NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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lunedì 1 gennaio 2024

R. Musil, L’uomo senza qualità. III. 22. 2. Il pensare ossimorico di Ulrich

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Ulrich pensò alla letteratura come inutile attualità o eterna istantaneità. Un giro vizioso da vicenda a vicenda un circolo che torna a congiungersi con se stesso.

 
Tipo ajnakuvklwsi~ di Polibio e l’orbis di Tacito aggiungo io.
E trovo per giunta che non è un circolo, bensì una spirale: ad ogni giro il cerchio si innalza. La letteratura serve alla vita: sviluppa l’eloquio, il pensiero e l’immaginazione.
 
Ulrich torna a giocare al ribasso: proviamo l’impressione della profondità più davanti a una pozzanghera che davanti all’Oceano “per il semplice motivo che si ha più occasione di incontrare pozzanghere che oceani” p. 841
Analogamente i sentimenti comuni vengono considerati i più profondi. Ulrich vedeva l’immagine di una mostruosa demenza commisurata a tutta l’umanità ma non sapeva tradurla in parole perché le correlazioni erano troppo vaste e complesse 842.
 
Secondo me la demenza più mostruosa è la guerra.
 
L’uomo senza qualità osservava i tram: sapeva come erano fatte quelle baracche rotolanti di cui la gente si serviva. Pensò agli interventi dell’amministrazione tranviaria e alle preferenze della gente relative a piccolezze come il colore delle vetture  e connetteva questi problemi al suo ragionamento principale secondo cui in gran parte anche la vita sbocca in attualità insignificanti oppure giudicava  molto basso il suo coefficiente di successo.
Mentre si arrampicava con slancio sulla vettura  pensò: “devo inculcare ad Agathe che la morale è: “coordinare ogni stato momentaneo della nostra vita in modo da farne uno stato duraturo!”. Il nome di Agathe, l’ombra di lei, aveva oscurato i suoi pensieri. Sentì il bisogno di scriverle per metterla in guardia. Agathe voleva trasferirsi da lui donandogli la propria fiducia e  mettendosi nelle sue mani.
“Ha poco senso della realtà-pensò- ma un modo meraviglioso di fare ciò che vuole, Sconsiderata, si potrebbe dire, ma perciò anche accesa. Quando è in collera vede il mondo scarlatto”.
Una sorella accesa e variopinta dunque: una ragazza preziosa, che spande calore e colore.
Pensieri affettuosi, quasi amorosi del fratello per la sorella.
Poi altri pensieri
Da quel “veicolo moderno”  che è il tram vide una colonna di pietra che “dai tempi del barocco si ergeva sull’orlo della strada”. Due oggetti che contrastanti tra loro  rivelavano la scapestrataggine della vita. “Era troppo dotato di gusto per prendere partito per l’allora o per l’oggi” e si sentì abbandonato tanto dal nuovo quanto dall’antico tempo.
La transitorietà di ciò che si considera civiltà è soltanto un infermità morale. Le mode dunque. Significano sviluppare le proprie capacità in una direzione sola. Scese dal tram e si diresse veso il centro. Gli sembrò di essere uscito da una cantina. Fuori tutto era comunicativo ed esposto al sole 846
In quel tempo piacevano le carnagioni bianchissime  e bisognava proteggerle dal sole. Ombrellini variopinti ondeggiavano sulla folla “stendendo seriche ombre su pallidi visi di donna” 846
 
La moda della donna candida è rilevabile anche da Catullo (86, 1)
 
Due poliziotti si misero sull’attenti quando passò una carrozza dall’aspetto prelatizio. Doveva esserci l’arcivescovo, il locale vicario di Cristo che i predecessori di quei gendarmi avevano crocifisso.
Mode e contromode dunque.
“La morale- pensava- non esiste perché non si può dedurre da qualcosa di stabile e vi sono soltanto regole per l’inutile conservazione di condizioni transitorie; e sostengo che non vi è profonda felicità senza morale  profonda; ma mi sembra però uno stato inattuale e sbiadito questo star qui a meditarci su, e poi non è adatto a quel che voglio!”
 
Una serie di contraddizioni anche qui come in questo primo gennaio: il Presidente della Repubblica ieri sera ha inviato un messaggio di fine anno dove condanna guerra, violenza, disuguaglianze mostruose, e ora lo approvano tutti i politici: anche quelli che inviano armi, non ne condannano i massacri e vogliono mantenere lo status quo per essere approvati dalla maggioranza di chi va a votare che è costituita da gente vicina alla povertà ma si trova un gradino al di sopra dei milioni i quali vivono nella povertà assoluta: immigrati, italiani senza lavoro, senza casa, senza niente. Finché ci sono questi ultimi, i penultimi si sentono signori ma temono di venire raggiunti e sorpassati. Sicché votano i partiti che lasciano affogare i naufraghi e negano il salario minimo a chi non può nutrirsi, curarsi, istruirsi. Questa è la moda politica ed è un’infermità non solo morale ma anche estetica e culturale.  
 
Ulrich si domandò: “Quale impegno mi sono addossato?”
Continuava a pensare un pensiero poi un altro contrario. Si sentiva un profumo di solitudine e di dolcezza che ripugnava sempre più al gusto. Dolcezza ripugnante infatti è un ossimoro.
 Il pensare di Ulrich è quasi sempre ossimorico.
Sperava del resto che la convivenza con Agathe esigesse da lui uno sforzo di tenerezza e di altruismo che finora era troppo mancato. La storia con la moglie del maggiore avevano messo in soffitta le chimere dell’amore che avevano cagionato errori.
Gli sembrò che vivere per un altro doveva essere una felicità commovente fino alle lacrime, una cosa bella come un tramonto ma anche lacrimevolmente povera di piacere e spiritualmente silenziosa. Altra contraddizione.
Dunque il suo proposito gli parve ridicolo come la risoluzione di due vecchi scapoli di far vita comune. Sentì che il provvido amore fraterno era poco atto a soddisfarlo. A quel rapporto era mescolata una buona dose di asocialità. In quella fratellanza c’era tanto amore quanta ostilità per il resto del mondo.
“No! - pensò Ulrich - voler vivere per un altro non è che il fallimento dell’egoismo, che apre lì accanto un negozio nuovo insieme con un socio!” p. 849

Bologna 1 gennaio 2024 ore 10, 43 
giovanni ghiselli.
 
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