Troviamo la crasi tra bello e
buono nella parola kalokajgaqiva che viene
commentata da Leopardi in
questo modo: il greco era “un popolo
che, eziandio nella lingua, faceva pochissima differenza dal buono al bello”.
(Detti
memorabili di Filippo Ottonieri ).
Questa suvgkrasi~ è esemplare.
Oggi purtroppo è tornata di
moda una discrasia pessima, ossimorica: guerra igienica, guerra catartica,
guerra salutare.
La bellezza della classicità
ellenica è associata alla semplicità come la cultura è coniugata con la forza, in quanto la paideia deve potenziare la natura, la fuvsi~.
Lo afferma Pericle nel logos epitafios
tramandato da Tucidide: "filokalou'mevn te ga;r met j eujteleiva" kai; filosofou'men a[neu
malakiva""(II, 40, 1), amiamo
il bello con semplicità e amiamo la cultura senza mollezza.
Il bello con semplicità
esclude la volgare esibizione del lusso
Plutarco nella Vita di
Solone racconta che Creso, il pacchiano
re di Lidia, aveva esibito le proprie ricchezze al legislatore ateniese
chiedendogli se lo ritenesse felice e aspettandosi di essere considerato e
proclamato l’uomo più beato del mondo.
Solone
invece rispose: "Ai Greci, o re dei
Lidi, il dio ha dato di essere misurati in tutto (metrivw"
e[cein e[dwken oJ qeov"), e per questa misuratezza ci tocca una saggezza non arrogante ma
popolare, non regale né luccicante "(27, 8).
Solone in realtà disprezzava la ajpeirokaliva, l'ignoranza del bello e la
mikroprevpeia (27, 20), la meschinità di Creso che si era presentato coperto di
gioielli e d'oro.
L’ajpeirokaliva è lo stesso difetto che il filosofo Nigrino di cui
racconta Luciano di Samosata
(120-185) attribuisce ai ricchi romani i quali si rendono ridicoli sfoggiando
ricchezze e rivelando il loro cattivo gusto:"pw'" ga;r ouj geloi'oi me;n
oiJ ploutou'nte" aujtoi; ta;" porfurivda" profaivnonte"
kai; tou;" daktuvlou" proteivnonte" kai; pollh;n
kathgorou'nte" ajpeirokalivan;”(Nigrino , 21), come fanno a non essere
ridicoli i ricchi con le loro stesse persone dal momento che mentre mettono in
mostra le vesti di porpora e protendono le dita delle mani, denunciano il loro
cattivo gusto?
Nel
Satyricon di Petronio il liberto
straricco Trimalchione è l’incarnazione di questa volgarità.
Passiamo al cattivo esempio
odierno
Oggi gli ignoranti maleducati
si pregiano di permettersi lussi faraonici e il gregge servile degli imitatori, li ammira,
cerca di imitarli, inventando e vantando frequentazioni di locali costosissimi,
esclusivi come orrendamente si dice.
La
mancanza di stile si trova anche nello scrivere degradato degli storiografi.
Luciano
in Come si deve scrivere la storia [1] fa questa osservazione:" Vi sono alcuni
che trascurano completamente, o appena sfiorano, fatti grandi (ta; megavla)
e invece, per rozzezza (uJpo; de; ijdiwteiva"), mancanza di gusto (ajpeirokaliva"), e ignoranza (kai; ajgnoiva") di quello che va detto o quello che va taciuto, si
attardano a descrivere nei minimi dettagli le cose più trascurabili (ta; mikrovtata, 27).
Succede
lo stesso nel giornalismo di oggi.
Mentre imperversano due guerre che minacciano
di continuare e di estendersi, nei media si discute su quisquilie da parte di chiacchieronì
e pennivendoli specializzati nella micrologica ciancia.
Ma
c’è di peggio: c’è anche chi ignora i massacri o addirittura li giustifica pur
di rimanere attaccato alla greppia.
Esemplare nella classicità è la giusta
valutazione la cui formulazione più nota è quella di Orazio:" Est modus in rebus; sunt certi denique
fines,/quos ultra citraque nequit consistere rectum " (Satira I, 1, vv.106-107), c'è una misura
nelle cose; ci sono insomma limiti definiti al di qua e al di là dei quali non
può stare il giusto
Modelli imprescindibili sono
i Greci.
Orazio consiglia di seguire l’esemplarità
ellenica. Il Venosino nell’Ars poetica prescrive: “vos exemplaria Graeca/nocturna versate manu,
versate diurna” (vv. 268-269), voi leggete e rileggete i modelli greci, di
notte e di giorno.
Non esiste un solo neoclassicismo : “Ernst Howald (Die
Kultur der Antike, 1948) ha potuto indicare la rinascita del
"classico" come "la forma ritmica" della storia culturale
europea"[2].
Bologna 18 gennaio 2024
Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
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