domenica 14 gennaio 2024

T. Mann, La montagna incantata - Der Zauberberg. 5.9 Seconda parte. Continua il dialogo tra Claudia e Hans

Hans
 guardava ora la matita ora il viso da Tartara di Claudica che gli faceva vedere come si usava. I due erano vicini e chinati l’uno verso l’altro.
Lui disse  “piccina ma carina” guardando giù verso la matita
 “Oh Sei anche spiritoso” disse lei, poi “spicciati, disegna”. Pareva che lo volesse cacciare via
“Prima disegna tu”, disse lui
 “Io?” Fece lei e sembrò smarrita e iniziò ad arretrare. Ma il gioco del disegnare era finito, i dottori erano usciti e la parola d’ordine era “si balla”. Hans spostò due sedili per sé e claudica.
“Hai un vestito nuovo?” fece lui per poterla contemplare”.
“Nuovo? Sei per caso un esperto della mia toilette?”
“Non ho forse ragione? “
”Sì è vero, me lo sono fatto fare di recente”.
 
La domanda di Hans sul vestito significa attenzione per la donna.
 
La sera del luglio del 1971, quando scappai dal picnic dei consumisti magiari e corsi fino al prato sottostante la  finestra dove Helena stava affacciata aspettandomi, la bella finnica mi anticipò sul proprio abbigliamento per uscire e mi chiese:” “che cosa voi che mi metta?”
Risposi: “Vestiti di bianco, tesoro, di bianco e sportiva, se puoi”.
Mi riferivo a un suo vestito senza maniche, di spugna, che le arrivava un palmo sopre le ginocchia rotonde e le donava: era come la proiezione di un aspetto della sua persona morbida, delicata, accogliente” (Tre amori a Debrecen, pp. 106-107)
 
Torniamo a Davos
 Quindi Hans le propose di ballare
“ Tu vorresti?” domandò lei inarcando le sopracciglia e lui rispose
“ Lo farei se tu ne avessi voglia”
 “Sei meno coraggioso di quanto pensassi”
Lui rise con noncuranza e lei aggiunse “Tuo cugino è già andato via”.
“Sì, è mio cugino” confermò lui, conferma superflua. Poi: “Ho visto anch’io prima che non c’era più. Sarà andato a coricarsi”.
Hans per ora è meno sciolto di Claudia: è più imbarazzato e timoroso che brillante. Ma lei tutto sommato lo incoraggia e lui si rafforza. Noi innamorati abbiamo bisogno di questo
Claudia comincia a parlare in francese p. 494. Copio la traduzione da una nota del mio testo (Mondatori 2010) e procedo senza didascalie dove non ci sono.
“È un giovane molto rigoroso, molto per bene, molto tedesco”
“Vuoi dire che è pedante. Ci consideri pedanti noi altri tedeschi?”
 (Cfr. i Germani di Tacito e il loro dissennato mantenere la parola data: Tacito segnala la perversione della fides tra i Germani i quali, dopo avere perso tutto ai dadi (alea), con un ultimo lancio mettono in gioco la libertà personale, quindi, se perdono rispettano il patto e subiscono la schiavitù. Ebbene in questo caso ciò che loro chiamano fides è una forma di ostinazione in un vizio riprovevole: “ea est in re prava pervicacia”(Germania, 24).
 
 “Parlo di suo cugino, ma è vero voi tedeschi siete un poco borghesi. Amate l’ordine più della libertà, lo sa tutta l’Europa”
“Amare, amare. Chissà che cosa significa?  Non è ben definita questa parola. Quel che uno possiede, l’altro lo ama, come si usa  dire da noi” affermò Hans Castorp.
 
Questa domanda mi fa pensare alla fase iniziale del mio corteggiamento a Helena. “Che cosa è l’amore per te?” le domandai molto direttamente, forse anche troppo. Ma volevo saggiare il terreno della sua disponibilità erotica e dirle qualcosa che la incoraggiasse all’eros se, rispondendo, mi avesse dato la pur minima occasione di farlo” (Tre amori a Debrecen, p. 88).
 
Torniamo al giovanotto tedesco. Aveva 5 anni meno di me nel 1971.
 “Negli ultimi tempi mi è capitato a volte di riflettere sulla libertà. Ciò che tutta Europa chiama libertà è forse qualcosa di piuttosto pedante e borghese, se lo si confronta con il nostro bisogno di ordine. Secondo me è così”.
“Ma davvero? Questo sì che è buffo! Pensi a tuo cugino quando dici tali stravaganze?”
Hans sta progredendo. Claudica è passata al tu è lui è passato dalla “conferma superflua” alle “stravaganze” che colpiscono l’attenzione.
Io attirai fortemente quella di Helena citandole appena un poco modificate alcune parole di  Cesare Pavese quando la bella donna a sua volta mi domandò: “E per te l’amore cos’è?”
Nel libro Il mestiere di vivere in data 25 dicembre 1937 si legge: “Se il chiavare non fosse la cosa più importante della vita, la genesi non comincerebbe di lì”. Parole vere. Nel tradurre questo pensiero in inglese modificai la “parolaccia” con to make love ma Helena ne fu talmente colpita che disse: “Tu mi sembri un uomo strano, singolare. Prima, osservandoti nel salone dell’Università, ho notato che hai qualche cosa di speciale negli occhi” (Ghiselli, Op. cit.p. 89).
Ero già a buon punto. Lo è pure Hans il quale risponde così alla sua bella: “No , mio cugino è davvero un bravo tipo, un’indole semplice, non a rischio capisci. Ma non è borghese, è militaresco.
  “Non a rischio?”, ripeté lei con sforzo. “Intendi dire : una natura solida, sicura di sé? Eppure è seriamente ammalato il tuo povero cugino”.

Bologna 14 dicembre 2023 ore 18, 35 
giovanni ghiselli
 
p. s.
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