Esco dal Museo. Ho bisogno di sole. Evito ogni ombra che mi pare mostruosa. La sera terrò la mia lezione su quello che ho visto.
Una ragazza, un’ex allieva che non dovrò più valutare, mi lascia un foglio scritto. Ne trascrivo alcune parole: “Lei mi ha arricchito, mi ha stimolato a imparare, mi ha fatto desiderare di leggere più e meglio, di sapere più e meglio. Lei è stato uno stimolo continuo per la mia vita scolastica e pure per la mia vita di sempre. Lei mi ha fatto trovare l’unità tra questa e quella. I miei professori successivi mi hanno fatto detestare Platone, ignorare Cartesio, giocherellare con i logaritmi e con Keplero, o mi hanno costretto a riempire di rancide frasi fatte tanti fogli, senza sentire nulla, né trasmettermi nulla. Io mi considero ancora sua alunna perché lei mi ha aiutato a pensare che si può vivere la scuola in modo diverso, che ognuno deve diventare quello che è, anche quando si vive da studenti oppressi come me o da insegnanti circondati da ipocrisia e incomprensione, come lei. Vorrei che la mia gratitudine fossero per lei uno stimolo a continuare con il suo metodo, la via che non rinuncia allo sviluppo della propria umanità non ordinaria, non banale, non volgare.
Io non ho più paura grazie a lei. Sua allieva
Vittoria”.
Traggo grande conforto da queste parole che santificano le mie fatiche umanamente spese. Sono talmente belle che non ne aggiungo altre per quanto riguarda questa giornata.
Pesaro 12 agosto 2024 ore 17, 10 giovanni ghiselli
p. s
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