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Argomenti Il giorno di sole. La telefonata tragica. L’inquieta camminata notturna attraverso la valle |
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Il giorno seguente, il cielo si mantenne sereno, sicché mi abbronzai e |
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divenni più bello. Quando il dio tramontò, alle cinque e tre quarti, |
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gli chiesi la forza di amare per sempre la mia compagna e la vita. |
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Ma quella sera stessa ci fu una telefonata tragica. La chiamai alla |
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solita ora. Mi sentivo in ottima forma: snellissimo e molto |
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abbronzato. Avevo anche studiato per un paio di ore. Ero |
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contento. La solitudine di Moena era quasi finita: la sera seguente |
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sarebbe arrivata ella stessa –ea ipsa- alla stazione di Trento. Sarei andato a |
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prenderla con la bianca Volkswagen. La sua presenza radiosa |
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avrebbe disperso la poca malinconia residua, come il sole, in una |
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mattina di marzo, a mano a mano che si alza nel cielo, dirada le |
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brume, scalda la terra, e celebra feste di luce. |
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Feci il numero. Rispose Ifigenia. |
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"Ciao amore, sono gianni. Allora tesoro, ci vediamo domani? Mi |
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manchi tanto". |
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"Anche tu mi manchi", ripeté. Senza il “tanto”, però. E subito dopo, |
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come se avesse deciso di darmi l'angoscia, oppure fosse stata costretta |
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da un demone il kako;~ daivmwn avverso alla prosecuzione del nostro rapporto, un |
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fato contrario ai desideri consapevoli di tutti e due, un destino conscio forse |
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di scopi più alti, aggiunse:"Tra poco arriva da Manfredonia la terza |
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cugina. Così ci troviamo tutte a casa di Fiorella. Parleremo fino a |
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tardi. Domani andrò a pranzo da loro". |
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Sentii una stretta nel petto, mi irrigidii, e con voce turbata feci:" |
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Significa che non vieni più qui a Moena?" |
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"No gianni, non voglio dire questo", rispose allarmata, avendo |
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compreso o ricordato che non mi faceva bene sentire nominare |
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quelle sirene maligne. |
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"Allora che cosa vuoi dire? Perché cominci una telefonata che io |
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avevo iniziato pieno di ottima disposizione, parlandomi di persone |
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che non c’entrano niente con me? |
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Sarebbe come se io, tutto contento, ti avessi detto: -Oggi ho |
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incontrato lo scemo del paese che mi ha proposto di ubriacarmi e |
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di andare in una bisca con lui-". |
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Desdemona cercò di rimediare l'errore con parole dolciastre e |
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compassionevoli che provocarono la crescita della mia ira. |
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"Dai, non fare così; non rovinare tutto! Io ho molta voglia di |
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vederti, di stare con te, di darti tantissimi baci! Hai capito tesoro?" |
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"Sì ho sentito e ho capito che lasci a malincuore quelle tue |
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meravigliose compagne, e che quando sarai qua, mi rinfaccerai |
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l'eroica rinuncia al piacere di andare in discoteca con loro, come |
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hai fatto la notte di Capodanno tra i monti di Bratto. Questa volta |
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però pensaci bene: se devi venire quassù a farmi il muso, a |
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rimpiangere Bologna, restaci! |
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Ti richiamo tra un'ora per domandarti se davvero vuoi venire da |
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me, o preferisci restare là dove sei". |
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A questo punto Ifigenia si offese a sua volta e passò al |
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contrattacco. |
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"Ho capito-disse-, ci penso. E tu telefona pure. Ma non qui a casa |
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mia, perché adesso esco. Vado da un’ amica. Se vuoi ti do il |
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numero". |
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"D'accordo, dammelo. Ti richiamo più tardi". Guardai l'orologio: |
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erano le otto e mezzo. "Verso le dieci". |
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Ci salutammo con rancore. Uscii per cercare conforto nel cielo |
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stellato. Ma sembrava gremito di faci maligne, accese dal re |
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dell'inferno. Avevo di nuovo l'inferno nel cuore. |
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"Possibile che quella enorme, eterna cretina non sappia dire una |
