano serpenti, leoni e mostri acefali con gli occhi sul petto. “L’armamento primitivo dei Libi non permetteva di condurre una vittoriosa guerra di sterminio contro queste fiere”. Inoltre non conoscevano la navigazione e non potevano arricchirsi, come i Cartaginesi, col commercio di pelli, avorio, penne di struzzo. La coltivazione della vite e dell’olivo questi nomadi la impararono più tardi dai Cartaginesi. Le abitazioni erano tende di pelli.
Secondo Sallustio queste tende, che i Numidi chiamavano mapalia, avrebbero avuto origine dalle navi rovesciate sotto le quali si rifugiavano i Persiani giunti là dalla Spagna dopo la morte di Eracle in Spagna dove li aveva condotti l’eroe. A poco a poco questi si fusero con i Getùli e occuparono la Numidia. (Iug. 18). Quasi navium carinae sunt. Con i Medi e gli Armeni si fusero i Libii. Più tardi arrivarono i Fenici che fondarono sul lido Ippona, Adrumeto, Lepti e altre città (Iug. 19). De Carthagine silēre melius quam parum dicere, quoniam alio properare tempus monet, è meglio tacere che dire troppo poco.
Questi abitanti della costa precartaginese il sole e la luna e non formavano famiglie. Erodoto racconta che gli Ausei, abitanti presso la palude Tritonide, mei'xin ejpivkoinon tw'n gunaikw'n poievontai (IV, 180), possiedono donne in comune, e si accoppiano come le bestie. Le tribù erano isolate e spesso nemiche “facile preda, perciò, degli invasori”.
I Fenici abitavano la costa sormontata dalla catena del Libano. Vengono chiamati Sidoni nella Bibbia e da Omero, poi i Greci li chiamarono Fenici, i Rossi, trasformato dai Latini in Poeni. In origine il termine, affine a Licii (luminosi) designava “alcuni geni solari” (p. 11). Vivevano di pesca, poi seguì il commercio. “Al commerciante seguì il colono” (p. 12). Alla fine del secondo millennio a. C. i Fenici fondarono Utica in Africa, alla foce del fiume Bagrăda e Cadice in Spagna. Nacquero come empòri commerciali. Di qui i Fenici risalirono fino alle isole Cassiterĭdes (Scilly) a ovest della Cornovaglia dove si rifornivano dello stagno arrivando alla Britannia e dall’Hibernia (Irlanda) . Sono le isole dello stagno (cassĭtĕrum). I Fenici offrivano tessuti tinti con la porpora, foi'nix, poi lavori in metalli preziosi e pasta di vetro. In Africa gli indigeni Libi divennero servi della gleba. Cartagine venne fondata dai Tirii nell’814.
Timeo
La data è fornita da Timeo di Tauromenio (Taormina 356-260) che situa nello stesso anno le origini di Roma. Il nome significherebbe kainh; povli~ o Civitas nova, come la chiama Catone. Nell’Eneide si legge: “Urbs antiqua fuit Tirii tenuere coloni” (I, 12).
Vediamo la leggenda nella versione greca di Timeo, vissuto tra quarto e terzo secolo a. C. Scrisse le Storie delle città greche dell’Occidente dalle origini al 264. Il titolo potrebbe essere Sikelikaì Historìai.Timeo mediante il sincronismo tra la fondazione di Roma e quella di Cartagine sottolineava le affinità tra le due potenze occidentali, contrapposte al mondo greco.
Storiografo nato a Tauromenio (Taormina), verso il 350, vissuto quasi un secolo, venne esiliato dal tiranno Agatocle e visse per vari decenni ad Atene dove compose le sue Storie che raccontavano in 38 libri le vicende della Sicilia e dell'Occidente greco dalle origini mitiche agli inizi della prima guerra punica. Ne sono rimasti solo brevi frammenti.
Polibio "vuole screditare il maggiore storico che prima di lui avesse parlato dell'Occidente (e di Roma) in lingua greca; e soprattutto vuole che sia chiara la superiorità, come storico, del politico e militare di professione rispetto al letterato. Le sue critiche riguardano per lo più aspetti particolari ma vi è un punto di validità generale sul quale la sua rivendicazione di priorità è quasi trionfalistica: l'attuazione di un progetto di storia autenticamente "universale"[1]. Timeo viene accusato, tra l'altro, di tradire la verità di proposito, e una storia priva di verità, come un essere vivente cui manchi la vista, diviene un racconto inutile (" ajnwfele;" givnetai dihvghma", XII 12 3)
Cicerone considera Timeo un rappresentante di un tipo di prosa asiana, quello sententiosum et argutum (De oratore, 14, 58).
Ci sono arrivati frammenti e citazioni degli storici posteriori.
Timeo tende a retrodatare all’età micenea l’insediamento di colonie greche in Italia. Guardò con simpatia tanto a Cartagine quanto a Roma per la costituzione mista, preferibile alle autocrazie di Agatocle, a causa del quale dovette rifugiarsi ad Atene.
Pesaro 25 agosto 2024 ore 9, 40 giovanni ghiselli
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