martedì 23 gennaio 2024

Gigi Riva

Mi dispiace che Gigi Riva sia morto. E’ stato il primo calciatore che mi ha indotto a provare interesse per  uno sport nel quale avevo mai avuto talento.
Ma la notte dei supplementari nella partita Italia Germania- una notte di giugno del 1970- vidi in lui la dimensione eroica che da bambino avevo notato e amato in Fausto Coppi e cercavo di trovare in me stesso.
Mi colpì anche il fatto che eravamo coetanei quanto all’anno, al mese e quasi al giorno (7 novembre lui, 14 io).
Avevo passato un anno scolastico, il primo della mia vita da insegnante, in un motel di Cittadella. Erano stati mesi duri, ma  in giugno ero sicuro di avere trovato in me il talento dell’educatore dopo quello dello studente e del ciclista. Ne ero contento e, nonostante l’abilitazione conseguita per altre scuole cosiddette superiori, avevo deciso di restare alle medie di Carmignano di Brenta con i bambini e i  ragazzini che mi avevano accolto bene siccome avevano bisogno di me. E io di loro.
Alla fine del mese tornai a Pesaro e dissi a mia madre allora cinquantaseienne, ancora bella, bruna e già abbronzata, della mia ammirazione per questo calciatore coetaneo.
E lei, da donna, disse: “eh sì, quel ragazzo è tutto contento: ha venticinque anni, è bello, è bravo e guadagna bene. Anche tu sei giovane e non sei male. Sii contento e datti da fare”.
“Lo sto facendo, mamma, non dubitare”.
Quando seppi che Riva rifiutava offerte  vantaggiose in molti sensi per fedeltà alla squadra e alla città di Cagliari compresi che quel giovane divo del pallone non era solo un campione calcistico era anche un uomo probo e presi a considerarlo con simpatia sempre maggiore.
 
La sua morte dunque mi ha addolorato. E pure spaventato per il fatto delle nostre date di nascita.
 
Mi propongo dunque di procedere su questa nostra via, il metodo della serietà e dell’onestà. Fino a quando Dio vorrà.
 
Bologna 23 gennaio 2024 
giovanni ghiselli
 
p. s.
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