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parola senza darmi l'angoscia? Anche oggi che ero riuscito ad |
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armonizzare discretamente gli scombinati pezzi dell'anima mia, la |
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disgraziata ha voluto spezzare e confondere tutto di nuovo". |
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Ancora una volta facevo il cammino dagli ultimi alberi del bosco |
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orientale , ai primi larici e abeti della grande foresta che sale sul Latemar |
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orlando e coprendo di nero la parete occidentale della valle di |
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Fassa. |
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Rabbrividivo al gorgogliare dell'acqua che scorre in mezzo al |
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paese; mi spaventava il fruscio leggero di un'ala, come il cupo |
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ululato delle rabide cagne nelle tenebre cieche. Sentivo il |
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desiderio di tornare in albergo, di non fare alcuna telefonata alla |
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donna che aveva guastato il mio delicato accordo con me stesso e |
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con la sua vita. |
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Ma sì, che andasse pure a ballare nelle discoteche immonde con quelle |
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della sua razza, con i tangheri più stupidi e oziosi; si |
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immergesse nella feccia dalla quale l'avevo elevata due anni |
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e mezzo prima, quando era stanca |
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della sua vita balorda e mi aveva chiesto una mano per uscirne. |
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Invece ci stavo cadendo dentro anche io. |
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Senza di lei potevo trovare l'accordo con la santa natura, cercare |
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una donna di grande formato, una persona dai sentimenti nobili e |
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fini. Intanto avevo comunque l'amore della lettura che niente e |
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nessuno avrebbe potuto portarmi via. |
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Però, a pensarci bene, una volta che mi fossi trovato nella sterilità |
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di un deserto affettivo, forse avrei perduto la forza di leggere i libri, |
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o per lo meno la capacità di impararli; la natura, quando non |
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nutrivo sentimenti amorosi mi sembrava avariata; tutte le donne |
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del mondo |
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non mi interessavano quanto quella ragazza che, se |
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non altro di aspetto, era tanto radiosa da illuminare anche me. |
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Era stato l'amore di Ifigenia, la supplente precaria, a rendermi variopinta la terra, |
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interessante e non coatto lo studio, prezioso il tempo, pulite le |
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stelle. |
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Mi aggrappai con tutte le forze a questo pensiero per tornare nello |
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stato di grazia della notte precedente: lo usai come un'arma per |
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combattere l'angoscia che contaminava le luci del cielo. |
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Mi dissi:"Oggi c'è stato un sole meraviglioso: la vita è prossima a |
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sbocciare e fiorire dovunque; tu sei in ottima forma; se la tua |
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compagna gradisce per qualche giorno la compagnia di quelle |
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ragazze disordinate, a te che cosa toglie? Che te ne importa? |
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Ifigenia ama te, non può amare che te. Un altro uomo della |
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tua, della sua levatura, poiché è inutile cercare di negarlo, |
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nemmeno lei è una persona comune, non lo trova da nessuna parte. |
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Avanti gianni, non temere le cagne rabbiose nell'ombra, né i singhiozzi |
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dell'acqua, né i fruscii dei cespugli, né i bisbigli dell'aria; a te non |
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vogliono fare alcun male: tu sei forte e fortunato; a te non |
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predicono cattiva ventura. Se fossi debole, sventurato e cattivo, se |
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non ti spingesse un demone buono, non avresti ottenuto l'amore di |
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quella giovane splendidissima donna, né delle altre. Non sputare nel |
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piatto dove hai mangiato con tanto gusto! Ora cammina fino alla |
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malga, poi telefona alla tua necessaria compagna e dille che |
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venga, che l'aspetti, che l'ami, che hai fatto male a dubitare. |
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Chiedile scusa". |
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Così proseguii e giunsi sul limitare del bosco, avendo schivato |
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ancora una volta le cagne inquietanti.
Pesaro 29 agosto 2024 ore 11, 37 giovanni ghiselli p. s Statistiche del blog Sempre1614478 Oggi129 Ieri352 Questo mese10085 Il mese scorso11384
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